Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

martedì 14 maggio 2013

Come gessi storti sulle lavagne.

(c) 2013 facciadareporter


Stai tranquilla: ho chiuso le imposte.
Dove stavi.

Fuori, la pioggia che si svuota, viene da sud.
C'è un vento, dietro, che le sussurra bastardo:
uh-uh-uh-uh.
Lei chiede di passare la notte - soltanto. 
Insiste.
Unghie di povericristi grattano sul nostro ascolto,
come gessi storti
sulle lavagne.
C'è così tanto posto. 
Bentornata.
Anche così.

1 commento:

  1. Adoro questa poesia e la premessa è certa "nessun inferno" ... è scritta così e l'adoro per questo. Ne va colto il suo senso.


    Lo sai: debbo riperderti e non posso.
    Come un tiro aggiustato mi sommuove
    ogni opera, ogni grido e anche lo spiro
    salino che straripa
    dai moli e fa l'oscura primavera
    di Sottoripa.

    Paese di ferrame e alberature
    a selva nella polvere del vespro.
    Un ronzìo lungo viene dall'aperto,
    strazia com'unghia i vetri. Cerco il segno
    smarrito, il pegno solo ch'ebbi in grazia
    da te.
    E l'inferno è certo.


    (Eugenio Montale, Le occasioni)

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