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L'Europa promette 11 miliardi di euro
all'Ucraina. A chiedere a chi andranno uno ci fa anche la figura del
fesso. Uguale a quando i miliardi (a memoria credo 15, in dollari) li
aveva promessi Putin, prima che la situazione precipitasse con gli
eventi e il sangue del Maidan e ora la Crimea. Lui sapeva perfettamente dove e a chi
sarebbero andati: ai "suoi". I ragazzi con cui sono stato in giro per il Paese
la prendono come può permettersi di prenderla chi ha trent'anni al
massimo. Con un sorriso; amaro però. E con una battuta, che circola
in questi giorni. Dice: “Dobbiamo andare alle elezioni subito e poi
far fuori tutti gli eletti. Torniamo a votare e facciamo fuori anche
questi. Votiamo una terza volta e con questa nuova classe politica in
Parlamento e Governo potremo cominciare a parlare”. Il “li
facciamo fuori” è chiaramente da intendersi in senso figurato. La
battuta, invece, va presa alla lettera e la dice lunga sulla fiducia
che i giovani nutrono nei confronti del Governo provvisorio di Kiev.
Zero. La dice lunga anche sulla
geologia dello strapotere: una
stratificazione di affari e arricchimenti personali che inquina la
cultura politica in Ucraina.
Teniamo
d'occhio anche le rivoluzioni nel mondo arabo per capire i giochi che
si stanno componendo a due ore e mezza d'aereo da Zurigo. L'Egitto
dei generali (cosa non se n'è scritto sui giornali, cosa non s'è
detto nell'etere, scoprendo a posteriori
che il colpo di stato lo avevano fatto, in realtà, l'11 febbraio del
2011...): ha ricevuto 15 miliardi di dollari da Arabia Saudita e altre
monarchie “amiche” del Golfo. Perché? Perché i generali hanno
deciso di far fuori i Fratelli musulmani, strategicamente accorto o
meno che sia come passo. Gli egiziani hanno visto un dollaro di
questi miliardi? Garantisco di no. E la rivoluzione? Soffocata,
grazie anche a quel regalo. Tutti quei soldi sono in realtà serviti
a soffocare la rivoluzione, per quanto deraliata, disorientata e
confusa che fosse. La ricetta è: blindare una classe politica e
tenere al guinzaglio un intero popolo. Come? Con i danee.
Vanno
di moda le democrazie basate sul portafoglio. È il primo (e non
scritto) articolo di una Costituzione globale che viene esportata
dentro la carta regalo dei diritti universali, dello sviluppo sociale
ed economico, della parità fra i generi, dell'educazione, eccetera.
Andrà a finire così anche in Ucraina, perlomeno all'inizio, che
finisca sotto l'ala protettrice di Mosca o quella dell'Occidente.
L'impressione è che quel mare di soldi (per quanto urgentemente
necessario all'Ucraina) finirà coll'annegare l'energia del Maidan,
gli slogan della popolazione, la vitalità della rivoluzione (sana) che è
cresciuta da una rabbia autentica e covata troppo a lungo. Del
valium
somministrato nelle vene di chi oggi crede ancora in un cambiamento
che porti il Paese, un giorno, all'affrancamento dai
padroni, qualsiasi essi siano. Esiste forse una sostanziale
differenza dal restare o finire del tutto nella sfera d'influenza
russa?
Direte: sei un pessimista, vedi nero. Giuro che non è così,
che mi scappa quasi da ridere. Non rido (in realtà non mi viene
davvero) per rispetto dei ragazzi ucraini che ho conosciuto e che
apprezzo tantissimo per la loro intelligenza, il loro coraggio e la
capacità che hanno di inventarsi la vita ogni giorno: senza
lamentarsi, credendo invece fermamente al senso che l'impegno e la
messa in gioco di sé danno alla nostra vita. Soprattutto, quando rischi
di perderla.
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