![]() |
© 2014 weast productions |
Pensava che l'estate rende tutti più
buoni. Nel senso di “bocca buona”. Alzi la mano chi ha voglia di
trascorrerla da solo o da sola, guardando gli altri che si
trasformano in cisterne per aperitivi, escono a cena, e se va bene e
cioè come deve andare lasciano il ristorante tenendosi per mano. “A
manina”, si ripeteva lei dentro la testa: “a manina”. La parola
dava vita a un rosario impazzito destinato alla inevitabile
autocombustione quando non sarebbe più stata capace di tenere
separate le parole. Tutte quante sarebbero diventate una piccola
palla incandescente ed esplosiva: aaamaaanina! Si fermava
sempre prima: prima di immaginarseli appiccicati da
qualche parte, sotto le stelle o dentro una macchina o chissà dove.
Perché tutto quel sarcasmo nei confronti di chi non faceva che
ricercare e celebrare la propria felicità? Che fosse invidia?
Invidia nei confronti della capacità che gli altri avevano di
“accontentarsi”, di “stare bene?”.
Le sue amiche la chiamavano “la
svitata”. Le sue amiche non sapevano nulla, di lei. Capirla, poi,
sarebbe stata un'operazione impossibile. Per tornare all'invidia: non
è la parola giusta, poiché per come diolavevafatta, lei aveva poco
da invidiare alle altre. A quelle, per fornire un esempio, che si
facevano prendere la manina. Anche se non era la manina, il problema.
Se gli piaceva tanto, se la facessero anche mangiare, per lei era
uguale. Tanto per essere chiari dall'inizio, lei contro gli uomini
non aveva nulla. Anzi: in passato era uscita e ancora oggi usciva con
qualche ragazzo. Li chiamava tutti Pritt, ma non come Brad: Pritt
come la colla. Le restavano appiccicati addosso nel corso di qualche
improvvisato happy hour al quale non aveva saputo dire di no,
perché le sue amiche glielo avevano chiesto, l'avevano pregata di
restare, le avrebbe fatto bene, per una volta, vedere un po' di
gente. “Okay, resto”, aveva finito con l'accettare, anche questa
volta. In realtà, era una concessione che celava un interesse.
La serata era partita sullo
spartito di sempre, animata da un bel po' di gente che ora affollava
la terrazza del locale. Era seduta al bar e stava ascoltando un tizio
sulla trentina avanzata: se l'era trovato accanto, materializzatosi dal nulla. Lei ascoltava sempre e parlava poco. Da
tempo aveva concluso che gli uomini è meglio lasciarli parlare:
uguale di che cosa parlino, finiscono sempre con il parlare di se
stessi. Questo, però, parlava un po' diverso: dava l'impressione di
non credere a quello che raccontava e ciò lo rendeva simpatico.
Quasi: ironico. Al punto che lei aveva accettato l'invito a cena,
formulato senza troppa cerimonia al terzo o forse quarto bicchiere di
bianco o prosecco. Aveva salutato le sue amiche, che avevano
risposto, tutte insieme, con uno sguardo che teneva miracolosamente
insieme la soddisfazione per la missione compiuta (“esce con un
uomo!”) e la devastante premonizione di un distacco (“la stiamo
perdendo!”). “Palle!”, aveva risposto lei, ma soltanto fra sé
e sé.
Si stavano avviando verso la macchina
(quella di lui: lui ci teneva!) e lei avvertiva una piacevole (e
francamente – si stava dicendo – quasi dimenticata) sensazione,
riassumibile con una parola: aspettativa. Non era costruita su
elementi oggettivi, segnali da leggere oppure messaggi in codice da
decifrare. Veniva da dentro, le piaceva sentirla e si concedeva, dopo
tanto tempo, il lusso di provare quel senso di tensione e curiosità.
Era come rimettersi i tacchi alti dopo mesi trascorsi con le Converse
ai piedi: produceva una certa vertigine. A tavola, tutto
era andato nel migliore e più prevedibile dei modi: lui era passato
in modalità autobiografica, mandando in frantumi l'illusione che
sapesse parlare d'altro. E così lei si era sorbita la storia della sua vita, introdotta dalla promessa non mantenuta della
sintesi. Erano ormai all'amaro (lei lo aveva preso senza ghiaccio,
col bicchiere freddo), quando lui metteva la parola “fine”, con
un elegante (elegante per lui) “acqua passata”, al riassunto dei
suoi anni trascorsi. Chissà perché, si stava chiedendo lei, se gli
lasci un minimo di corda gli uomini sentono sempre il bisogno di
farti sapere che nella loro vita hanno avuto un grande amore, finito
male, che ha lasciato ferite profonde, ma ormai rimarginate, un amore
insomma concluso da un bel pezzo e per sempre? Forse era dovuto a un
disperato bisogno di “credibilità”, alla necessità di
“confessare tutto subito?” Lei ragionava su questo e si diceva:
me lo avessi taciuto, questo tuo amore, ci saremmo fatti un paio di
risate, parlando d'altro. Il pensiero era durato meno di una leggera
scossa elettrica. Adesso toccava a lei, prima che lui le prendesse la
mano, schivando abilmente il piattino con sopra il foglietto del
conto, dentro il quale aveva avvolto con cura e astuzia la banconota
da duecento franchi, sicuro che lei non l'avrebbe vista, perché non
sta bene far pesare a una donna il fatto che l'hai invitata a cena.
Lei aveva formulato la domanda, impiegando due secondi: “Ti
andrebbe di rapinare una banca insieme a me?”
Stavano uscendo dal ristorante, lui
dietro, lei davanti. Uscivano come due colleghi che da anni
condividono lo stesso ufficio detestandosi. Non c'era stata nessuna
“manina” mandata in missione lungo il tavolo per raggiungere la
sua, non c'erano stati i suoi occhi dentro ai quali decifrare gli
scenari esplorabili per il dopocena. Lui l'aveva riportata a casa,
rispettando i limiti di velocità, prendendo le curve in modo
pedante. Giunto a destinazione, aveva addirittura spento il motore.
L'aveva salutata con un lento e appesantito scuotimento del capo:
“Dimentichiamo tutto. Potrei denunciarti, lo sai?”. Lei era
scesa. Lui era ripartito piano piano, mettendo la freccia: cristo. La
rapina l'avrebbe fatta lei da sola. Non era stata la risposta, e
nemmeno la velata minaccia di denuncia a farle concludere che non
avrebbe concluso niente, con lui. Era per come guidava, cristosanto! Le
serviva uno che ci sapesse fare al volante. Avrebbe dovuto aspettarla
per strada, con il motore acceso. E poi decollare, sparare via come
una pallottola. E come nei film. Questo e basta. Tutto, ma non come
aveva guidato quella sera, non come era ripartito poco prima. Era
così difficile? Se il colpo fosse andato in porto, avrebbe anche
potuto divorarsela, la sua manina. Quel giorno, lei non avrebbe opposto resistenza.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.