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Sto moooolto meglio rassicurato dal fatto che la signora non giudica la sua ipotetica futura missione in Siria un rischio personale in più. A lei che ne corre "già tanti", vuoi mettere, la Siria un baffo le fa. Mi fa piacere e mi fa stare meglio sapere che la signora Del Ponte sia consapevole che in Siria si combatte ancora. Che c'è la guerra. Calma e gesso. Aspettiamo la pace. Una tregua. Un invito ufficiale. Pero' non molli, signora, insista con Damasco. Parole sante le sue: quando dice (cito dalle agenzie senza virgolettare) che in Siria le sembra di constatare gli stessi crimini commessi in Ruanda e nell'ex Jugoslavia, ha perfettamente ragione. Glielo garantisco. Sotto ogni aspetto, anche il meno pensabile. E' la guerra. L-a g-u-e-r-r-a. Mai vista una che possa essere combattuta senza commettere crimini contro l'umanità? Mai vista una guerra che non sia un crimine? Una resa dei conti? Un macello? Lei proviene, signora, da un paese che produce granate utilizzate in Siria. Okay, l'inchiesta ha stabilito che non gliele abbiamo mandate noi. Non direttamente. Sono andate negli Emirati Arabi Uniti e poi in Giordania. E poi in Siria. Magia. Se posso permettermi: non lo dimentichi, le regalerebbe quel tocco di eleganza in più. Gli arabi (non so se li conosce) non sono fessi.
A me spiace che non lascino entrare la Signora in Siria. Non sono modi. Non si fa. Non con una donna. Non con una Svizzera. Non con Lei. Proposta: ci andiamo insieme? Ramina, terra di nessuno, niente cambio di biancheria, niente scorta. Soltanto un taccuino, una Nikon, un autista con la faccia da bandito e un interprete che la sa lunga. Dimenticavo: non ci sarebbero le telecamere della stampa internazionale.
Epilogo: sto moooolto meglio dopo avere ascoltato una collega definire il lavoro della signora Del Ponte quello di "indagare sulle peggiori esazioni commesse dall'uomo". Da oggi, Dio è senza lavoro.
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