Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

martedì 29 novembre 2011

La primavera dello sguardo.

Guardate questa fotografia. Dietro, in secondo piano, c'è un cameraman giapponese (non si vede, ma credetemi: è giapponese), con la sua enorme telecamera + cavalletto e tutto il resto. Dimenticatelo pure. Sta facendo il suo lavoro, ma non ci interessa. E' li' per dare senso, nel contrasto, al resto. E ora guardate chi sta in primo piano: tre ragazzini (dimentichiamo il ragazzo più grande sulla destra). Due hanno il telefonino, l'altro (sinistra) una piccola telecamera messa peggio della mia caffettiera messa malissimo. La primavera araba è tutta qui. La rivoluzione araba è in questa immagine, con i suoi elementi: sguardo, testimonianza, denuncia, soggetto (nel senso di individuo attore della propria vita, esistenza). E' una delle mie foto recenti preferite. Il ragazzino sulla destra, quello in centro: occhi serissimi e attenti, come a dire vi stiamo osservando, registrando. E le nostre immagini saranno proliferate sulla rete, nelle case di tutti, e se va bene anche in TV. Testimoni, tutti quanti. In prima linea. Appiccicati alla realtà. Testimoni di realtà. La primavera araba ci insegna che la realtà vissuta da protagonisti con gli occhi aperti si trasforma, da parete in cemento armato, in realtà interpretata (e quindi: non più subita) e soprattutto raccontabile. Quando racconti una storia con le immagini, puoi cambiare la realtà.


(c) 2011 weast

11 commenti:

  1. Ma, soprattutto, il bambino al centro. Concentrato su quello che vede. L'immagine significativa che sta immortalando. La foto "unica" preziosa. Se tutto va bene, forse per la vita. Da mostrare a se stesso e al mondo dicendo: io c'ero, io ho partecipato, io ho visto, io l'ho vissuto. È vestito a festa (ha la cravatta) ... Magari questa serata sarà fra le sue "domeniche" migliori e noi tifiamo per lui e tutto quanto lo circonda. Buona serata.

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  2. Ma questi ragazzini, così attenti e pronti a catturare immagini, si rendono davvero conto di ciò che accade attorno a loro? Intendo dire: sanno perchè stanno li a filmare e fotografare quegli istanti oppure stanno li perché tutti sono li?
    Non è ne retorica ne provocazione la mia.
    Mi sto semplicemente chiedendo se io-bambina, in un contesto cosi, sarei stata matura abbastanza per capire. Se io-bambina, in quel contesto, avrei pensato alla sorte del mio Paese. Se il mio essere bambina sarebbe stato diverso se fossi cresciuta in quel mondo.
    Buona serata a tutti.

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  3. Buongiorno Gianluca, fanno tenerezza questi ragazzini. Protagonisti involontari di questa "primavera" ma loro stessi germogli pronti a sbocciare. Anch'essi "primavera" di una vita che fortunatamente darà loro una consapevolezza nuova. Hanno già una storia importante alle loro spalle: da raccontare o semplicemente da ricordare. Ma questa storia c'è! Aspettando la primavera la saluto cordialmente

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  4. Bambini con i volti segnati, bambini a cui è stata tolta l'infanzia, sguardi supplichevoli di chi vorrebbe viverne almeno un pochino. Ammiro il coraggio di questi giovani che si sacrificano per ottenere diritti che dovrebbero essere da tempo acquisiti. Con il tuo grande lavoro Gianluca, con i tuoi servizi, con le tue immagini, contribuisci in modo non indifferente a cambiare questa loro realtà e a lanciarli (si spera) verso un futuro migliore. Un caro saluto. Mareblu

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  5. Secondo te il cameraman giapponese capisce più di questi bambini? E io?

