Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

sabato 7 aprile 2012

I nuovi martiri.

(c) 2012 weast productions
RSI 1 ripropone il mio documentario I nuovi martiri, dedicato alla popolazione cristiana in Iraq domenica 8 aprile alle ore 20.45 a Storie. Avevo girato questo film nel 2010, quarta parte di una serie sui cristiani in Medio Oriente pensata per dare una lettura diversa al Natale. Molte delle vite di cui parlo hanno preso direzioni diverse: qualcuno ce l'ha fatta a emigrare in un altro paese, altri sono ancora in Iraq. Non sono sicuro che tutti i protagonisti siano ancora in vita. Esistenze che mi sarebbe piaciuto continuare a raccontare. Il film QUI.

2 commenti:

  1. Caro Gianluca, di recente sul pc ho visto il tuo documentario delicato "La fede sotto controllo" che ho apprezzato ed ammirato per tutti gli interventi e le fragilità che si sono sovrapposte. Si viaggia un po' con te e ci sono descrizioni e situazioni che, a me personalmente, riescono ancora a stupire, specialmente quando ti sei spostato a sud. Poi mi godo la spiritualità dei personaggi intervistati e dei posti visti.Insomma riusciamo a "vedere" attraverso i tuoi occhi dei quali ci fidiamo. Veri e vigili senza mai alcun giudizio personale. Questo è grandioso. Di nuovo Leila

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  2. Lo scorrere lento del documentario, quell'entrare nella vita delle persone. Ascoltare quello che avevano da dire. Il tono della loro voce.
    La tranquillità di padre Douglas, quella serenità negli occhi. Quasi spiazzante la normalità del suo affermare che quella è la sua terra perché è li che è nato, è li che sono cresciuti i suoi genitori, i suoi avi. Il sorriso. E la fede, che li distrugge e li salva allo stesso tempo. Mi sono chiesta quanto può essere difficile credere in qualcosa che, indirettamente, ti rovina la vita stessa. E più lo guardavo e più questa domanda mi sembrava perdere senso.
    Il tentativo di padre Ryan si abbattere le barriere tra cristiani e mussulmani elevando quello che spiega essere un simbolo religioso comune. La speranza e la consapevolezza che volendo si può tornare a convivere.
    La famiglia riunita nel salotto sembra mettere in dubbio la protezione che la Chiesa riserva per i credenti. Ma non mette in dubbio la propria fede nonostante tutto. L'immagine della preghiera mussulmana e dell'albero di Natale che viene decorato. Chiedersi dove sono ora, se l'albero anche quest'anno ha potuto essere decorato. Il dolore della donna, all'inizio del documentario, nel avere conferma della mancata pietà avuta da chi ha ucciso, tra gli altri, anche un piccolo bambino di pochi mesi.
    Queste sono le cose che, a caldo e in ordine sparso, mi hanno fatto riflettere. Che forse non conoscevo. Le immagini delle strade, le automobili e le case mi hanno portato a rivivere villaggi visitati nella vicina Africa e a riflettere un po' su come convivono, o non convivono, queste due religioni nelle sue diverse nazioni. Ma di questo parleremo magari in seguito.
    Ho particolarmente apprezzato i commenti di Maurizio Canetta sul peso mediatico di alcuni avvenimenti. Quel suo affermare che a volte la notizia va cercata. Io ci spero insomma.
    Grazie per l'avviso. E' stata un'interessante pausa nella mia serata casalinga. E più in generale grazie per quello che ci permetti di vedere.

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