Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

venerdì 29 giugno 2012

Colpiti da una pallottola. Non da una pallonata.

Da Twitter:
Douma is bleeding. Badly. Horrific massacres today. Execution and shelling. :'(  suburbs, 

BREAKING: Italy defeats Germany 2-1 to advance to Euro 2012 final. -RAS

Il ragazzo nella fotografia, di spalle, si chiama Ahmad: un pallettone gli ha portato via l'occhio destro mentre fotografava una delle rivoluzioni arabe. L'occhio del cecchino della polizia o del soldato  che fissa l'occhio del fotoreporter. Oggi continua a fotografare, sta imparando a usare l'occhio sinistro. Sapete come funziona l'industria dell'informazione? Sostiene che la storia di Ahmad non interessa a nessuno e che la foto di Balotelli senza maglietta dopo il secondo goal contro la Germania fa invece vendere i giornali e tiene alti gli ascolti sulle reti TV. Quante ore di trasmissione TV e quante pagine di giornale sono state dedicate agli Europei di calcio? Quante a Ahmad? E' un esempio, soltanto. Con l'invito preciso a diffidare dell'industria dell'informazione. E' al soldo del potere. Che ci vuole tutti, globalmente, smemorati, dimentichi, disinteressati. In un parola: fessi. Qui sotto, di spalle, Ahmad. In una sede diversa, a settembre, lo vedrete anche di fronte, insieme ad altri. Racconteremo la loro storia: colpiti da un appallottola, non da una pallonata.


P.S.  E' forte anche la storia di Balotelli, QUI. A costo di tenerla lontana dagli spalmatori di retorica. Lo sport (il calcio, ma non soltanto) ha un effetto strano: mette le ali alle penne di tutti, anche a quelle desolatamente zavorrate. Il problema di fondo è questo: se non finiva agli Europei (o sui campi che contano), a chi importava l'infanzia di Mario? Così' come Ahmad, che non fotografa per il Time o il New York Times, ma per un quotidiano arabo: a chi interessa la sua pallottola che si porta dentro l'occhio?  


(c) 2012 weast productions


venerdì 22 giugno 2012

Piu' forte della realtà.

Domani, sabato, 23 giugno, nel Senso del Taccuino sulla Regione: la storia di Randa.

Randa è piu’ forte di tutto. Quando l’ho incontrata, al primo istante, ho capito che Randa porta dentro di sé il senso vero dell’esistenza : la fedeltà ai propri ideali.  E ai propri sogni.

(c) 2012 weast / gg

mercoledì 20 giugno 2012

Scatti a caso.

Non c'è un istante della vita che non valga la pena di essere raccontato. Osservato. E immaginato.  Oggi qualche scatto ancora. E di fretta.

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast


(c) 2012 weast

22 passi.

A 22 passi da questa scena (li ho contati) questo pomeriggio su Piazza della Liberazione al Cairo si svolgeva una manifestazione per chiedere: giustizia, libertà, dignità. E ancora: Dio è grande, Dio è grande. Tutti a sgolarsi come forsennati sotto un sole incandescente. Accecante. Sono stufo andato di slogan: dateci, dateci + Dio, Dio... E se si facesse qualcosa per dimostrare che esiste, la dignità, che sta davvero a cuore a tutti? Almeno questa. Io stesso sono rientrato ora (03.00 del mattino) dalla città, perché davano Mubarak, l'ex presidente, per morto stecchito. Se è vera, sarebbe la notizia da raccontare nei prossimi giorni. Non potevo stare senza le immagini della folla davanti all'ospedale, in attesa o di una bara o di una smentita. Ma quello li', a sinistra in basso nella foto, chi lo racconta? Non potevo stare nemmeno senza questa immagine. Soprattutto questa.

(c) 2012 weast
(c) 2012 weast

lunedì 18 giugno 2012

Scatti di giornata.

Qualche scatto di giornata. Racconti da immaginare.

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast

domenica 17 giugno 2012

Quante immagini non raccontate.

Quando tutto il mondo parla di elezioni, quante altre cose succedono nello stesso preciso istante? Vale per l'Egitto, per la Grecia, per la Svizzera, per la Francia. Tutti al voto, oggi. Quante cose taciute? Ma soprattutto quante parole e quante facce e facce e basta in TV. Cancellini imposti alla forza dirompente della realtà. E della vita. Facce al posto di immagini. Qui propongo una casuale alternativa: l'amore vissuto a settant'anni, l'attesa a vent'anni di una storia, d'amore, anche questa, immaginata nelle confessioni interminabili di due ragazze al caffè Groppis, nel centro del Cairo, la donna che fuma e l'uomo che legge, dandosi le spalle, l'attesa anche dei risultati, l'attesa di tornarsene a casa per gli ufficiali di seggio ormai annoiati e sciolti dal caldo, l'attesa di un futuro migliore per l'egiziano che ha perso un occhio durante la rivoluzione (pallettoni della polizia), l'avanzare furtivo di una donna nascosta, l'auspicio di un futuro migliore per chi, infine, ha votato e basta. Una ragazza sola. Buon viaggio fra le immagini passate (alcune almeno) inosservate. Che andrebbero raccontate. Soprattutto queste.

