Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

venerdì 5 ottobre 2012

Il carcere del traffico e lo spettacolo della vita.


Domani sulla Regione, nel Senso del taccuino, elogio del traffico incolonnato. Come ermeneutica dell'esistenza. Un estratto.     

Sto per scrivere qualcosa che mi procurerà qualche nemico. O mi farà passare per pazzo. Adoro finire nel traffico incolonnato. Restarmene fermo dentro la mia gabbia metallica trasparente accanto alle gabbie metalliche e trasparenti degli altri. Mi piace rimanere incollato all'asfalto davanti a un semaforo pigro che se la prende comoda, in mezzo a file di automobili. Ho imparato a trasformare l'inquietudine, l'insofferenza, la rabbia in sguardo. L'ho imparato da un amico costretto a vivere in una megalopoli mediorientale. Un giorno, eravamo entrambi seduti in un taxi prigioniero di un ingorgo. Avevo l'impressione di essere finito tra le ganasce di una enorme tenaglia, immobilizzato dalla sua stretta impassibile. “Invecchiate nel traffico”, avevo detto al mio amico, che osservava dal finestrino le altre automobili ferme accanto a noi. “Ti sbagli”, mi aveva risposto. “Nel traffico viaggio con la mia mente, riempio i miei occhi di immagini, vengo a sapere molte cose sulla vita e sugli altri.” Confesso che, da qualche parte dentro di me, la pensavo anch'io in questo modo. Eppure, non avevo mai avuto l'audacia di confessarmelo. Quel giorno, dentro il ventre incandescente e senza forma del traffico, ho aperto gli occhi. E ho capito.

3 commenti:

  1. Amo sedermi in piazza!! osservare, scrutare la gente assaporare il piacere di essere uno spettatore della vita che scorre. Cogliere l'attimo, ecco forse il succo della storia! vivere il qui e ora, un tempo che ti viene regalato dalla circostanza o imposto da una situazione, dove non ti viene chiesto di agire ma bensì... aspettare, osservare attimi di vita quotidiana sguardi che si incrociano e poi ... !!! domani andrò a visitare la tua mostra... e sono curiosa!!

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  2. Roberto Saviano cit.

    Da giorni non riesco a smettere di ascoltare questo capolavoro di Asaf Avidan e di urlare a porta chiusa il ritornello:
    One day baby, we'll be old
    Oh baby, we'll be old
    And think of all the stories that we could have told

    roxane

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  3. Leggendo il tuo articolo, mi sono subito venuti in mente due episodi. Non hanno veramente nesso con gli esempi illustrati, per cui mi chiedo come mai questi ricordi si siano presentati così, quasi con autorevolezza... Uno è addirittura in contrasto con il concetto di osservare lo spettacolo della vita, forse perché il traffico era in movimento. Mi trovavo al Cairo, nell’auto di un’amica. Premetto che mi piace guidare e ancora di più mi piace farmi portare in giro (sempre che l’autista non sia un tipo nervoso, di quelli che stanno sempre toccando il sintonizzatore dell’autoradio o pestando i piedi sui pedali per esempio), quindi in auto sono in genere a mio agio. Questa volta il tragitto si è rivelato una cosa surreale, quasi fossimo in un sogno… o in una navetta spaziale! L’aria condizionata regolata al minimo e la musica piacevole facevano da sottofondo ai nostri discorsi, isolando volutamente l’abitacolo dai rumori concitati del traffico cittadino. Il suo stile di guida era piacevole, fluido e pacato come lo sono i suoi movimenti. Era rilassante essere seduta in auto con lei. E questo nel traffico disordinato del Cairo, seppure quasi un decennio fa. Mi viene da definirla un’esperienza ovattata…
    Anche l’altro episodio è fuori contesto. Questa volta siamo a Tel Aviv, primavera 2012. Nella giornata in memoria dell’olocausto, nel momento in cui suonano le sirene, gli automobilisti si fermano e scendono dalla macchina, rimanendo immobili per due minuti in ricordo delle vittime dell’olocausto. Mi è capitato di vedere la scena da una posizione privilegiata, le finestre al primo piano di uno stabile su una via in genere molto trafficata. È stato impressionante vedere come qualsiasi attività si è fermata, come congelata. Le auto vengono davvero fermate sul posto, ovunque siano. Ho visto un taxi con due turiste asiatiche a bordo, mentre il loro autista stava ritto in piedi a fianco della macchina, con lo sportello aperto. Anche senza sapere cosa succede, è impossibile non rendersi conto della solennità del momento, ma mi sono chiesta cosa sia passato loro per la testa in quel momento.

    È vero che in macchina nel traffico si ha un po’ l’impressione di essere invisibili. Almeno fintanto che non si incrocia direttamente lo sguardo di un altro automobilista o di un passante (e non parlo di quando si lascia attraversare un pedone). Quello scambio di sguardi, quell’istante di comunicazione non verbale mi “riporta in auto” e mi dà la consapevolezza di essere altrettanto visibile che fuori dall’abitacolo. Spesso ho persino l’impressione, assurda, che in quel momento mi leggano nel pensiero. Sarà che i nostri pensieri si sono incrociati in un’altra dimensione...

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