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(c) 2012 weast productions / gg. |
Grazie al numerosissimo pubblico intervenuto all'inaugurazione di SpazioReale e di Il resto della vita. Con piacere assecondo le richieste di molti di leggere il testo del mio intervento. I video di tutti gli interventi, questo incluso, sulla pagina Facebook di SpazioReale. Clicca QUI.
Grazie
al pubblico per essere intervenuto cosi' numeroso. Nonostante il
tempo avverso. Alcuni, vedo, hanno addirittura osato varcare il Monte
Ceneri, altri il San Gottardo. Benvenuti a tutti, con affetto.
Desidero
ringraziare il Municipio di Monte Carasso per avere creduto in questo
progetto e averlo, insieme ad altri, sostenuto.
Desidero
in particolare esprimere il mio grazie alla squadra di SpazioReale,
che ha lavorato con passione, ingegno e creatività all'allestimento
di questo spazio e dell'esposizione che lo inaugura. Grazie, quindi,
a Rossana Martini, che un po' come Milla lo aveva per la neve, ha il
senso per le esposizioni. Grazie a Luca Tanner, segretario comunale
di Monte Carasso, che ha saputo trovare le soluzioni che spesso
necessitavano, grazie al grafico Manrico Pierangeli, al suo lavoro
sensibile e puntuale, grazie Naima Chicherio che ha trascorso molto
tempo negli spazi di SpazioReale
e a Maurizio Secundo,
che con la professionalità di chi padroneggia l'informatica ha
curato la stampa delle fotografie arricchendola dell'innamoramento dell'artigiano
per il suo mestiere.
Sto
per raccontarvi una storia, signore e signori.
Un
giorno, in un paese lontano, me ne stavo tranquillo a sorseggiare il
tè seduto su una minuscola sedia di paglia davanti a un tavolino
rotondo con le gambe cosi' basse che quasi toccava terra.
Avevo
tracorso la giornata fotografando. Mi ero recato nella periferia
polverosa di una città già polverosa di suo per incontrare chi
fuggiva dalla guerra. Bambini orfani, donne ammalate, uomini accecati
da esplosioni o da malattie non curabili in quel paese. Qualcuno
avrebbe potuto definire quel posto e quella gente POCO
RACCOMANDABILI. Insomma, da starci alla larga.
Io
li avevo avvicinati. E avevo trascorso delle ore, osservandoli,
ascoltandoli e fotografandoli quando avevo capito che il mio sguardo
non li avrebbe turbati o offesi.
Il
popolo di cui parlo ha una caratteristica: quando qualcuno capisce
che lo vuoi fotografare si immobilizza. E ti fissa.
Risponde
al tuo sguardo. Restituisce cio' che tu in quel momento sei: sguardo.
Hai
di fronte lo specchio di te stesso. E in quell'istante capisci che lo
sguardo puo' ingannare oppure spalancare le porte della realtà.
Lo
sguardo che ti spinge a definire, identificare le persone che quel
giorno avevo incontrato come POCO RACCOMANDABILI è uno sguardo che
INGANNA.
L'altro
sguardo, quello che scopre, rivela, rende trasparente la superficie
della realtà è diverso: è lo sguardo di cui parlavo, quello che
gli individui immobili davanti alla tua macchina fotografica
restituiscono. E' uno sguardo lucido, penetrante.
E'
uno sguardo da allenare. Ma è il solo in grado di restituirci la
realtà nella sua integrale verità.
Al
tavolino al quale me ne stavo seduto, non ero piu' solo. Si era
avvicinato, silenzioso come un pensiero che ti ritrovi a rincorrere,
un signore. Anziano. Dov'ero, sei anziano a 50 anni. Si era accorto
delle mie macchine fotografiche e si era incuriosito. Ce ne stavamo
li' in silenzio, come fossimo stati sempre amici. Poi, in un inglese
ben costruito, il mio compagno di tè mi aveva fatto una domanda, una
soltanto. Mi aveva chiesto quale sguardo avevo portato nel suo paese
e quale sguardo avrei lasciato che gli altri, chi cioè avrebbe visto
le fotografie, esercitassero su di loro.
Aveva
colto nel segno.
Aveva
voluto indagare se il fotografo era giunto nel suo paese con uno
sguardo condizionato, viziato. Lo sguardo che trae in inganno.
Nella
sua domanda avevo colto la speranza che, invece, il mio sguardo fosse
quello totalmente imbevuto di soggettività. Uno sguardo, voglio
dire, che fosse esclusivamente rivendicazione del fatto che fossi io
a guardare. Io come individuo.
