Questa mattina presto ho visto un
essere umano. Quando mi sono avvicinato a lui il rosso della panchina
mandava un ronzio come di campo magnetico per tenere gli altri alla
larga. E quando gli ho dato un colpetto sulla spalla, l'ho fatto
soltanto per capire se era vivo oppure diversamente vivo. Che è un
modo per dire quello che non dice più nessuno: e cioè , morto. Era
seduto sulla panchina come molti si siedono davanti al televisore:
una gamba accavallata sull'altra, mezzo comodo fra quello che stai
per vedere e la pipì che sta per scapparti. Quindi lì a metà, non
davvero seduto e non ancora deciso ad alzarti. Eccone uno che ha
messo in pausa la vita! Come puoi fare soltanto con un film. Quando
mi ha avuto vicino vicino, ha aperto un occhio. E poi l'altro. “Ci
sei cascato!”. Ci puoi scommettere. C'è in giro gente così viva
che può permettersi di fare il morto. Mi sta sulle palle, questa
gente.
Il film ricomincia a scorrere. Entra in
scena un cane di dimensioni minuscole e senza grasso, anzi magro come
un chiodo, che il personaggio seduto sulla panchina nascondeva sotto
il giaccone. Il cane sbuca fuori come da un parto cesareo, già
vestito. Indossa un piumino senza maniche di un verde sgargiante. Il
mio cervello se ne va per conto suo: si sta chiedendo come abbia
fatto quel tizio a infilare il piumino al suo cane senza spaccargli
le costole, senza spezzargli la spina dorsale. Forse se l'è messo da
solo. Non dovrei alzarmi troppo presto: prima delle nove non sono
pronto per la realtà.
Il tizio sulla panchina mi spiega che
al suo cane manca soltanto la parola: quindi ha tutto il resto? Mi
dice che è come avere un ometto. A casa non sporca, di notte dorme,
mangia tre volte al giorno, costa poco, la mattina gli porta i calzini
tenendoli in bocca ma senza riempirli di saliva, la sera gli porta il
libro, immancabilmente aperto sull'ultima pagina letta. “Come fa a
saperlo, se io il libro lo chiudo sempre prima di addormentarmi?”
Mi guardo in giro. Cerco una via di
fuga. “Come fa a saperlo!?” Io non lo so, mi scusi. Per quanto mi
stia sforzando di capire come fa quel chiodo a sapere a quale pagina
è arrivato il suo padrone la sera prima leggendo un maledettissimo
libro, non trovo una risposta.
“Ma lei non è quello che si vede
ogni tanto in televisione?” Paura, che sale dalle dita dei piedi,
come una scossa elettrica che non ha fretta, ti farà secco uguale.
“Ma lo sa che lui – il cane, vuole dire – non si perde una
puntata? Senta, ma come andrà a finire?” Ho ancora una birra nel
frigorifero. Dovevo alzarmi, aprire il frigo e bermela tutta.
Soprattutto: non dovevo uscire di casa, non oggi.
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