Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

venerdì 2 novembre 2012

Il senso del taccuino.

(c) 2012 weast productions / gg.



Domani, 3.11,  Il senso del taccuino, sulla Regione, si arrabbia: Quella guerra pulita che piace all'Occidente.

In guerra l’essere umano diventa trasparente. Lo puoi osservare. Leggere. Lui lascia fare. In una situazione normale, di pace, uno ti direbbe: “cos'hai da guardarmi, toglimi gli occhi di dosso”. In guerra lo sanno tutti che non c'è nulla da nascondere. Puoi dissimulare, mentire, manipolare: nasconderti, no. L'uomo trasparente non è più calato dentro una società le cui regole era abituato (chi più chi meno) a rispettare, a fare proprie, a dare per scontate. L'uomo trasparente non ha più legge: in guerra non c'è una legge da rispettare o da fare rispettare. L'uomo trasparente è l'immagine più realistica che riusciamo a cogliere con gli occhi: immagine di noi stessi. Quella che rincorriamo e ricerchiamo nei libri di storia, in quelli di filosofia, nella finzione, nei polizieschi, nelle trame d'amore e d'avventura, nell'orrido, nei serial killer. Cerchiamo, tutti, questa trasparenza degli altri nei quali scoprire, riconoscere e accettare (ma questo è un passo ben più arduo) noi stessi.

3 commenti:

  1. Caro Gianluca,

    La guerra è un crimine contro l’umanità per se, per tutte le sofferenze, l’odio e l’iniquità che scatena. La guerra è sporca e l’espressione “guerra pulita” non è solo antinomica, è pura idiozia (penso in particolare all’uso sempre più importante degli droni nella politica americana che hanno il “comodo” vantaggio di fuggire l’uomo trasparente per renderlo virtuale e cioè senza valore umano). La guerra è, almeno per me, una delle incarnazioni del male, e di conseguenza ne giusta ne giustificabile.
    Detto questo, non credo neppure che le regole con le quali a mala pena da un secolo e mezzo si cerca di arginarne gli orrori commessi siano soltanto una creazione per rendere la guerra “rispettosa”, “onesta”, “umanamente accettabile”. Sono convinta che siano indispensabili per non lasciare redini sciolte alla spietatezza, alla legge del taglione, e più di tutto all’impunità.
    Sono d’accordo che nella configurazione del mondo attuale, ci ritroviamo davanti il paradosso alquanto interpellante che da una parte si chiude gli occhi e non si interviene per impedire massacri (non posso ricordare senza nausea quello che sucesse a Srebrenica) e dall’altra si vuole punire gli autori di quello che si avrebbe dovuto evitare. In questo contesto schizofrenico, la Commissione d’inchiesta dell’ONU alla quale si riferisce sembra un’amara ironia. Pero Le chiedo : quale sarebbe l’alternativa ? Non Le sembra gettare il bambino con l’acqua sporca, anche se questa è molto sporca ? Non Le pare che sarebbe dare il segnale che tutte le esazioni possibili e immaginabili possono essere commesse senza nessuna sanzione ? Non sarebbe togliere alle vittime ogni possibilità di giustizia ? E questo mi appare come un punto fondamentale a patto che non si vada “picking and choosing who’s committing crimes” per citare un tweet da @tweets4peace. Benché la giustizia in questo ambito sia in preda a chi vuole o può farla piegare secondo i rapporti di forza, rimane l’unico spiraglio per uscire dal caos e dall’abisso dell’inumanità.
    Spero che mi perdoni questo lungo commento, consapevole per di più che proviene da una persona che al contrario di Lei o di chi sta vivendo il conflitto siriano da dentro, non è mai stata esposta alla guerra.
    A presto.
    Donatella

