Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

domenica 30 ottobre 2011

Cosa farsene della libertà

(c) 2001 weast productions
La storia di un ex prigioniero palestinese liberato da Israele in cambio del ritorno a casa del sergente Gilad Shalit al Telegiornale della Televisione Svizzera RSI, credo domani sera (domenica 30 ottobre). Il TG aveva raccontato la liberazione di Gilad Shalit nell'edizione del 18 ottobre. Alcune fotografie di Chris QUI. Chris è un cristiano di Betlemme, uno dei pochi che, durante la seconda Intifada, avevano deciso di imbracciare la lotta armata. Dopo la sua liberazione è stato deportato a Gaza. Israele lo aveva condannato a 400 anni di carcere (4 ergastoli) per avere sparato a coloni e soldati. Chris non lo dice apertamente, ma sicuramente ha ucciso. Tornare alla vita normale non è facile: non dopo il carcere, non a Gaza. Chris mi ha dato l'impressione, oltre che di essere spezzato dentro, di essere completamente disorientato.

lunedì 24 ottobre 2011

Hussam

(c) 2001 weast productions
Questo è Hussam, l'ex pompiere (ma "pompieri si resta per la vita", spiega lui) di Gaza, fotografato a cavallo del suo "tuck-tuck", che grazie alla gamba artificiale riesce a guidare. Che il traffico a Gaza sia selvaggio non lo intimorisce, al contrario: è una sfida. Hussam è l'autore del racconto che riporto qui sotto, "Il manichino e la guerra".

Il manichino e la guerra

(c) 2011 weast productions / Un negozio di moda a Città di Gaza.
Credo esista, oggi, una sola persona in grado di ridere e di far ridere a Gaza. E' Hussam, il pompiere: se ne va in giro con una gamba artificiale (la destra), che tempo fa gli era stata fatta in Svizzera, grazie a un'iniziativa che aveva fatto parlare di sé. La sta usando al meglio: ha comprato un "tuck-tuck", a bordo del quale va a trovare amici, altri amputati (li fa ridere), sua moglie, la famiglia. Al lavoro non ci va più, gli hanno fatto capire che non serve e che non lo vogliono: hanno continuato a cambiargli di posto, come un sacco inutile, pieno di roba inutile. La protezione civile (i pompieri) per i quali lavorava e per i quali ha perso una gamba, spappolata dalle schegge di un missile israeliano, si sono scordati di lui. Eppure, Hussam è capace di sorridere. E di farci sorridere. Ieri mi ha raccontato della volta in cui ha soccorso un manichino. Gennaio 2009, la guerra nella Striscia impazza. L'unità dei pompieri soccorritori della quale fa parte Hussam viene chiamata nell'est di Città di Gaza, dove, spiega una voce concitata al telefono, è stato colpito un edificio. Giunti sul posto, i pompieri si separano alla ricerca di feriti, ce ne sono parecchi. Per strada, Hussam scorge un corpo imbrattato di sangue. Giace per terra, immobile, proprio davanti a un negozio di vestiti, sventrato dall'esplosione. Nell'aria, raffiche di mitragliatrice e atre esplosioni. Hussam non ci pensa due volte, solleva il corpo, lo mette su una barella e lo trasporta dentro l'ambulanza. Durante il tragitto all'ospedale, lo stesso Hussam pratica il massaggio cardiaco al corpo senza vita. Davanti al pronto soccorso dell'ospedale principale di città di Gaza gli infermieri sono in attesa, è un andirivieni di ambulanze. Scaricano la barella di Hussam e corrono verso la prima unità medica disponibile. Mentre spostano il corpo dalla barella al lettino, ecco che improvvisamente una gamba si stacca, poi un braccio, poi l'altra gamba, poi la testa. Una donna, in ospedale per attendere notizie di suo marito, ferito in un altro bombardamento, vedendo la scena si mette a urlare, presa dal terrore. I medici, attorno al letto, se ne stanno con gli arti in mano, guardandoli increduli e senza capire. Hussam, nella fretta, non si era accorto che aveva soccorso e poi trasportato in ospedale, tentando di rianimarlo, un manichino di plastica. Volato fuori dal negozio di vestiti colpito dalla bomba israeliana.  Hussam raconta questa storia - e giura che è vera, io ci credo - ridendo e distribuendo pacche sulle spalle al gruppo di amici che lo ascoltano. E' una risata che contagia tutti. A Gaza, grazie a Hussam, si riesce ancora a ridere.

sabato 22 ottobre 2011

Assil



Presto raccontero' la storia di Assil, che qui è ritratta (seconda da destra) con la mamma e le sorelline. Ho deciso di condividerla, perché Assil ha bisogno di aiuto, dell'aiuto i tutti.

Tentazione

(c) weast 2011

martedì 4 ottobre 2011

Ho staccato la presa (del trenino)

(c) 2011 weast productions
Questo in fotografia sono io. Mi sono staccato. Da solo. Per qualche giorno (o forse magari soltanto per qualche ora) fino a quando mi verrà in mente qualcosa da scrivere o su cui scrivere. In realtà non è che manchino gli argomenti, ma ho soltanto voglia di mostrarli, non di scriverci. Oggi mi sono portato a casa un volume di fotografie, grandi firme per un grande lavoro sui volti dalle/nelle guerre. Sulle facce degli esseri umani dentro una guerra. Sullo stesso scaffale c'era un altro volume, "Scopri il tuo hobby", il titolo diceva all'incirca questo. Gli ho dato un'occhiata cattiva. Possibile che dobbiamo per forza averlo tutti, un hobby? "Non hai un hobby????? Poverinoooo". Già. Poverino. Ho soltanto il mio fottutissimo lavoro. Ma non lo cambierei per nessuna cosa al mondo, per nessun hobby al mondo. Nemmeno se mi regalano un puzzle da dieci milioni di pezzi o un trenino elettrico con 14 binari, l'alta velocità, i semafori veri e 12 locomotive. Non mi porterebbe da nessuna parte. Ci scriviamo presto.

Il coraggio nel taccuino

(c) 2011 weast productions

C'è un articolo che vale la pena di essere letto. Dedicato a quei giornalisti (e ancora sono soltanto una scelta) che lavorano sfidando la censura, ogni tipo di pressione e manipolazione, ma soprattutto le minacce di morte, la morte stessa. Lo trovate QUI.