Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

venerdì 17 febbraio 2017

Il senso del taccuino.

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Domani nel Senso del taccuino sulla Regione: "Le trappole della follia". Eccone un breve estratto:

Rieccola, la “follia”, nelle parole di Miriam. La incontri ovunque, questa parola, quando meno te l'aspetti. Anche quando torni a sfogliare vecchi taccuini con dentro gli appunti scritti 15 anni fa. Capisci che potresti scriverli oggi, parola per parola. Cos'è cambiato? Nulla. Alcune circostanze, certo, ma non la sostanza. Non l'atmosfera. Tutto uguale. C'è da impazzire, sul serio, se uno ci pensa. La narrazione di quella terra non fa che alimentare la sua inarrestabile ripetitività. Pensare che ne escano da soli, che ne escano bene, contenti tutti, contenti gli israeliani e contenti i palestinesi, ma da soli, appunto, è forse l'ultima insidiosa trappola posta dalla follia. Chi lo dice? Lo dice Fares, che ha un piccolo negozio di giocattoli non lontano da Ramallah, in quello che è diventato un quartiere, ma che in realtà è ufficialmente un campo profughi. Vende quattro giocattoli al giorno, quando li vende. La sa lunga, Fares. Dice che da quando è nato non è cambiato nulla: nella sua vita e tutt'attorno. «C'è da impazzire», conclude. Eccola qui, di nuovo, questa parola.


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