Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

giovedì 21 marzo 2013

Due bambini sotto terra.


(c) 2013 weast productions / g.g.

(c) 2013 weast productions / g.g.

C'è questo articolo del vecchio Bob Fisk, leggibile QUI. Si sofferma su un nuovo fenomeno in Siria: traffico di antichità. Confermo: la gente comincia a scavare. Bastano due palate e trovi la Storia, soprattutto nelle zone vicine all'Iraq, attraversate da un Eufrate che scorre con lo stesso ritmo millenario, indifferente, credo, o ormai rassegnato, alle disavventure degli umani. Si scava per contrabbandare tesori. Nulla di nuovo. Di qualcosa si deve vivere. Servono, i soldi ricavati, per lucri privati, ma non soltanto: anche per fare arrivare in Siria ciò che il mondo si è scordato di inviare: e non parlo di armi. Aiuto per la gente. Anche questo. Vorrei segnalare che la popolazione rimasta non ha smarrito il senso della solidarietà. Per quanto ci stiano provando tutti a spacciare queste persone per poco umane, anzi: vogliamo dirlo? Diciamolo: per bestie. Sbagliato. Loro intanto scavano. Sta tutto nella terra, in Siria: i tesori del tempo. Il sangue che vi cola. I morti di queste due fotografie: il padre della ragazza china sulla tomba, ucciso mentre combatteva a Deir Ezor (pochi chilometri di distanza dalla scatto) e i due bambini finiti sotto i mortai che cadono tutti i giorni nella zona nella quale con questa gente ho condiviso giorni (seconda foto). Due bambini sotto terra: tutti zitti. Due vecchie ciotole trafugate: scandalo! Fate voi, se ancora ne avete voglia. 

4 commenti:

  1. Sei ripartito caro Gianluca!! Trova la via giusta per riempirti il cuore.
    Un abbraccio
    Xenia

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  2. Caro Gianluca,

    avevo letto l’articolo di Robert Fisk come avevo letto un’altro suo articolo sul medesimo argomento l’estate scorsa. E ero rimasta con interrogativi. La domanda di Robert Fisk “What is a child’s life worth against all the antiquities of Syria?” quanto la conclusione del Suo post mi lasciano perplessa. Mettere su un piatto della bilancia la vita di bambini e sull’altro la sorte di reperti archeologici non mi sembra essere il modo giusto di porre il problema, perché semplicemente non si può, perché è assurdo.
    Trafugare “due vecchie ciotole” per sopravivere: non sarei io a gridare allo scandalo o a condannare. Sarebbe ipocrita. Pero, devastare il patrimonio archeologico o artistico significa cancellare la memoria, sopprimere il passato. Una persona che diventa smemorata entra in un tunnel senza uscita, spesso verso la morte. Vale per la società, per l’umanità. Uccidere (o lasciare uccidere) bambini e/o sottoporli alla violenza della guerra è distruggere il proprio futuro. Per esistere, l’essere umano non può fare a meno ne dell’uno, ne dell’altro. Per questo vale la pena non stare zitti.
    Seguo con interesse questo giornale di bordo del Suo percorso in Siria. Spero che ci saranno altre pagine.
    Intanto take care e a presto.

    Donatella

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  3. Fatico a credere che la memoria di un popolo o di una civilizzazione possa essere custodita da una ciotola (o metti pure da una scultura). Non sono mai riuscito a capirlo nemmeno quando, alle elementari e forse anche dopo, mi portavano, con i miei compagni di scuola, nei musei. E giù di ciotole e monete opache e qualche statuetta. Va bene: mi schiero per la tutela del patrimonio archeologico e artistico e contro ogni forma di contrabbando, a scanso di equivoci. Resto, tuttavia, dell'opinione che la memoria sia una preghiera: da recitare ogni giorno di fronte a ogni essere umano. Una preghiera che affonda le sue radici nella percezioni precisa della umanità. Chiaramente - dal mio punto di vista - questo concetto si oppone (senza escluderlo per chi invece vi ci sente portato) a quello religioso di deità, religione, chiesa, moschea, ecc.. O a quello archeologico di reperto. Rabbrividisco di fornte ai reperti. Mi entusiasmo di fornte a un essere umano.

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  4. Caro Gianluca,

    Scielgo dal Suo scritto una frase magnifica “la memoria è preghiera”, e se permette la completo : “la preghiera è memoria”, e la recito ogni giorno. Mi è capitato di pregare in certi siti, colta dalla loro bellezza, e pensavo a gli esseri umani che gli avevano creati, che ci erano vissuti, alla loro memoria. Non mi fanno dimenticare l’umanità. Al contrario. E per fortuna certi esseri umani riescono ancora ad entusiasmarmi.
    Buon proseguimento a Lei con o senza tessera. Quello che conta è che Lei continui a modo Suo.
    A presto.

    Donatella

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