Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

lunedì 6 giugno 2011

Vedere da dentro. Pubblico la testimonianza di Xenia (parte prima).

Non sono un non vedente, o un diversamente abile, sono cieco.

 Usate pure questa parola, perché per me non è offensivo, è ciò che sono.
Sarebbe come dire ad  una persona bassa che è diversamente alta... saprebbe di presa in giro vero?!?

 Nella mia vita, succedono, cose bizzarre.
Un giorno ero tranquillamente fermo sul marciapiede, con il mio bastone bianco, improvvisamente vengo preso per un braccio e mi ritrovo dall'altra parte della strada...la realtà, è che io stavo aspettando mia moglie non era mia intenzione attraversare la strada...non ho detto nulla, perché mi sembrava scortese, ma quell'azione mi ha creato più problemi...

Ricordatevi di chiedere, oppure semplicemente sappiate che se ci serve una mano, la chiediamo....

Il mio avvicinamento alla casa per ciechi è stato a tappe la prima volta quasi per caso, un corso di formazione per lavoro, il relatore, Sig. Bertoli presidente di UNITAS.
Il suo approccio è stato così spontaneo e sotto un certo aspetto ironico, che quando alla fine del corso ci ha informati della possibilità di una visita al buio di casa Andreina con poi possibilità di cenare sempre al buio, mi è sembrata la cosa più naturale da fare.

Ho esteso l'invito a delle persone a me care, e ci siamo ritrovati in 17 tra i 25 e i 70 anni, tutti con un unico scopo, EMOZIONI.

Posso dire che è stata un'esperienza, che auguro a tutti di fare.
Le sensazioni sono strane.

Conosciamo le persone che si prenderanno cura di noi nelle prossime ore: Camilla e Luigi.

Ci viene spiegato che inizialmente le sensazioni possono variare: disorientamento, nausea, mal di testa, paura,...in qualsiasi caso è sufficiente chiamare e restare fermi in modo da da essere raggiunti con facilità.

Così, in piccoli gruppi in fila indiana con le mani sulle spalle di chi ci sta davanti attraversiamo, prima una porta e già qui è buio e poi al tatto, una tenda. Sento le mani sulle mie spalle stringere, e mi accorgo che anche le mie sono rigide, sulle spalle di chi mi precede...
ECCO, QUESTO È IL BUIO. - Xenia -

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