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  2. Cara Donatella, grazie per le sue riflessioni, non è semplice rispondere. Parto da una convinzione: la guerra è un crimine dell'umanità. Diverso da un omicidio per rapina, vendetta, gelosia, follia, ecc. La guerra è una delle risposte - cito Ryszard Kapuscinski (ho scavato nella mia biblioteca, questa mattina, per evitare di andare a memoria) - che l'essere umano dà alla domanda "come si svolgerà, come procederà, come si concluderà" l'"incontro con l'Altro"? Insomma, la guerra non è una corsa in autostrada a 280 all'ora e non è nemmeno l'opera di un serial killer. Una guerra scaturisce da circostanze oggettivamente verificabili e poi va avanti. La guerra è terribile: è cio' che di meno augurabile un essere umano possa immaginare. E tuttavia, non sono le macchine a farla. Sono gli esseri umani. C'è, nella guerra, qualcosa di inscindibile dalla nostra natura. Okay, mi fermo qui, perché su questo binario rischio di farmi impallinare dagli specialisti. E tuttavia, per il mio ragionamento, questo pensiero è fondamentale. L'espressione "guerra pulita" è una trovata pubblicitaria e chi ci casca sono affari suoi. Il mio scetticismo (forte) verso la Commissione di inchiesta dell'ONU deriva da tutti gli elementi che ho citato nell'articolo e da molti altri che ho tralasciato per non appesantire. Ma a reggerlo - questo mio scetticismo - c'è una constatazione centrale: mettersi a urlare, ora, al cattivo, sgolarsi per dire colpiremo i colpevoli, è uguale uguale come produrre un nuovo nuvolone dietro il quale nascondere responsabilità dirette e indirette. Insomma, è una nuova campagna pubblicitaria per vendere un nuovo prodotto patacca: la punizione dei colpevoli. Quali? Quelli che stanno in alto, quelli che stanno in basso, quelli che Stanno in Siria, quelli che stanno altrove, il fornaio che imbraccia il fucile e spara a raffica sui prigionieri, gli infiltrati di Al Qaida, chi lo ha soltanto pensato (e se lo è augurato) di far fuori tutti i nemici, ma non l'ha mai fatto, chi non l'ha mai pensato ma l'ha fatto? La patacca piazzata dall'ONU è, ancora una volta, il mondo diviso fra buoni e cattivi. Io sono contrario - ora come ora - alla Commissione d'inchiesta dell'ONU sulla Siria perché l'Occidente sapeva che sarebbe finita così e ha fatto parere di nulla. L'obiettivo, ora, è fermar eil macello: ma non lo fermi con le dichiarazioni gigionesche sotto i riflettori TV. Cambierei idea se altri cattivi in Medio Oriente e altrove nel mondo (ma già in Medio Oriente ce ne sarebbero quanto basta) dovessero temere le conseguenze della Giustizia mondiale, dell'ONU e dei Tribunali penali internazionali. Invece, dormono tranquilli. Quindi, fino a prova del contrario, continuero' a pensare che questa forma di giustizia è inquinata da interessi di parte che non mi piacciono. Ne sono vittime gli stessi investigatori: e invece di ammetterlo (gli farebbe onore), sbraitano e si atteggiano, primadonneggiano. Una Giustizia fatta cosi' di giustizia non ne farà mai davvero. Sarà sempre e soltanto parziale. Una patacca, appunto. Meglio lasciar correre, allora? No, fate pure il vostro lavoro. Ma fatelo in silenzio. Zitti, per favore.

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  3. Caro Gianluca,

    A mio turno di dire : difficile rispondere o commentare.
    La giustizia, soprata tutto quella internazionale, è sempre in ritardo di una guerra (quando non è di più guerre), nel senso literario e figurativo dell’espressione. Non è un’ironia da parte mia, è un drammatico fatto. Quando per di più tende a diventare uno show, come lo denuncia, perde ancora la poca credibilità che potrebbe avere. Allora direi alla Signora del Ponte, visto che si parla molto di lei, che non si accontenti di interrogare i rifugiati fuori del territorio siriano, che non aspetti soltanto il via libera del governo siriano per entrarci a fine d’indagini hic et nunc, ma che osi anche attraversare i confini clandestinamente, seguendo magari i gionalisti, che come Lei, lo fanno senza preoccuparsi troppo della loro protezzione per compiere il loro lavoro. Perchè le regole a cui riferivo vanno al di là del sacro santo principio di sovranità e le vittime vanno incontrate dove patiscono gli orrori del conflitto. E forse i colpevoli cominceranno a dormire un pò meno bene. Tuttavia, sono d’accordo con Lei che la questione della loro definizione è e rimane politica.
    Quello che trovo più interessante è l’inizio del nostro rispettivo ragionamento : Lei considera la guerra come crimine dell’umanità mentre io la definisco come crimine contro l’umanità. Due prospettive diverse : la prima Lo porta ad aprire considerazioni sulla natura umana, la seconda mi conduce a parlare di giustizia e di regole. Alla prima impressione due punti di vista irreconciliabili. E pertanto si raggiungono : regole e giustizia per contrappore quello che la natura umana infligge all’umanità. Credo che in fin dei conti i due discorsi sono inseparabili, perché inerenti all’essere umano, alle sue contraddizioni come descritte da Lei nell’idea dell’uomo trasparente.
    Sono io che adesso mi fermo : gli argomenti di questa riflessione sono inesauribili, ma penso che avremo l’occasione di svilupparli ancora.
    Intanto, caro Gianluca, Lo ringrazio infinitamente per questo scambio.

    Buon proseguimento e a presto.

    Donatella

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