Che bello lavorare fino alle tre di notte.
E scrivere l'ultima frase della giornata alle quattro e due minuti del
mattino. Che bello sapere che sarà un libro. Che bello dormire fino
alle sette e capire che il telefonino che ti ha svegliato ha paura del tuo sguardo e se
la fila. Che bello guardare il letto, vuoto, ma
sentire ancora il calore della donna che qualche giorno fa era lì e
domani, se ti gira, se le gira, rieccola. Che sballo alzarsi già
dentro la doccia con il caffè pronto. Gustarsi una sigaretta solo (sooooolo!) e senza quelli che ti dicono
che un giorno finirà coll'ammazzarti. State attenti voi a non prendervi troppo ossigeno: ammazza anche quello.
Che bello mettersi una t-shirt nera
sulla pelle e poi sopra un'altra grigio antracite, che bello infilarsi due
calzini spaiati (uno blu, l'altro nero) prendendoli dal mucchio, un
paio di scarpe da ginnastica, che bello mettersi un
giaccone militare, perché non sai mai se scoppia una guerra;
girarsi attorno al collo una sciarpa che tiene caldo e che ti hanno
regalato da lontano senza rompere. Che bello uscire di casa con gli occhiali
scuri quando fa appena giorno, con i vicini finalmente certi che
sei un tossico. E finalmente in pace, con se stessi e con il mondo.
E che sballo - che sballo – stare fermo al
semaforo con il motore acceso e vedere nello specchietto il fumo dei cilindri che si scaldano, salire pigro, disegnare misteri
nell'aria ghiacciata, interpretarli per sapere come andrà la
giornata. Che bello parcheggiare in sosta vietata, da cafone. Andare
al bar, ordinare un caffè e prendersela comoda. Che bello non avere
nessuna squadra per cui tifare. Che sballo non leggere i libri che ti
consigliano quelli che frequentano soltanto la quarta di copertina ma
se la tirano, criiiisto se se la tirano. E che sballo – che sballo –
partire in quarta senza multa, dopo il caffè, con la cameriera che
magari ancora ti sta guardando e pensa, nel mega-flash della sua
giornata, che esistono ancora – oh, ancora! - uomini coraggiosi.
Che bello comprare una birra alla
stazione di servizio e bersela con calma, da qualche parte, quando è
notte. Che bello se per strada qualcuno ti guarda. Che bello pensare che magari un racconto sta nascendo
dentro la sua testa.
Che sballo pensare che le stelle
che vediamo sono già spente e che le notizie che ci danno sono
vecchie, perché sono vecchi quelli che ce le danno.
Che bello trovare, in fondo a una
tasca, un accendino, quando avevi praticamente concluso che non c'era.
Che bello guardare la
fiamma che fa.
Che sballo sapere che dipende da te,
quanto resta viva. Dalle tue dita, dalla tua voglia di giocarci,
dalla tua luna.
Ehhh, ma che sballo questa notte, anche
questa, con tutto il cielo acceso: non finirà mai nemmeno
se le metti fretta.
Tu. Tu, invece, ascoltami: tieni duro. Tieni duro e basta. Non te lo sto chiedendo. Te lo sto cantando, sottovoce.
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