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  6. Prima c'è l'euforia e l'entusiasmo. L'esserci e osservare,semplicemente. Il capire arriva dopo, a bocce ferme. Quando si avrà una consapevolezza in più, una delusione in più, o speriamo!, una partecipazione e una condivisione reale.
    Non so se questi bambini siano ancora bambini o già degli adulti in miniatura. L'importante è che tengano l'occhio vigile, e mi sembra che siano prontissimi!
    buona serata!
    Sabrina

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  7. Ciao Carol. Io credo che, non di tratta di capire, rendersi conto o di maturità. E nemmeno di paragonare il "noi-bambine" con le loro esistenze. Ad ognuno la sua storia - unica - nel suo contesto. La questione fondamentale, sempre secondo il mio parere è: che percezione hanno questi ragazzi di questa serata? Presumo si sentano coinvolti in un momento partecipativo nel quale c' è il profumo della novità, del diverso che avanza. L'adulto avrà loro raccontato che forse ci potrebbero essere dei cambiamenti a favore delle loro vite. Ai ragazzi questo basta. "Poco importa" chi anima il comizio e cosa stanno dicendo, non sono tenuti a comprendere. Importa esserci. Stare nella comunità d'appartenenza che si è raccolta ammaliata. Si identificano. Fra 10-15 anni sapranno dirci se questo è stato veramente un momento buono o solo un'illusione. Lasciamoli crescere. Sapranno riguardare questa immagine con il dovuto giudizio. Ma la loro presenza sarà stata fondamentale. Buona serata .

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  8. Isolo un'idea, dai commenti: "si identificano" (lo dice Leila). Perfetta. Vuole dire: ci sono dentro. Dentro la vita. O vogliamo tenerli a casa davanti ai cani che parlano o agli adulti che abbaiano, in TV?

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  9. Il cameraman giapponese l'ho dimenticato, come da tuo consiglio. A dire la verità ho "dimenticato" anche chi ha colto questo scatto. Ho guardato i bambini, quegli occhi seri e attenti ma tipicamente vispi. Non era nemmeno un confronto, perché sono la prima a "non capire" tutto ciò che sta succedendo.
    Guardo quei bambini e mi rendo conto semplicemente dei limiti delle definizioni e di quanto si impara sbirciando dalla finestra che, nella nostra vita, da sul mondo che ci circonda. Ho aggiungo un nuovo paragrafo alla mia personale definizione di "bambino". Come quando, molto stupidamente lo ammetto, ho imparato che non tutti i bambini al mondo sanno disegnare un sole.
    Riallacciandomi ai vostri commenti. Penso anche io che quell'"esserci" valga già di per se più di mille spiegazioni, più di qualsiasi parola si possa scrivere a riguardo. E quello che mi piace, di questa e delle altre fotografie qui, è che possiamo vedere in faccia chi tutto questo frastuono lo vive. Molto spesso si da attenzione a chi il frastuono lo fa. E va a finire che ci dimentichiamo di vedere le reazioni, le percezioni e lo sguardo delle persone.

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  10. Se fosse tutto banalmente semplice ... Se questi bambini avessero imitato giocando tutto quando succedevo accanto a loro inconsapevoli di essere testimoni di grandi cambiamenti nel loro paese. Quando io, da bambina giocavo con i miei amichetti, non possedevo la forma ludica di "cambiamo le sorti del mondo" ... Questi bimbi hanno giocato ad un gioco chiamato realtà, dura realtà.

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  11. Senza dubbio la primavera araba in Egitto non avrebbe avuto luogo in questi tempi e modalità se non fosse stata documentata da migliaia di immagini dalle angolazioni più disparate. I protagonisti sono diventati al contempo testimoni della loro impresa. Conferendo loro forza e determinazione. L 'occhio del mondo è diventato l'ancoraggio e la spinta per andare avanti. Ma la strada da percorrere è ancora lunga . Il processo di democratizzazione complesso. Lo confermano, a mio avviso , i primi esiti elettorali, anche se , per la precisione ,ancora parziali. In testa ci sono forze politiche, con una matrice religiosa molto marcata. Nonostante si professino garanti di tutte le componenti sociali e religiose del paese. Ma tutto questo dovrà essere inverato dai fatti.. e sarà la prima concreta " fioritura " della primavera .

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