Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

venerdì 2 dicembre 2016

Il senso del taccuino.

© 2016 weast productions / vietata la riproduzione di foto e testo.

Domani nel Senso del taccuino su laRegione: "Lo sguardo di ritorno". Leggerete di due fotografi, Hans e Giles, di due città, Berlino e Londra, e troverete anche un passaggio che fa (riportato qui con la funzione del "consueto estratto") così: 

La città non aveva più nulla da offrire. Era sfinita. Dentro i bicchieri restavano croste di aspirina, biancastre. E la bava secca delle Alka-Seltzer. A occhio e croce, chili. Le parole avevano lasciato pezzi, qui e là. Come se avessero fatto a pugni e fossero schizzate fuori dalle bocche, o sparpagliate come ossa rotte sui banconi dei bar, sui divanetti dentro ai privé. Persino dentro ai privé. Andiamo bene. Una Rattengemeinschaft, una comunità di ratti grassi e lucidi, si stava dando alla pazza gioia: sferravano finti attacchi suicidi contro i sacchi dell'immondizia. Creature strafatte della terrificante illusione di essere rimaste sole al mondo. La notte ci dava dentro: pompava del nero contro la luce gialla dei lampioni, i quali offrivano un'indifferente resistenza. La realtà aveva raggiunto un punto di sofisticato equilibrio: dietro le finestre delle case, i vivi facevano i morti, avvolti dentro coperte che avrebbero meritato una lavata, oppure abbracciati in combinazioni che avrebbero richiesto perlomeno un chiarimento, una discussione. E i morti? I morti erano morti, amen.
Il mio amico Hans scattò una fotografia e disse: «Schön»



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