Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

mercoledì 22 giugno 2011

Stringimi amore

(c) 2011 weast productions
Ho mangiato una pizza. Questa sera. Al ristorante. Accanto a me,  due uomini. Lo ammetto: ho ascoltato, tutto. Parlavano di tiro obbligatorio e di tiro non obbligatorio, tiro di piacere, l'uno e l'altro affrontati con passione. Insomma, due a cui piace sparare a un bersaglio con un'arma da fuoco. La descrivevano, come fanno un po' tutti in Svizzera, con riferimento all'anno di produzione. Un 97, un qualcosa d'altro. A parte che fa rumore e che se hai una casa vicino a un poligono di tiro dai di matto, sparare può avere un suo fascino. E' un esercizio di concentrazione. Al quarto boccone di pizza mi sono detto che, uguali ai due signori accanto a me questa sera in pizzeria, chissà quanti ce ne sono in giro in Svizzera di innamorati del moschetto e del poligono. Amori dichiarati o meno che siano. E poi mi sono chiesto ancora che cosa, miracolosamente, trattiene tutta questa gente dallo spararsi addosso. E infine ho concluso, andando in altra direzione, che c'è un potenziale bellico spaventoso fra questi cecchini della domenica: anche in pizzeria. Il fucile è la loro playstation: scaricano, insieme al caricatore, la voglia di farsi a pezzi sul serio.  Il fucile è la loro bambola gonfiabile. Cosi' facendo relativizzano la funzione dell'arma di cui parlano e che usano e quindi delle armi in generale. Un'arma che nel weekend stringono, non ho dubbi, più appassionatamente che le loro mogli o compagne.  Feticcio e giocattolo, amante e fidanzata ideale. Uno strumento di morte diventa  attrezzo sportivo, scappatella dichiarata. "Amore, vado a sparare un paio di caricatori al poligono..." E ci vanno davvero, non è nemmeno una scusa. Quando questi snipers vedono in TV un ragazzino che in Africa piuttosto che in Medio Oriente stringe un Kalashnikov fra le mani commentano, increduli e scandalizzati. Ma se glielo spiego io, a quei ragazzini, che nel mio paese la gente va a sparare senza avere un vero nemico di fronte, scuotono la testa e dicono che i matti siamo noi.

4 commenti:

  1. Sono in vacanza all'estero e c'è una squadra norvegese che parteciperà agli special olympics games. Si allenano quotidianamente in un prato. Due ragazzine down (potrei pensare gemelle se è pensabile nel 21 cromosomo triplo e doppio nella procrazione non lo so), si esercitano alle clavette. Uno spettacolo. Mia figlia le guarda di nascosto da un cespuglio. L'ho invitata ad andare sul prato per incentivarle ... Di certo loro saranno spronate e tu avrai da imparare. Insieme sul prato una sconfinata tenerezza. Loro certe del ruolo e della missione importante mia figlia cert che alla gymnastique di paese fra un paio di anni potrà fare esercizi simili. Poi, e arrivo alle armi, stiamo in fila per la prenotazione agli sport d'acqua. Con noi in fila una banda "inferocita" di bergamaschi (non posso descriverli i ga na vüna per tücc) e chiedono se é possibile fare la caccia subacquea (se se po' mazza i pes sota in de l'acqua).Non è previsto il programma non lo prevede (l'avessero letto si evitavano 20'minuti di inutile coda 35 gradi) erano furenti e mi sono detta peró la ricerca delle armi è un fascino prettamente maschile. Dovessimo usarle per difenderci la vita forse le vedremmo con meno esuberanza e non le cerchermmo in una sensierata vacanza di mare. I pesci in barba ai bergamaschi se ne stanno tranquilli in riva al mare e le nostre eroine norvegesi continuano ad allenarsi con impegno sul prato. PS: nel 1993 un amico si è sparato con l'arma d'ordinanza lasciata in dotazione dall'esercito ai militi svizzeri. Le armi non sono mai una compagnia né d'avere né da cercare.

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  2. Lo pensi davvero Gianluca, che il "potenziale bellico" sia tra quei cittadini che vanno al poligono e non tra chi uno sfogo (intelligente, etico o rischioso che sia) non ce l'ha?

    Lo so che la tua ultima frase potrebbe distrugge sul nascere questa domanda, ma è un cambio di direzione. La moralità, il fine o forse il perché si scelga di impugnare un'arma e scaricare i colpi addosso ad un bersaglio è un discorso diverso. Penso che paragonare la situazione dei due mondi paralleli di cui ci parli in questo post sia estremamente difficile.

    Lo dici anche tu che le persone messe in situazioni estreme, si comportano in ugual modo in qualsiasi parte del mondo. Allora non credi che, invertendo i ruoli, quel bambino un papà ce l'avrebbe. Un papà che, forse, anche lui nel tempo libero impugni una pistola?

    Ho divagato un po'. In realtà quello che mi ha colpito più di tutto, più delle armi e più del bambino è questo "scaricano, insieme al caricatore, la voglia di farsi a pezzi sul serio". Mi ha fatto rabbrividire.

    Mi ha fatto rabbrividire perché spesso leggendo i fatti di cronaca, anche i più vicini a noi, mi chiedo "Perché?". Perché si arriva a compiere azioni così feroci? perché ci si odia così tanto? cosa ci fa pensare che non ci siano altre soluzioni? Io credo che abbiamo perso di vista un po' tutti la visione globale di ciò che ci sta attorno. Di ciò che è importante, essenziale. Parlare. Parlare e ascoltare. Parlarci e ascoltarci. Non ci sono armi, vie d'uscita o bacchette magiche che possano sostituire quella che a mio modo di vedere, per l'essere umano è una necessità primaria.

    PS: a questi orari fatico a tenere a freno riflessioni e mani sulla tastiera... mi scuso in anticipo con chi dovesse trovarmi fuori tema! :)

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  3. Ciao Carol: puo' suonare consolatorio pensare che se uno spara al poligono non spara a suo figlio, sua moglie, a un collega o a uno sconosciuto. Mi ha soltanto impressionato, nella scena di cui sono stato testimone e che ho brevemente raccontato, il tono con il quale i due uomini parlavo di armi. Non come di armi, di strumenti che uccidono (come scopo primario). Ne parlavano come di amanti. Un po' troppo convinti che lo fossero davvero.

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  4. Probabilmente si, Gianluca. Consola. E' solo che non capisco come sia possibile arrivare a tanto. Com'è possibile che qualcosa dentro di noi si spezzi in questo modo. E ci porti a impugnare un arma, qualsiasi, e ad usarla contro un altra persona. E' cronaca recente anche alle nostre latitudini.
    Mi piace pensare che se la gente trovasse un modo per scaricare la velocità con cui scorrono le giornate, gli screzi al lavoro, le preoccupazioni in famiglia e quanto altro... non si arriverebbe a tanto.
    In questo senso, trovo qualcosa di positivo nello sparare al poligono.

    Probabilmente la differenza sta nella scelta. Io non ho scelto di impugnare un arma per farlo. E potremmo chiedere ai diretti interessati perché hanno preso questa decisione. E magari cercare di farlo capire, a quel bambino, che noi "la guerra" la possiamo fare anche per hobby.

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