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast

(c) 2012 weast

sabato 16 giugno 2012

Tutta una finta?

E' la mia foto preferita. Non soltanto della giornata che è stata: da un po' di realtà vista a oggi. 
Il bambino egiziano appena uscito dal seggio con l'indice annerito dall'inchiostro, come i grandi che hanno votato. Forse, davvero, come dicevamo da bambini: è tutta una finta.

(c) 2012 weast

venerdì 15 giugno 2012

La barba e la canna.


Non sto per farmi nuovi amici. Ma capiranno. Parlo della rivoluzione egiziana, per il valore universale che le ho sempre riconosciuto. Anche se da subito l’ho definita un colpo di stato morbido e una rivoluzione a metà. Eppure, deve fare scuola. Anche per noi. 
Si parte. Fino a ieri pensavo che l’Egitto fosse arrivato allo scontro fra barbe e canne. Fra chi la barba se la fa crescere e chi la canna se la fa. Fra i giovani uguali ai giovani di tutto il mondo, con tanta voglia di provare, oltre alle canne, la democrazia. Di sperimentarla in forme nuove. E, dall'altra parte, i timorati di Dio o comunque persone sensibili, moooolto sensibili alla religione intesa anche come stile di vita. L’Egitto sembrava spezzato su queste due posizioni, entrambe tuttavia rivoluzionarie rispetto al passato recentissimo. Certo, le cose stavano cosi’ volendo riassumere la realtà con l’accetta: è quello che molto spesso i giornalisti fanno. Credevo di averci azzeccato, ma la realtà ha reso obsoleta la mia amichevole caricatura. C'è dell'altro. (Continua)

La barba. La canna. E la zeppa.



Uhuhuh. Mi sbagliavo. E’ spuntato un nuovo protagonista sociale, in Egitto. Sociale e politico. La classe medio-alta. Quella che porta le zeppe. Voglio dire: le zeppe le portano le mogli degli uomini di affari, commercianti, finanzieri, quelli che in Egitto fanno girare i soldi. Sempre e soltanto nelle loro mani, si capisce. Le zeppe allora sono diventate il simbolo, per me, di quell’Egitto che alla rivoluzione ha detto basta. Tiriamo il fiato, facciamo un giro neodemocratico, mi raccomando piano piano perché i tacchi comunque sono alti, proviamo questa nuova forma di pseudo libertà, ma pleeeeaaaase non gettiamoci nelle braccia dei barbuti e nemmeno in quelle dei cannaroli. Terzo polo. E vai. Ero praticamente sicuro di avere concluso con un tocco elegante la mia caricatura. Di nuovo: mi sbagliavo. (Continua)

La barba. La canna. La zeppa. E la zappa.

Non avevo fatto i conti con la classe contadina. Quell’immenso serbatoio di voti irrequieti di cui dispone l’Egitto. Per chi voterà mai la classe contadina o popolare che sia? Barbe? Canne? Zeppe? Ho fatto una scoperta straordinaria: le zappe condividono gli ideali delle canne ma temono le barbe. E allora hanno scelto le zeppe. La mia caricatura è completa. A costo, lo sottolineo, di sbagliarmi ancora.

Breve definizione dei termini per agevolare la lettura:


Barbe: Fratelli musulmani.


Canne: i giovani della prima rivoluzione, quelli del 25 gennaio (2011), il nocciolo duro dei barricaderos. Chiedono, oggi, una nuova rivoluzione contro i militari accusati di colpo di stato.



Zeppe: la classe commerciale, quella con i soldi, che vota il candidato presidenziale più vicino all’ex regime. Per comodità e interesse. Diciamo: per tornaconto. 



Zappe: i contadini, che conoscono la rivoluzione, sono intelligenti e furbi. Voterebbero volentieri per le canne, ma sono troppo incasinate e vaghe. I contadini sono gente pratica. E allora hanno scelto, apparentemente, di votare per le zeppe, per il candidato vicino all’ex regime. A meno che, davanti ai seggi, le barbe riescano a convincerli a cambiare idea. Succede. E non soltanto in Egitto. (Fine)



Altro giro. Altri racconti.

Rifacciamoci un giro. Con altre immagini. Altri racconti.

(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions


(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions



giovedì 14 giugno 2012

Facciamo un giro.

Facciamoci un giro, con le immagini. Raccontiamoci una storia.


(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions

(c) 2012 weast productions