Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

martedì 8 novembre 2011

Ricordare le vittime, non le guerre

(c) 2011 weast productions. Un soldato inglese trasporta aun compagno ferito lungo una trincea nel luglio 1916, nei primi giorni della Battaglia della Somme. Tratto da: Il volto della guerra, Istituto Geografico De Agostini, 2006. 
Vale sempre la pena leggere il buon vecchio Robert Fisk. Questa volta segnalo un articolo raffinato nel quale Fisk si oppone al ricordo, ostentato attraverso un simbolo, della Grande Guerra. Non perché vada cancellata la memoria dei morti (di tutti quanti, su tutti i fronti). Ma perché ricordare una guerra senza ricordarne gli orrori è un'offesa recata agli stessi morti.  Vale anche oggi, per i conflitti a bassa intensità. La stessa definizione (che utilizzo consapevolmente) è offensiva. L'articolo lo trovate QUI, sull'Independent.

2 commenti:

  1. Tra poco il cielo sarà finalmente sgombro.
    Di cosa riempirlo?
    Zucchero filato e pop corn, voci di luna park.
    Schiuma e onde: mare.
    Velluto su cui scivolare.
    Occhi parole immagini.
    Sassi su cui inciampare.
    “non ti scordar di me”.
    I prati a primavera.

    - per fortuna è tornato almeno un raggio di sole, a ricordarci che èsistono ancora i colori!-
    ciao, Sabrina

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  2. November 11,
    May heaven allow that the soldiers of the Great War can return today to remind the livings there is no glory in war, whether great or small, only dark despair and crimson blood for its victims.

    Thank you Mr. Fisk!

    Caro Gianluca,

    La frase qui sopra Le sembrerà strana. L'ho scritta ispirandomi dell’ultima del articolo di Robert Fisk, perché ha evocato un ricordo che risale alla mia infanzia. Era un film o un documentario, non saprei più dire, sulla seconda guerra mondiale. Si apriva con un’uomo che invocava i morti della Grande Guerra per fermare i vivi che si apprestavano a farne scoppiare un’altra. Nel fondo sfumato si vedevano difatti i fatasmi dei caduti solevarsi dalle trincee. Una messa in scena senz’altro melodrammatica, ma che aveva impressionato la ragazzina che ero al punto di lasciar la sua traccia nella mia memoria.
    Mi sembra che Lei apprezzi molto Robert Fisk, perché non è la prima volta che riferisce ai suoi articoli. Sbaglio ?

    Buon proseguimento con la sua rassegna di voci, rumori, ecc.
    A presto !

    Donatella

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