Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

venerdì 23 agosto 2013

Photoshoppati mai!

(c) 2013 weast productions
Il Medio Oriente in queste ore. E noi allo specchio. La vita che non vale nulla. Si potrà ancora dire, no?  O forse ci siamo abituati, anche noi, a misurare la spinta a indignarci guardando (differenziando) a chi ci lascia la pelle, sunniti, sciiti, cristiani, radicali moderati, liberals, religiosi, egiziani, libanesi, siriani. Punto di domanda.

Sono contento di avere fatto - anzi detto - una cosa, in diretta radiofonica, giovedì in una puntata straordinaria di Modem (RSI). Anche se, probabilmente, ho creato un minimo di scompiglio fra gli interlocutori invitati, tutti (e con il rispetto parlando) soliti a guardare il mondo (e a spiegarlo) con le chiappe comodamente assestate su una poltrona adeguatamente sistemata dentro un ufficio generosamente abbondante.

Quando mi è stato chiesto che cosa ne pensassi io della Siria - più o meno così la domanda - visto che ci sono stato, che cosa ne pensassi dopo le immagini che ne sono uscite relative a un attacco apparentemente sferrato con armi chimiche non si sa da chi, ho detto questo: che invito tutti (insomma, chi ci sta) a considerare criticamente (è un understatment) l'idea che Mr Obama e con lui le cancellerie occidentali (e quindi europee) hanno inculcato nella gente. E cioè che l'utilizzo di armi chimiche "costituisce una linea rossa". Oltre la quale non si capisce bene che cosa ci sia, ma soltanto  dirla, questa frase, fa un certo effetto. Ho spiegato, alla radio, che tutto quanto sta accadendo in Siria è oltre qualsiasi immaginabile linea rossa. Da troppo tempo. Lo è quello che ho visto con i miei occhi e raccontato e mostrato in immagini e a volte anche faticato a fare credere che fosse vero, faticato a sottrarre queste immagini allo schieramento precondizionato (e chiamarlo ideologico sarebbe troppo, quasi un complimento) di qualcuno (per fortuna non credo, almeno alle nostre latitudini, in maggioranza).

Siamo fatti così. Abbiamo, tutti, le nostre beghe. Le fatture da pagare (io idem, quasi sempre in ritardo...). Non siamo votati a una causa particolarmente umanitaria, e pour cause, avendo davvero problemi tutti nostri da risolvere.

E tuttavia, il mio invito, che non vale nulla, è a rifiutare la visione del mondo che la politica ci appiccica addosso. A rifiutare di ripetere frasi come "linea rossa". Lasciamole ai politici.

Sto per partire dall'Egitto. E mi resta addosso, in particolare, la frase di Randa, addosso nella testa, se si può dire in italiano. Randa paralizzata dopo essere stata picchiata dalla polizia perché faceva la rivoluzione nel 2011. Randa mi ha detto che quella rivoluzione gliel'hanno "photoshoppata". Effetti speciali per trasformare la realtà come piace a chi crede di poterla controllare. E sono tanti. È una frase, quella di Randa, che va oltre l'Egitto.

Ecco: non lasciamoci photoshoppare il mondo da nessuno. Non dai potenti, non dai politici. Da nessuno. Non esistono "linee rosse" nella realtà. Guardiamola con i nostri occhi. Anche per un secondo solo. Ma con i nostri occhi. Photoshoppati, mai!

Ci rileggiamo e riscriviamo dal Libano, credo ormai di poter dire. Per come stanno andando le cose.

1 commento:

  1. stai attento, pensa a tornare a casa
    da chi ti vuole bene, dalle fatture che pagherai in ritardo, dai problemi e la quotidianità di chi può disquisire dei problemoni degli altri, da noi tutti che abbiamo problemi grassi
    pensa a tornare a casa perchè il tuo lavoro lo devi fare, continuare a farlo
    è indispensabile, sei in missione per raccontare quello che potremmo anche ignorare
    è come se non imparassimo mai
    e quindi non siamo al riparo dalle derive, dalla violenza, dalla guerra
    tu lo sai e per questo parli del medio oriente come se fosse roba tua, perchè lo sai che la campana suona per tutti
    ricordo che la guerra civile in libano m’impressionava, ma non sapevo perchè, ero piccola e mia madre diceva “peccato, Beirut era chiamata la Parigi del mediterraneo”...
    quando i Guns ‘n Roses hanno cantato “what’s so civile about a war anyway”... beh, quelle cose che da un secondo all’altro impari l’alfabeto, il Libano ormai era già andato a pezzi
    fa paura
    continua così, prenditi cura di te e pensa a tornare a casa sempre
    anche quando non torni, ok?
    buon lavoro in libano

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