Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

sabato 21 maggio 2011

Fumo negli occhi


Queste sono le sigarette che ho consumato ascoltando il discorso di Barack Obama sul Medio Oriente. Nessuna aspettativa è andata in fumo: non ne avevo. Ho trascorso gli scorsi giorni ascoltando giovani arabi parlarmi delle loro idee, dei loro progetti. C'è, in questi giovani, una straordinaria energia. Il senso della giustizia, in senso filosofico e pratico. I giovani hanno ascoltato Obama. Obama ha ascoltato questi giovani? Invito chi possa essere interessato a leggere Robert Fisk su The Independent (19 maggio): http://www.independent.co.uk/opinion/commentators/fisk/robert-fisk-presidents-fine-words-may-not-address-the-middle-easts-real-needs-2286077.html

3 commenti:

  1. Ho letto l’articolo di Robert Fisk che ha indubbiamente ragione su d’un punto: we must wake up!
    Che il presidente Obama deluda : si ; che il suo discorso sul Medio Oriente non porti niente di nuovo : sfortunatamente ; che egli ascolti i giovani del mondo arabo: forse; che li capisca : no.
    La primavera araba ha completamente ridistribuito in modo inatteso le carte in gioco, e gli occhi fissi sulla lotta antiterrorismo, gli Stati Uniti ed il oro Presidente non fanno altro che reagire, ma non più anticipare ed essere pro-attivi, incapaci di liberarsi di una certa retorica che perde credibilità. La Sua intervista del ragazzo egiziano al Cairo lo dismostra abbastanza.
    Ma siamo sicuri, che l’Europa, in prima linea, si sveglierà più in fretta, emancipandosi delle posizioni americane, per mobilitarsi in modo unito e coerente (e non come 27 voci messe insieme) in favore dei movimenti di rinascimento arabo ? O rimanerà un passo indietro ? Vorrei credere che la prima alternativa si verificassi.
    Donatella

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  2. Cara Donatella, ogni volta che incontro qualche giovane, ragazzo o ragazza, che ha fatto la rivoluzione o la sta facendo in uno dei paesi arabi in fermento, gli dico: complimenti! E gli dico che il suo è un esempio anche per i giovani europei. La straordinaria energia prodotta dalle rivoluzioni arabe arriva - sta arrivando - anche dalle nostre parti. Deve spingerci a interrogare le nostre democrazie e i loro interpreti, i politici. Deve - dovrebbe - farci sentire il desiderio di esserne protagonisti, di rompere semplicemente le scatole al potere costringendolo a rendere conto di molte cose che, ora, diamo per scontate. Sarebbe sbagliato guardare alle rivoluzioni arabe con l'atteggiamento di chi, compiacendosi, si sente dalla parte di chi ce l'ha fatta, di chi funge da esempio. No. Anche noi, in Occidente, dovremmo ispirarci ai giovani arabi. Copiarne, assorbirne, perlomeno, l'energia, il dinamismo, la voglia di fare e cambiare. Mi piacerebbe che anche da noi le piazze della Liberazione si riempissero di giovani (e non soltanto) e che tutti noi si andasse li' con scritte, cartelloni, striscioni e tante idee in testa. Per dire che la democrazia, anche la nostra, non è perfetta e a volte proprio non ci piace, né come è interpretata né quello che produce. Che ne dice?

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  3. ... che ha tremendamente ragione. Per riprendere un’espressione francese “nous nous sommes endormis sur nos lauriers”. Non ho mai pensato che le nostre democrazie siano esempi da sventolare come ideali al di fuori dei quali non c’è speranza. Ne che “ce l’abbiamo fatta”, visto che ci vuole poco, ben poco, per che producano del brutto, basta a guardare l’uso che ne fanno certi capi di Stato. Non vorrei titare paralleli azzardati, ma ho contemplato con un certo giubilo il movimento de Los Indignados in Spania. Forse sono le premesse che la nostra gioventù (e poi noi...) si sveglia grazie a l’esempio dei loro coetanei del mondo arabo, in fin di conto per preservare la democrazia anche da noi.

    Donatella

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