Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

venerdì 29 marzo 2013

Il senso del taccuino.

Domani, sabato, nel Senso del taccuino sulla Regione: "Il morso malato della guerra". Qui di seguito il (solito) estratto:

La guerra dà alla testa. A chi la subisce, a chi la combatte. Anche a chi la osserva da lontano. Te ne accorgi, ma fai finta di niente. Inizia così: un sottile filo d'acciaio si insinua nel cervello spacciandosi per qualcosa d'altro: un fastidio, la nebbia lontana di un mal di testa in avvicinamento, l'interferenza sullo schermo radar dell'esistenza che ti ha sempre dato una mano nel tenere la rotta. Poi, esplode: il filo si fa incandescente, l'acciaio si scioglie e inizia a scorrere. E' troppo tardi per tirarsene fuori. La guerra ti ha preso: un morso malato, preciso. Coi denti infetti. Il veleno agisce sulla memoria, sulle categorie che fino a ieri (fino a un istante prima) ispiravano azioni e decisioni. agisce sulla nostalgia, sulla fantasia, sulle aspirazioni e sulle ambizioni. La guerra fa a pezzi il mondo nel quale hai sempre vissuto: te ne prepara uno nuovo, il suo, perfettamente sostitutivo e funzionante. Dentro questo mondo, gli esseri umani ricominciano a vivere. Chi li osserva dall'esterno si chiede come possano farlo. Possono: lo stanno facendo. E quindi ci chiediamo, da fuori, come possano uccidere, tirare avanti, crederci ancora che con la guerra si possa ottenere un risultato, perché non si fermano tutti e basta? 

1 commento:

  1. La riflessione più vera sulla guerra che abbia letto negli ultimi tempi.

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