Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

venerdì 15 maggio 2015

Il senso del taccuino.

Domani nel Senso del taccuino sulla (nuova) Regione: "Una boa nella notte". Qui di seguito il (solito, paaarentesi….) estratto.

NOVITÀ: dal prossimo numero, fra due settimane, l'estratto sarà presentato anche in live streaming attraverso l'applicazione PERISCOPE. Per maggiori informazioni, se vi occorrono, siete invitati a scrivere a info@weastproductions.tv.

I morti sono morti. La primavera manda aria calda sugli alberi di limone. E di banane. E se ne frega. Garantito che nei campi qualche cluster bomb ci sarà ancora, una pallina di metallo con una coda in stoffa, che sembra un serpentello, sganciata dagli aerei israeliani nell'estate del 2006, se ci finisci sopra con un piede perdi la gamba, se ti va bene si capisce. Gli anni trascorrono troppo in fretta e non è normale: dietro ci deve essere uno che gli mette paura, che li rincorre con un forcone, o un Kalashnikov. Tiro, nel sud del Libano, è uguale identica a com'era nove anni fa. Il tempo è passato, ma è cambiato nulla. La stazione di benzina sembra essere stata bombardata ieri, anche se l'hanno rimessa a posto. La strada che porta all'ospedale nel campo profughi palestinese è intasata come l'arteria di un malato, eppure è come se fosse deserta, con in mezzo il motorino accartocciato e i pezzi di un corpo umano sparsi qua e là, appena centrati e arrostiti dal tiro di un drone. Il tempo passa e non cambia nulla. La gente invecchia. E muore. E allora? È difficile da capire, e anche da ammettere: il tempo non si misura osservando ciò che cambia, ciò che sparisce. Sono effetti collaterali. La verità è che meno cose cambiano, più tempo passa. Succede, però, che qualcuno muore giovane. Muore ammazzato. Questo sì. È uno scherzo giocato al tempo. È un arresto imprevisto del suo meccanismo, che produce un colpo sordo, seguito da un borbottio, da un rumore di ferraglia e poi dal silenzio. Il silenzio è il segnale convenuto del tempo che riprende a scorrere. Non c'è nulla che possa arrestarlo. E tuttavia: l'eco lontana prodotta dall'inceppamento è una boa calata nella notte che inizia a lampeggiare. La luce intermittente tiene viva la nostra memoria. Cosa abbiamo, d'altro, da sottrarre alla fame del tempo? Una boa, a nove anni di distanza, lampeggia ancora, in questa parte di Libano, senza celare lo sforzo immenso che mette nel produrlo, quel lampo sempre meno visibile e francamente che significa, di chi è?

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