Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

martedì 9 luglio 2013

Quella minoranza in cui affondiamo radici.

Sappiamo tutti che cosa è successo lunedì all'alba al Cairo: 51 morti e centinaia di feriti fra i sostenitori dell'ex presidente o presidente deposto Morsi dopo che i militari hanno aperto il fuoco. I telegiornali hanno mostrato tutte le immagini.

Non c'è una verità sulla base della quale costruire una riflessione (i militari sostengono di essere stati attaccati, i manifestanti dicono di no). Esistono soltanto versioni dei fatti.

Sono stato comunque al funerale (sempre al Cairo) del religioso copto ucciso da due uomini arati a El Arish, nel Sinai (6 luglio). Spesso i sentimenti e le dichiarazioni di una minoranza ti danno la temperatura di un paese.

Come avevo scritto un po' di tempo fa: le nostre radici affondano tutte nella terra abitata da queste persone. Lo dico senza escludere gli altri. Ma rivendicando il senso di una profondità. Intesa non soltanto in senso religioso, ma anche - e dal mio punto di vista soprattutto - umano e culturale.

Sono così stanco che non aggiungo altro, carico le fotografie delle esequie soltanto. Sono contento che il Telegiornale di RSI abbia trasmesso il servizio: dei cristiani in Medio Oriente non si interessa più nessuno. Se non a parole.

L'ultimo scatto mostra un ponte del Cairo senza traffico e persone: i militari sono sempre più presenti in città. Spesso una fotografia senza anima viva suggerisce meglio di tante altre immagini il senso dell'angoscia. Verso il futuro, metti pure anche soltanto domani mattina.

Tutti i diritti per le fotografie sono riservati (c) 2013 / weast productions.















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