Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

lunedì 27 maggio 2013

Gas, gas...


La signora Carla Del Ponte aveva sparato senza farci vedere nulla: "i ribelli in Siria usano gas tossici nei combattimenti". Il mondo, impazzito. Per meno di 24 ore, ma è già qualcosa. Poi il silenzio. E le voci di corridoio nella diplomazia svizzera e in quella internazionale: "questi ticinesi!" (da fonti autorevoli).

I reporter di Le monde l'hanno sparata grossa oggi facendoci vedere troppo poco di un ipotetico impiego di armi chimiche (gas) da parte delle truppe governative siriane. Il mondo, finora, sta impazzendo comunque. L'articolo (e i commenti) più il video dei giornalisti di Le Monde sono visibili cercando QUI.

La ricostruzione scritta non fa una piega: documentata e non sensazionalistica. Mi sorprende una cosa, una soltanto: per due mesi giornalista e fotografo/cameraman sono stati insieme in Siria, a Damasco, poco fuori. E tutto quello che sul presunto utilizzo di gas sono in grado di mostrarci è QUESTO video? Troppo poco, onestamente. Il caso peggiore visibile è un ragazzo steso su un lettino a cui i medici fanno un'iniezione e sistemano sul volto un mascherina dell'ossigeno. Noto, tuttavia, dopo avere letto che fra i sintomi degli attacchi di cui i giornalisti sono stati testimoni, c'è anche questo, l'assenza di arrossamento degli occhi. Il ragazzo sembra avere difficoltà a respirare, ma null'altro.

Ora: non metto in dubbio la credibilità del reportage di Le Monde e nemmeno quella delle testimoninanze raccolte. E tuttavia, come avevo fatto per la signora Del Ponte, preciso: quello che (non) ci avete mostrato non basta a convincerci.

Oggi il mondo va così: quello che non vedi non esiste. In due mesi di lavoro, niente immagini? Apparentemente, anche il fotografo di Le Monde ha accusato i sintomi da avvelenamento in seguito a un attacco al gas: niente immagini, nemmeno qui?

Sulla questione “utilizzo di gas” in Siria si decide la guerra occidentale contro il regime di Assad. Chiedo ai mostri sacri di Le Monde un po' di precisione in più. Visibile. Non perché non crediamo alle parole. Ma perché, vuoi mettere un'immagine?

3 commenti:

  1. Caro Gianluca,

    il fatto è che molti giornali o telegiornali hanno ripreso i racconti dei colleghi del Le Monde senza farsi le domande che Lei si fa : per prova, per esempio, il lungo articolo nel Le Temps http://www.letemps.ch/Page/Uuid/725aa1b0-c6ae-11e2-9b03-60a880028ca8/En_Syrie_Le_Monde_a_vu_la_guerre_chimique#.UaOpyEC9Bic
    Deontologicamente (mi perdoni la barbarità) rimane giornalismo ?

    A presto.

    Donatella

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  2. Parto dal presupposto che tutto quanto scritto dagli inviati di Le Monde sia corretto, non ho motivo di dubitarne. Tuttavia, l'assenza di una immagine (fra quelle disponibili oggi, altre potrebbero essere pubblicate, non lo so) che mostri ciò che il racconto a parole sostiene mi ha spinto a scrivere il mio post. È un argomento delicatissimo, che potrebbe fare decollare gli aerei occidentali verso la Siria, e quindi ritengo che una - dico una - immagine ci doveva essere. Una immagine che mostrasse i sintomi descritti nell'articolo. Altrimenti, e mi ripeto, siamo alla dichiarazione della signora Del Ponte. Una bomba, senza dubbio, ma di quelle che accendevo da bambino: venivano fuori nasi finti, palloncini, roba varia. Niente che possa rendere giustizia a chi, nel macello siriano, c'è dentro senza via d'uscita. Aggiungo che nemmeno una immagine avrebbe fornito la prova provata dell'utilizzo di armi chimiche, un supporto alla descrizione dei sintomi e dei casi osservati certamente sì. Ciò non significa togliere peso al reportage scritto, lontano da questo. È soltanto un modo di riflettere su questo: perché il bollino rosso che dice "attenzione, immagini non verificabili" abbondantemente applicato ai video mandati dar ragazzi giornalisti siriani non vale anche per le immagini che Le Monde non ci ha mostrato ma soltanto suggerito (ce le ha mostrate senza mostrarle: funziona così) e, quindi, mancando queste, per per le parole del reportage?

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  3. Caro Gianluca,

    Ammetto che il mio post è stato un pò una reazione a caldo ma sono contenta che abbia suscitato le Sue precizazioni. Sono importante. Poiché la posta in gioco è altissima, dichiarazioni come quella della Signora Del Ponte o l’articolo pubblicato in Le Monde, se non corroborati da elementi convincenti, comme immagini, possono avere conseguenze considerevoli. Il loro impatto non è irrelevante, tanto più che prossimamente dovrebbe aver luogo la cosidetta conferenza “Ginevra 2” : in quale modo potrebbero influenzare i giochi di potere che si svolgeranno e/o sulle decisioni (se decisioni ci saranno... non ci credo), e per ciò quale responsabilità ?
    Per altro, la Sua ultima riflessione apre la problematica di quali fonti d’informazione consideriamo e riconosciamo così autorevoli da non sollevare domande (come quelle che Lei ha giustamente fatto) e da essere accettate e riprese incondizionalmente o senza il “bollino rosso”. E’ vero che Le Monde viene guardato praticamente come un’istituzione nel giornalismo francofono. Come sarebbero stati accolti gli stessi reportage se fossero stati proposti, per esempio, da Al-Jazeera ?
    Buon proseguimento a Lei e a presto.

    Donatella

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