Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

domenica 25 maggio 2014

Dispaccio numero 5: potevano dirmelo prima...

Fa l'impressione che fa la Storia quando gioca con la tua vita che non conta nulla: un'impressione pazzesca. Uno si sveglia la mattina presto e non è più nel Paese nel quale era quando si è addormentato.  Ieri sera sono andato a letto in Ucraina, Ucraina orientale, sia pure nella "Repubblica popolare di Donetsk". Questa mattina mi sono svegliato in Nuova Russia. Che è anche un nuovo Stato, uno Stato autoproclamato, va bene, ma ultimamente si autoproclama di tutto in Ucraina. È una bella botta da prendere di domenica. Pensa se non riconoscono la Svizzera, se il mio passaporto è carta straccia, se chiedono un visto che non ho, se mi chiedono di raccontare la storia di questo Stato che non conosco, di fare il nome dei padri fondatori, dei suoi martiri e dei suoi eroi.. Difficile: visto che non mostrano il volto (passamontagna nero) e non parlano con i giornalisti (a malapena li fotografi). È brava gente, ma fa una certa impressione.... Come fa impressione svegliarsi con la Storia che ti è passata sopra o accanto la notte appena trascorsa e mentre prendi il caffè guardi fuori dalla finestrella dell'appartamentino che ti stai affittando e ti accorgi che alla natura non gliene frega niente delle beghe degli umani: c'è una bella luce, un vento leggero, le foglie sono verdi e, se riuscissimo a sentirle, credo che suonerebbero come campanelle lontane, così mosse dall'aria come sono. Che domenica. Avere un hobby, da stargli dietro, e invece niente, solito testone con la fissa delle cose che accadono e che vanno raccontate. Eccomi accontentato: sono in un Paese nuovo, appena nato. Potevano anche dirmelo, cristo... 

1 commento:

  1. Poi ci sono domeniche in cui, mentre prepari la cena, pensi alla stretta relazione che esiste fra un uovo e il bordo su cui lo batti per romperlo. Non è questione di durezza, angolazione, colpo o intensità. Alcune storie ti spaccano perché quel bordo diventa il confine oltre il quale guardare. Altre invece, come le tue, quel bordo sono in grado di piazzartelo lì in mezzo tra un pensiero e l'altro, come fosse un monolite nero giunto da chissà quale odissea, intento a cuocerti senza nulla spaccare... Alla fine ho poi deciso di farmi un uovo alla coque, anche se sbucciare non sempre è più facile e indolore che rompere.

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.