Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

venerdì 26 ottobre 2012

Carla in Siria e Dio senza lavoro.

(c) weast productions / gg
Sto meglio. Mooolto meglio. Ho tirato il fiato. La signora Carla del Ponte non entrerà in Siria. Non ora. Non attraverso il reticolato turco, non calcando la terra di nessuno, non a bordo di una Nissan dell'82 guidata da un tizio che fino a ieri faceva il meccanico e oggi chi lo sa. Sono sollevato. Mi ero detto: vuoi vedere che, determinata com'è a fare luce sui crimini della guerra, mi va in Siria come ci andiamo noi giornalisti? Con addosso due stracci, senza biancheria di ricambio, scarponcini e pantaloni con le tasche laterali, una macchina fotografica al collo, accompagnati da uno che ha la faccia di Jack the Ripper? Scherziamo? Cosa vuoi che vedano, che ci capiscano, che riescano a documentare dei poveri fessi che non hanno nemmeno l'aria condizionata, la doccia, la scorta, le palle e che si fermano a parlare con i profughi, che ascoltano i guerriglieri, che bisbigliano con i civili, che passano ore sotto il sole per capire come stanno le cose, che fanno la fila per il pane con la gente in un villaggio sotto le bombe, che osservano i ragazzini sparare alla cazzo appesi al Kalashnikov? Sto meglio perché so che quando (quando) andrà in Siria ("quando viaggerò lassù". Scusi: lassù dove?) spera di "ottenere la protezione necessaria". Da chi? Governo, ribelli? Vittime, carnefici? L'importante è che sia protetta.
Sto moooolto meglio rassicurato dal fatto che la signora non giudica la sua ipotetica futura missione in Siria un rischio personale in più. A lei che ne corre "già tanti", vuoi mettere, la Siria un baffo le fa. Mi fa piacere e mi fa stare meglio sapere che la signora Del Ponte sia consapevole che in Siria si combatte ancora. Che c'è la guerra. Calma e gesso. Aspettiamo la pace. Una tregua. Un invito ufficiale. Pero' non molli, signora, insista con Damasco. Parole sante le sue: quando dice (cito dalle agenzie senza virgolettare) che in Siria le sembra di constatare gli stessi crimini commessi in Ruanda e nell'ex Jugoslavia, ha perfettamente ragione. Glielo garantisco. Sotto ogni aspetto, anche il meno pensabile. E' la guerra. L-a g-u-e-r-r-a. Mai vista una che possa essere combattuta senza commettere crimini contro l'umanità? Mai vista una guerra che non sia un crimine? Una resa dei conti? Un macello? Lei proviene, signora, da un paese che produce granate utilizzate in Siria. Okay, l'inchiesta ha stabilito che non gliele abbiamo mandate noi. Non direttamente. Sono andate negli Emirati Arabi Uniti e poi in Giordania. E poi in Siria. Magia. Se posso permettermi: non lo dimentichi, le regalerebbe quel tocco di eleganza in più. Gli arabi (non so se li conosce) non sono fessi.
A me spiace che non lascino entrare la Signora in Siria. Non sono modi. Non si fa. Non con una donna. Non con una Svizzera. Non con Lei. Proposta: ci andiamo insieme? Ramina, terra di nessuno, niente cambio di biancheria, niente scorta. Soltanto un taccuino, una Nikon, un autista con la faccia da bandito e un interprete che la sa lunga. Dimenticavo: non ci sarebbero le telecamere della stampa internazionale.
Epilogo: sto moooolto meglio dopo avere ascoltato una collega definire il lavoro della signora Del Ponte quello di "indagare sulle peggiori esazioni commesse dall'uomo". Da oggi, Dio è senza lavoro.


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