Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

domenica 20 novembre 2011

La democrazia. E il tennis.


Su Piazza Tahrier scontri violentissimi. I giovani della rivoluzione chiedono la democrazia al Consiglio supremo delle forze armate. E' la fine ufficiale di una illusione: che i militari possano portare trasparenza e pluralismo. Poco lontano da piazza Tahrier egiziani impegnati in una partita di tennis. La democrazia può attendere.

3 commenti:

  1. Caro Gianluca,

    Quello che Lei già temeva in luglio si è sfortunatamente avverato. A chi profitterebbe se le elezioni fossero rimandate ? Un scenario che certi già vedono profilarsi all’orizzonte. In questo caso il cambiamento auspicato dalla gioventù egiziana gli sarebbe confiscato. Ma se le elezioni si dovessero svolgere in un clima di violenza, c’è chi potrebbe prenderne pretesto per non accettarne i risultati qualunque essi fossero. Ci ritroviamo di nuovo davanti ad un vicolo ceco ? E preoccupante non solo per l’Egitto, ma data la sua importanza, per l’intera regione. Lei conosce bene il paese, che speranza rimane perché il processo verso la democrazia prosegua malgrado tutto ?

    Donatella

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  2. Ognuno ha le sue priorita' ma, a volte, tali prioreta' possono cambiare le sorti del mondo. Sia che si parli del nostro piccolo mondo sia che si parli piu' genericamente del mondo globale.Tramite le sue notizie ho assistito a questo crescendo di tensioni, chissa' che il tennis non abbia aiutato questa gente a superare questo marasma di sentimenti. Il mondo e' così pieno di contraddizioni! Leggendo queste sue storie mi viene automatico dire la mia, poi pero' mi sento sempre così inadeguata. Saluti

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  3. Questo non c'entra niente ma me lo conceda. Ho letto regolarmente i suoi aggiornamenti: sara' perche' lei e' per cosi' dire un compaesano ma le sue notizie sembrano piu' credibili quindi anche piu' vere, dure, cruente e terribili. E' un po' come se a lei potessimo credere di piu' essendo certi che non ci sta' raccontando un mucchio di frottole. E' la sua scelta professionale ma credo in qualche modo di dover ringraziare sia il giornalista che l'uomo Gianluca.

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