Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

venerdì 16 agosto 2013

Non esiste più la realtà.

Credo che l'Egitto interessi un po' tutti, perché un po' tutti ci sono stati in vacanza. Si sta mettendo male.   Oggi ho constatato la presenza di posti di blocco organizzati da civili, danno la caccia ai sostenitori dei Fratelli musulmani. Qualcuno impugnava un coltello, altri reggevano sciabole. A un posto di blocco ho sentito anche uno sparo, credo una pistola. La tensione è a mille. La gente è scalmanata. Fa un caldo prepotente, è umido da strizzarti la maglietta: non aiuta a pensare.
I proMorsi si sono riuniti in una piazza del Cairo: matematico che ci sarebbero stati dei morti. Ci sono stati. La polizia sparava da un tetto di una caserma. Sotto, corpi cadevano. Nessuno, però, ha pensato di fermarsi un attimo, di ragionare.
Sto leggendo un libro che spiega la psicologia della folla, scritto una vita fa. La folla equivale alla sospensione del giudizio individuale. Sei folla, agisci da folla. Il tuo corpo non è più tuo, è un arto di un corpo enorme.
Mi trovo a pensare sempre di più a come nasce la violenza, a come un essere umano si trasforma al punto da dare la morte e addirittura essere pronto a riceverla. Che cosa innesca un meccanismo collettivo che oggi rischia di distruggere una città come il Cairo e forse l'intero Egitto?
Forse è soltanto psicologia spicciola, ma mi riesce sempre più difficile raccontare soltanto notizie, dare il numero dei morti. Devo e voglio capire cosa ci sta dietro. In realtà ho sempre cercato di percorrere questa strada, ma ora è un'urgenza.
A proposito di strada: quelle del Cairo sono diventate dei labirinti. Se ti sposti in macchina (ma anche a piedi) sei in continuo zig-zag alla ricerca di un passaggio che riesca ad aggirare gli scontri.
Spari sul ponte davanti al mio albergo.
Il mio amico Wael oggi mi ha detto una cosa geniale: In Egitto non esiste più la realtà.
Vuole dire che è sempre più difficile vederla. Credi di averla vista e scopri che c'è dietro un'altra cosa. Se ascolti il racconto dei fatti alla TV oppure ascolti i proMorsi, ti ritrovi sotto un mucchio di parole e di immagini, di teorie, di speculazioni alternative alla realtà.
Contano i morti: oggi sono stati molti, di nuovo. Egiziani contro egiziani. Si sta mettendo male. Davvero. Se a qualcuno interessa, guardate il TG delle 20.

1 commento:

  1. Le "folle" (direi - meglio - le masse), da sempre mi spaventano: si sa che UNA persona ragiona, ma se in diecimila, non c'è UN cervello che funziona! Mi spavento perché c'è sempre qualcuno che sa USARE le masse....

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