Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

venerdì 4 gennaio 2013

La tua esausta inquietudine.

Domani Il senso del taccuino, sulla Regione, fa a pezzi le frasi. Le solite frasi. Qui di seguito, il solito estratto.

Fatico a starti dietro. Voli, o quasi.
Io, maledizione, arranco.
Mi sento inutile e ti devo tutto.
Ho il fiato corto. Ti osservo...
Ti guardo, con il dentro.
Trovo, in te, lo specchio del mistero.
Emani silenzio. Il lavorio dei pensieri.
Sei, nel modo più compiuto: fragile e esposta.
Sei un'antenna, il polo dei miei inquieti viaggi.
Posso...?

Taci, ora. E ancora. Ascolta l'incerto fraseggio delle mie sillabe, poche.
Vivo al minimo.
Ho strappato qualche immagine al sogno. Le sole credibili.
Giro e rigiro fra le dita
amuleti incandescenti.
Cerco, in ciò che ha già dato tutto, l'augurale portafortuna.
Il fondo del senso,
in una sigaretta strafumata e lacera.
Capisco, nell'attimo, l'infinita complicazione.
Eppure, chiedo altro tempo.
Non si è mai abbastanza soli,
abbastanza per arrivare a capire l'ironia.
Della sorte.





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