Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

venerdì 23 gennaio 2015

Il senso del taccuino.


© 2015 weast productions
Domani nel Senso del taccuino sulla Regione: "Dentro una scatola storta". Qui di seguito il (solito, maledette parentesi) estratto:

Non è necessario andare chissà dove. L'idea che l'esistenza, chiamiamola vita di tutti i giorni, sia tenuta insieme da una fragile cucitura, diciamo da un rammendo nascosto, ma che a volte ci troviamo di fronte, rivelatore dello spaesamento, del disorientamento che regge – per quanto sembri una contraddizione – ciascuna nostra decisione, ciascuna nostra azione, vale ovunque. Questa idea è venuta fuori così, a bordo di una jeep lanciata a cento allora lungo una strada deserta dentro un paese in cui si combatte una guerra. Non è importante quale: una delle tante. È un'idea venuta a uno che sa di sigarette e caffè bevuto senza zucchero, e che si è improvvisato mia guardia del corpo. Forse perché non ha di meglio da fare. O forse perché vuole metterla alla prova proprio utilizzando me. Funziona, infatti, sempre sugli altri, questa idea. È lo sguardo sugli altri che fa comparire il rammendo, la cucitura che espone l'istante preciso nel quale il disorientamento, impossessandosi della nostra vita, ci mette di fronte al vuoto. Succede che sia proprio questo “sguardo sul vuoto” colto negli altri a lasciare il segno nella nostra vita. Tack. Questa volta è il fucile dell'uomo più anziano a sbattere contro la portiera, nonostante lo tenga stretto come una bandiera.

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