Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

venerdì 3 febbraio 2017

Il senso del taccuino.

Domani torna Il senso del taccuino. Ho mancato un sabato, perché mi trovavo in un paese nel quale non esiste internet. Sono partito senza modem satellitare, non ne avevo bisogno, non lo volevo con me. Domani, quindi, sulla Regione, vi propongo "Come un respiro profondo".

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Ci sarà lo scatto di un personaggio presentato nel Post precedente, con un'inquadratura diversa, come vi sembrerà chiaro osservandola qui. Per me è importante questa fotografia. Così come lo sono le storie delle persone raccontate: Anna, Farah, suo padre, l'attore africano cieco e indirettamente quella di chi scrive. Ce lo vogliamo leggere un breve estratto dal testo? Ce lo vogliamo. Si riferisce al momento in cui sono tornato "a casa", passando la dogana di Chiasso. La "pancia gonfia" di Anna allude a un suo stato interessante, come si dice. Interessante per chi? Ecco l'estratto:

Oh, Anna. Che della tua storia di donna tradita e con la pancia gonfia hai fatto un racconto che racconta il mondo. E la vita. Serve il coraggio e serve la forza. Da queste righe che mi hai messo fra le mani è venuto fuori un Taccuino che parla anche d'altro. Che sia, per davvero, altro? Pensare che rientrando da un paese lontano, condannato alla responsabilità della propria miseria tuttavia negata da chi lo governa e non soltanto, non soltanto, ho avuto l'impressione di attraversare, a 80 all'ora, campi minati, consolato, ascoltando la radio, e sia pure per poco, dall'immensità di spazio concessa al vaticinio del tempo che potrebbe fare domani (e perché non concesso alla tua vita, questo spazio, Anna?) e, appena prima, consolato ma anche elettrizzato per non dire sollevato dalla notizia che ormai esiste un aspirapolvere senza sacchetto, e prima ancora atterrito dal vuoto terrificante prodotto da chi vorrebbe risolvere i problemi della vita senza nemmeno esserci finito dentro, senza saperne granché, senza saperla, chiuso in un girotondo isterico e insufficiente, insomma accolto, con tanto di indiretto benvenuto, dalla fragilità (dalla mancanza di coraggio) che è la vita affrontata ignorando come è per davvero, metti pure in un'altra parte del mondo, nemmeno troppo lontana. Nemmeno. Anzi: per nulla.


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