Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

giovedì 18 luglio 2013

La "dittatura del giardinetto"


A volte mi spiace. Detto da un bastardo, è dire tutto. Mi spiace, ad esempio, per il ragazzo del fazzoletto di carta di ieri sera. Avrei anche potuto ignorarlo, che andasse avanti con la sua vita senza finire dentro un racconto. E tuttavia: oggi ho ricevuto sei righe scritte da una persona che proprio ieri aveva trascorso una serata uguale a quella che stava trascorrendo la ragazza con le lentiggini (vedi post precedente se non sai di che cosa sto parlando). Forse, addirittura, la stavano trascorrendo insieme: gli stessi secondi, gli stessi minuti, lo stesso tipo di ometto davanti agli occhi. Che ci sia un problema di fondo? C'è. Il maschio è a terra, uguale alla gomma di una macchina, magari la sua. Troppi acquisti online, troppe creme e cremine, troppa roba giusta da mettersi addosso, troppi calzini cambiati due volte al giorno, troppe mutande cambiate tre volte al giorno, troppo deodorante, troppo profumo, troppo ruolo. Tutta roba che ti frega, perché tolta quella ci sei soltanto tu. E qui sono dolori. Ti devi inventare qualcosa. È dura, lo sappiamo tutti. E poi, guarda, c'è poco da farci giri intorno: siamo piatti, noi uomini, questo ci frega ma tanto. Siamo sempre alla ricerca di un modo di comportarci, di fare le cose, di dare un'impronta alla serata. Ecco: dare un'impronta alla serata. Un'impronta d'elefante, finisce quasi sempre così. Meglio, allora, fare finta di niente, cercare di essere il più fedeli a noi stessi. Non si sbaglia. Ne esci, magari, con le ossa rotte, ma almeno non hai fatto cazzate.

Voglio aggiungere qualcosa, argomento diverso: sto incontrando molta gente, molta davvero, interessata al mondo. Qui da noi, Svizzera italiana. Lo dico ogni volta che mi capita di constatarlo. È un piacere sapere che c'è questa attenzione, questa disponibilità ad assorbire. Non ne ho mai dubitato. Ed è una delle battaglie che porto avanti: raccontare il mondo. E pensare che c'è chi vorrebbe farci credere che, invece, le cose non stanno così. La chiamo la “dittatura del giardinetto”. Chi ce l'ha e lo coltiva – davanti casa o nella propria testa – arriva a pensare (cristo, ma mettendoci uno sforzo pazzesco) che se questo mondo soffocato vale per lui/lei, vale per tutti. E sto parlando di televisione, giornali eccetera, insomma: di informazione.
Aspetta: non sarà che se noi maschi siamo diventati così piatti è anche colpa loro? Che ce l'hanno data a bere, che li abbiamo copiati (giornali, TV, la monnezza di telefilm che mandano in onda, notizie e ben altro ancora, ecc.)? Che li abbiamo presi per buoni?

È blog estate: andiamo avanti senza navigatore, un po' sul leggero, ma non si vive di sola guerra.

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