Si
augurava, questo signore, che il mio sguardo riuscisse a compiere un
fulmineo viaggio a ritroso nel tempo – nel tempo della mia vita –
e riuscisse a tornare a esprimere la sorpresa del primo sguardo sul
mondo. La sorpresa che abbiamo provato tutti guardando per la prima
volta il mondo. C'è un solo problema: non ne abbiamo consapevolezza.
E'
questo sguardo che definisco SGUARDO SOGGETTIVO.
Uno
sguardo che, ancora, non è stato viziato da nulla. Che non è stato
ammaestrato, sviato, manipolato, relativizzato.
Rivendico,
signore e signori, la necessità di questo sguardo soggettivo sul
mondo, uno sguardo che abbia memoria del primo sguardo, del nostro
primo sguardo.
E'
uno sguardo intriso di stupore, creatività e fantasia. Creatività e
fantasia intese come facoltà, capacità di mettere in relazione cio'
che del mondo vediamo, di farlo senza seguire il cammino che i poteri
infiltrati nella nostra esistenza – la politica, l'economia,
l'informazione, una certa educazione, eccetera – suggeriscono,
dissimulando questo imperativo nella carta regalo del buon senso.
La
creatività, signore e signori, è dissidenza, lo insegna un'arzilla
signora ottantenne egiziana, Nawal El Saddawi. Dissidenza intesa come
percezione controcorrente della realtà. Dissidenza come sguardo
soggettivo sulla realtà.
SpazioReale,
nel quale vi apprestate a entrare, vuole suggerire questa esperienza
della realtà.
Il
resto della vita
è la prima sfida lanciata. Uno sguardo su chi è sopravvissuto alle
guerre. Che cosa ci dà la forza di andare avanti, ricominciare a
vivere dopo avere subito la guerra, la violenza, ma non soltanto.
Andare avanti nonostante il dolore, la perdita di una persona amata,
lo smarrimento?
Sono
queste le domande del Resto
della vita. Agli
scatti ho consegnato la mia risposta.
Dedico
l'esposizione a mio padre, Plinio, che se ne è andato poco tempo fa.
E' stato, questo, l'ultimo lavoro fatto insieme. i titoli delle
fotografie sono suoi.
E'
suo anche il titolo Il
resto della vita.
Che
cosa voleva dire mio padre proponendomi questo titolo, consapevole
ormai che la vita gli avrebbe concesso ancora soltanto qualche
giorno?
Credo
sia, il resto della
vita, il tempo e lo
spazio che l'esistenza ci concede per guardare alla realtà con lo
sguardo soggettivo. Il primo sguardo. Lo sguardo di un bambino. Uno
sguardo che rivendica il valore pieno e inalienabile di un essere
umano.
Uno
sguardo imbarazzante per il potere, per i poteri che vorrebbero
controllare ogni aspetto della nostra esistenza. Tanto piu'
imbarazzante oggi, che ci vorrebbero tutti in fila, obbedienti, muti,
senza sguardo.
Ecco
perché questo sguardo va esercitato. Questo sguardo è uno slogan.
Una rivendicazione. Questo sguardo è dissidenza.
Non
voglio, tuttavia, signore e signori, suggerire risposte al
significato del Resto
della vita. La
risposta all'interrogativo suggerito da questo titolo è nel vostro
sguardo.
Vi
ringrazio con affetto per essere qui. E vi auguro un buon viaggio
dentro SpazioReale.
Non avrei immaginato che potesse prendere forma uno spazio espositivo in cui poter guardare il mondo negli occhi. Un mondo, in questo caso, dove dominano la sofferenza, la fame, la malattia.
RispondiEliminaGianluca, con le sue fotografie, ha creato dei documenti reali. Con la responsabilità etica di testimoniare il mondo, ne ha colto l'essenza e ce l'ha restituita.
La scelta del bianco e nero, a mio modesto parere, ci racconta il fatto specifico, ma la sottrazione di una parte di realtà, favorisce l'astrazione e crea rimandi più universali.
L'allestimento dell'esposizione ha un ruolo importante. Ci aiuta a guardarle con uno sguardo che senti tuo, nel profondo..
Sono sospese nel vuoto, leggere, come fotogrammi che ti trascinano con forza a ritroso nel tempo, fino all'istante in cui sono state fermate, per poi farti vedere quello che nelle fotografie non c'è...
Il luogo che le ospita svolge anch'esso il suo ruolo. Non è uno spazio qualunque, ha la sua storia, ed è stato testimone di tante vite e tante storie e saprà come accudirle
Tornerò a visitarla, in un momento di maggiore calma. Troverò nuovamente conferma, ne sono certa, del potere che le immagini hanno nel farci entrare in contatto con la realtà che vediamo e che non vediamo.
Complimenti e grazie a te Gianluca e a tutta la squadra
Mi sono permesso di pubblicarla sulla pagina FaceBook diSpazioReale, perché davvero molto bella.
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