Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

martedì 20 ottobre 2015

Signor Blocher, venga via con me.

© 2015 weast productions

Egregio signor Blocher,

anche questa fotografia è stata preparata e manipolata dai “passatori turchi”. L'ho scattata io. Ho atteso che i trafficanti sistemassero la scena e quando era perfetta e mi piaceva e avevo capito che avrebbe sortito l'effetto desiderato, ho fatto click.

Vogliamo tornare alle cose serie? Le va?

Egregio signor Blocher, venga via con me.

Avevo formulato lo stesso invito, nemmeno troppo tempo fa, nei confronti di una signora, di una personalità mooolto in vista la quale, a mio modesto parere, aveva urgente necessità di andare in Siria, dentro la Siria, per vedere come stava messa la gente per davvero, quando in Siria, pur esponendosi a grandi pericoli, i giornalisti (alcuni, si capisce) ci andavano ancora. Me compreso. La signora in questione, invece, non c'era mai andata. Di parole, però, ne produceva. E di dichiarazioni pure. Hai voglia.

Lei è la versione maschile della signora in questione: fatte, si capisce, le dovute distinzioni. E, preciso, circoscrivendo il paragone all'esatto e matematico merito della ragione che mi ha motivato a scrivere questo post. Si tratta di parole, di come e per che cosa vengono pronunciate e utilizzate. Di questo soltanto. 

Venga via con me, signor Blocher. Facciamo a metà per le spese di viaggio, se preferisce pago io, anche se sono messo un po' corto, ultimamente. Venga, una volta, a vedere con i suoi occhi gli esseri umani che partono dalla Turchia o che sbarcano sulle isole greche, metta Lesbo, dove pochi giorni fa ho contato non meno di trenta barconi in otto ore e forse meno. 56 persone a barcone moltiplicato trenta, veda lei quanto fa.

Oggi, sulla Basler Zeitung, lei dice tante cose, in un'intervista postelettorale ma ancora elettorale che non è passata inosservata. Fra le quali cose anche quella che riporto, scansita, in versione originale:

© 2015 Basler Zeitung
In sintesi, lei dice questo: la stampa è caduta nella trappola dei trafficanti di esseri umani quando ha pubblicato la fotografia del piccolo Aylan riverso, senza più vita, su una spiaggia di Bodrum dopo essere annegato (insieme a un parte della sua famiglia) nel tentativo di giungere in Grecia. La trappola sarebbe stata, secondo la sua interpretazione dei fatti, quella di muovere una congiura contro il suo partito e di insomma commuovere l'opinione pubblica e quindi accordarla su una nota più ricettiva nei confronti degli esseri umani che arrivavano e stanno arrivando in Europa centrale e meno verso una versione restrittiva della politica migratoria, quindi meno verso di lei e del suo partito. Ci si sarebbe messa anche la stampa internazionale, dico bene? Una congiura internazionale, quindi? Se congiura era, è decisamente, in ottica postelettorale elvetica, fallita. Tutto questo, però, non mi interessa.

Di fronte alla sua dichiarazione, tuttavia, mi sarei aspettato dai giornalisti che la intervistavano (Dominik Feusi e Christian Keller) la domanda tipica, da manuale: “Ha le prove di quanto sostiene?”. Due cervelli al lavoro l'avrebbero potuta produrre, questa domanda. In due avrebbero potuto trovare, da qualche parte, il coraggio di fargliela, sebbene lei possieda il 33% della Basler Zeitung. Stando a un comunicato stampa del 30.6.2014, l'aumento di partecipazione per il quale si era deciso avrebbe dovuto portare, nelle parole di Rolf Bollmann, presidente degli azionisti citato dalla NZZ, a una testata determinata, grazie alla sua autonomia (?) finanziaria, a produrre “ricerche affidabili", "testi seducenti" (bestechende Texte) e "commenti profilati" (profilierte Kommentare).

Siamo messi bene.

Egregio signor Blocher, io non sto né con lei, né contro di lei. Mi occupo, veda il caso, delle persone sulle quali lei si è espresso rispondendo a una domanda dell'intervista a tutta pagina della BZ di oggi. Ci metto, da quanti anni ormai?, la mia vita. La mia salute. Le mie ossa. La mia testa. Il sonno che dormo e i sogni che faccio e il sonno che non dormo. Non è facile vedere bambini morti. Racconto, in poche parole, la vita degli altri. Quella dei vivi e quella dei morti.

Quando scatto una fotografia o filmo una scena, prendo in consegna queste vite. Me ne faccio garante. Prometto a queste persone che racconterò la loro esistenza nel modo più diretto e onesto e umano possibile. È un patto, capisce? Loro si lasciano fotografare perché, credo, capiscono, sentono chi le sta fotografando, o chi più tardi le condividerà (condividerà la loro vita) con gli altri in un articolo. In un libro. In un filmato.

