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Proviamo a girare la storia.
Lettura numero uno: e se la commessa lo
avesse fatto a fin di bene? Se le avesse detto quel “troppo cara”
(35mila dollari) non inteso come un “troppo cara per lei”, ma
come un “troppo cara in generale” e quindi, sintetizzando, da
intendere nel senso: “questa borsetta è una RAPINA”? Voglio
dire, un pezzo da esposizione (pare sotto vetro, magari
antiproiettili, ma il cocodrillo lo avevano comunque già
impallinato), troppo cara nel senso filosofico e ontologico del
termine: troppo cara per quello che vale e quindi, in definitiva, per
quello che è. Un pezzo di pelle animale proveniente da una palude e
dalla matita di un designer che se la tira di brutto. Un consiglio,
quindi.
Lettura numero due del caso Oprah
(pensare che ho iniziato dicendo che di Oprah non me ne importa un
fico secco, ma ci arrivo): a me è capitato più di una volta di
finire in un albergo e di chiedere una camera. I raggi X degli
israeliani quando esci da Gaza sono nulla al confronto dello sguardo
che il boy o la girl alla reception hanno proiettato (e proiettano, mi succede regolarmente...) sul mio corpo
ricoperto di, nell'ordine, T-shirt sudata e non pulitissima,
pantaloni non pulitissimi e con i bordi sgualciti, zaino impolverato,
camera 1 sulla spalla destra, camera 2 sulla spalla sinistra, barba
su guancia 1 e guancia 2. Tant'è che più di una volta ho pensato
bene, per accorciare le pratiche, di aggiungere un: “la posso
pagare”. Nel senso di: me la posso permettere. Quando hai bisogno
di internet veloce e di un televisore con più di tre canali scegli,
scartando le pensioncine, un albergo con qualche stella. È lavoro,
anche questo.
Un giorno, anni e anni fa, tornando da
Bagdad, stavo ingannando il tempo all'aeroporto di Amman. Avevo
lavorato bene e, quando lavori bene, te la senti di attraversare
l'area del duty free. Lo fai quasi per scaramanzia. Per sentirti
vivo. Okay, c'ero dentro, in piena zona duty. Guarda questo negozio!
Gioielli: mi fermo, guardo, trovo. Una catenina, meravigliosa. E,
soprattutto, pagabile, qualcosa sui 200 dollari. Avevo, allora, una
ragazza che mi aspettava, dall'altra parte del volo, quando sarei
atterrato, una ragazza palestinese stupenda. Sul suo collo quella
catenina si sarebbe incendiata di luce. Chiedo al commesso di
vederla, nemmeno di toccarla, vederla da vicino. Lavoro sul prezzo.
Lui mi guarda, come fosse – passando all'oggi con il paragone - lui
Obama e io un pastore yemenita che gli sta chiedendo di rinunciare ai
droni.... Mi guarda come fossi un povero cristo, e l'aria, in realtà,
ce l'avevo tutta dopo qualche settimana di Iraq. Il commesso sorride
storto, quasi a suggerirmi (lo sento ancora quel sorriso coglione)
che nel reparto profumeria ci sono alcune offerte speciali
sicuramente alla mia portata e sicuramente sintonizzate sul gusto
della destinataria della mia attenzione. Io, da stracafone, gli dico:
amico, ti compro il negozio se la tiri per le lunghe, una sorta di
poker psicologico. Gli ho mollato 180 dollari (mi ha pure fatto lo
sconto) e me ne sono andato con un sorriso.
La catenella esiste ancora oggi e, oggi
ancora, mi è stato detto, capita che in qualche ristorante in Medio
Oriente si incendi di luce sul collo di una ragazza palestinese diventata donna.
Se ne sta seduta di fronte a un uomo che non sono io - va bene, è la
vita – che non smette di guardarla e di dirsi che quella donna che
gli sta davanti è bella, ma bella sul serio. A oggi, lui non ha
ancora osato chiederle da dove provenga quella catenella che rimbalza
nell'universo la luce di due occhi scuri, ma scuri davvero. Da
finirci dentro, per sempre.
Ciò che voglio dire è che se me la
fossi presa e se fossi montato su tutte le furie al duty free di
Amman, una buona decina di anni fa, questa immagine oggi non ce
l'avrei. E nemmeno tutta la storia che mi regala. Se fossi andato dal
Larry King di turno (averne uno...) a dire che mi sono sentito
discriminato perché ero poco pulito, poco elegante, poco credibile e
che, in sostanza, non profumavo di cash, mi sarei privato di un pezzo
di vita da ricordare.
Lo so, non sono Oprah. Eppure, avrei
potuto anch'io chiedere di vedere la catenella più cara e poi
decidermi per quella da 200 dollari (pagata 180, ripeto). E se il
commesso mi avesse detto “quella è troppo cara”, prima di
incazzarmi mi sarei chiesto se non stesse forse tarsmettendomi un
segnale in codice del tipo: quella è davvero stracara, in assoluto,
per quello che vale, per quello che è, detto fra noi due, amico. E
resti, se posso aggiungere da straserio, forever fra di noi. Ricevuto. Al duty di Amman, tuttavia, confesso che ero messo male, male davvero dal punto di vista estetico. O giù di lì.
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