Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

venerdì 21 novembre 2014

Il senso del taccuino.

© 2014 weast productions / gianluca grossi

Domani nel Senso del taccuino sulla Regione: "Parole cucite addosso". Qui di seguito il (solito: e dagli con la parentesi!) estratto:

Esce dall'abitazione di un parente (il marito di una sorella) alle 8.30 di mattina. Nella mano sinistra regge una borsetta femminile che stona con il suo passato di passionaria della sollevazione popolare siriana; nella destra, si era già intuito, tiene una tazzina: dentro c'è del caffè solubile, fuori il disegno di un Babbo Natale che fugge col sacco dei regali. Osservata da lontano, e senza conoscerla, è una macchia nera in avvicinamento, e uno potrebbe anche chiedersi, ipotizzando due ben distinti orientamenti esistenziali all'origine della domanda, “Dio, che cos'è?”, oppure “Chi è questa?”. Una domanda più articolata sarebbe già stata spazzata via dalla sua andatura, soltanto a prima vista lenta e distratta, in realtà decisa e mirata. Mirata al negozietto della stazione di Schwerzenbach: sigarette. Due pacchetti, meglio andare sul sicuro. Esce dal negozio, posa la tazza su un muretto, cerca l'accendino nella borsetta e ispira il primo fumo della giornata. La voce le esce stracarica di vita lasciata alle spalle. Di avventure. Pericoli scampati. Amici morti ammazzati. Sogni infranti. Idee, tuttavia, chiare. Una voce roca. Profonda. I giorni e poi i mesi e gli anni trasformati in minuscole schegge di vetro che hanno lasciato il segno. Asmahan. 

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