La mia vita, in questi momenti, è di fronte alla loro e come la loro. Quando lei pronuncia queste tre parole: “der tote Bub”, il ragazzino morto, parlando di Aylan, morto sulla spiaggia di Bodrum, e lo mette in relazione, nel suo essere finito sui giornali, con una campagna ostile al suo movimento e alle sue convinzioni politiche, si pone sullo stesso piano di chi le è ostile per partito preso. E, parimenti, utilizza gli altri per fini personali o di congregazione. In questo caso utilizza un bambino morto.

La parola “pietà” ha un significato non religioso, che mi sta a cuore: significa “sentimento e disposizione d'animo di chi prova compassione per le sofferenze, per l'infelicità altrui” (dall'Enciclopedia Rizzoli Larousse, versione cartacea, roba da dinosauri). Le dice qualcosa la parola “pietà”? E se la risposta è no, che cosa risponde a questa ulteriore domanda: perché sospettare la stampa, ipotizzandola complice di una congiura, di provare lo stesso sentimento che prova lei, vale a dire: nessun sentimento (almeno stando alla sua risposta, una risposta utilitaristica) di fronte alla morte di quel bambino, uno fra i tanti? E perché, ultima domanda, dovremmo provare un sentimento di pietà e di compassione e di mobilitazione soltanto di fronte ai morti? Ha mai pensato che molta gente ha provato e prova un sentimento di fronte alla sorte di questi esseri umani, anche dei vivi, dei vivi?

Venga via con me, signor Blocher, e apra gli occhi su come sta andando il mondo. Provi questa pietà, ne dia prova e la testimoni. Fatto questo, consegni al taccuino dei giornalisti (e si fa per dire giornalisti, nel caso specifico della BZ), le dichiarazioni che vuole. Saranno diverse, forse non più asservite a finalità politiche e di partito. Umane, anche nel sostenere, se vorrà sostenerlo (e sarebbe legittimo farlo, la libertà di opinione è fondamentale, indispensabile tuttavia è avere un'opinione basata sui fatti), che la politica d'asilo va regolata, controllata, dosata, eccetera.

Fornisca però le prove di ciò che dice (e di cui i giornalisti della BZ non le hanno chiesto di rendere conto). Dimostri di sapere per davvero di che cosa parla. Per quanto lei non sembri essere della stessa opinione, le parole hanno un peso. Sono pesanti come pietre. Le chiedo di rendere conto delle sue nel passaggio citato. Fornisca le prove di ciò che ha detto. Le prove della trappola nella quale i giornalisti sarebbero precipitati.

Se desidera, egregio signor Blocher, le mando questo testo in versione tedesca. E pure quello che sabato uscirà nel Senso del taccuino, che è una rubrica su un quotidiano chiamato La Regione e a lei, immagino, sconosiuta. C'è sempre una prima volta.

Parlerò ancora della sua sortita, sulla BZ. Soltanto del passaggio in cui lei, ignorandone il nome, chiama Aylan “der tote Bub”. Fare il nome dei morti, signor Blocher, è un modo per rendere onore alla loro memoria, per ricordarli. Anche quelli sconosciuti e lontani da noi.

Venga via con me. Tre giorni a tu per tu con i profughi in arrivo su un'isola greca le potrebbero anche cambiare la vita. Non tutta, nessuno glielo chiede. Ma almeno una parte, metta pure: piccola.


3 commenti:

  1. cristina.gabaglio@gmail.com22 ottobre 2015 alle ore 16:30

    Bravo Gianluca, bravissimo. Spesso le persone "con tante parole"e poca pietà, nel senso dell' Enciclopedia e anche nel senso religioso e non per forza cristiano, poco o nessun senso di partecipazione ma tanta convinzione di essere Giusti sul territorio giusto. Sono disgustata e incapace di far cambiare atteggiamento, ma poi leggo i tuoi scritti e un po' mi rassereno e penso che, forse, il tuo Taccuino, le tue foto otterranno l'effetto desiderato. Grazie.

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  2. Le parole giuste, come sempre...
    un saluto caro

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  3. Stamani su TIO è stato ripreso il tuo post (geniale) sotto forma di intervista (ne consiglio la lettura).
    E consiglio pure di visionare alcuni commenti che ne sono scaturiti!

    Direi quindi a Gianluca:

    nel caso Blocher dovesse accettare la tua missiva d’invito per un tour, portaci anche qualche utente di TIO nel viaggio … chissà che non ne sorta qualche beneficio per la società intera …

    E già che ci sei, se proprio dovesse esserci un posto libero sul tuo simbolico bussino, portaci anche Netanyahu. Mi sa che un bel giretto nella storia, potrebbe farselo pure lui.

    Buona continuazione.

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