Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

giovedì 22 ottobre 2015

Quelle immagini che mandiamo a casa.

© 2015 weast productions

È partito oggi, sotto forma di lettera cartacea, l'invito al signor Blocher a venire via con me, destinazione l'isola greca di Lesbo. Per vedere con i propri occhi come arrivano gli esseri umani di cui parlano tutti, e anche lui, e per vedere come lavorano i giornalisti. E siccome dei giornalisti sembra non fidarsi, per compiere un'esperienza personale e indispensabile di come va il mondo. Di che piega ha preso la realtà.

Mi fa piacere, leggendo i commenti in arrivo, constatare come il Post sia stato anche fonte di energia per chi desidera fare questo lavoro: quello del reporter. Di farlo sul terreno, dentro le guerre e le miserie, anche però a tu per tu con la forza che questi esseri umani in cammino producono e danno, la forza di credere che la vita abbia sempre un prossimo capitolo e che questo capitolo possa essere migliore del precedente. La forza di sperare, esposte come sono, tutte queste persone, alla violenza e al sopruso di chi chiede soldi per tutto, all'arbitrio, ai giochi degli altri che sono sempre più grandi di te, alla percezione di non contare nulla, di non essere nessuno, anche esposte dolorosamente all'illusione che una vita migliore possa davvero esistere, che lo spazio esista per una (loro) vita migliore, nel mondo per come è messo. La forza di riderci sopra. Di riderci sopra.

Proviene, da queste persone, prese come esseri umani e non diversamente (non diversamente), la forza (di nuovo) di alzarsi e di dire che una vita sotto le bombe e dentro la miseria che le bombe portano con sé, la viva un altro, la vivano gli altri, se tanto ci tengono.

Lo ripeto: sono contento che possa essere servita, questa "lettera", ai giovani, per dire che "io questo lavoro lo voglio fare". Un lavoro da niente, paragonato agli altri: questione di un po' di coraggio, costanza, salute (fin che tiene, e continui a tenere, diosanto...). Eppure, vuoi mettere: quelle immagini che mandiamo a casa e che finiscono sui giornali, sul web, in televisione. Vuoi mettere che cosa provi quando capisci che stai facendo la cosa giusta? Il mestiere giusto, quello che sei venuto al mondo per farlo?



2 commenti:

  1. grazie da una che crede che non sia giusto che il continente europeo sia invaso da tutti i "cercatori di comodità e assistenza", ma ancor più ingiusto senz'altro è che milioni di persone abbiano come scelta il morire a casa loro sotto le bombe o rischiare la vita per cercare di salvarla. Non sono per assistere chiunque (neanche certi nostrani furbetti in assistenza perenne), ma sono, assolutamente sono, per aiutare e sostenere e accogliere i civili che scappano da guerre e disastri. Bisogna aiutarli, a partire dal non esser vittima di trafficanti, sì, bisogna aiutarli a prendere voli di linea! finché hanno i passaporti, finché non sono stremati e svuotati. e poi bisogna lavorare per la pace nel loro Paese e per la ricostruzione. Quando un Paese riparte si può pure revocare lo stato di rifugiato, senz'altro lo si deve revocare, secondo me, quando la persona comunque ritorna in quel Paese a far vacanza, gli abusi di ospitalità siamo noi a doverli fermare, così come siamo noi che abbiam la pancia piena e un tetto sulla testa a dover accogliere questi sfortunati, spiegar (o ricordare a) loro con il buon esempio come si vive in una società che funziona, ed aiutarli a diventarne parte per il tempo necessario a ricostruire il loro Paese. Non sono buona a prescindere, espellerei tutti quelli (ahimé con passaporto CH e per fortuna non così tanti, ma nemmeno pochissimi) che hanno il mito del loro "grande" Paese d'origine, da cui i loro padri son dovuti scappare: i genitori han fatto sacrifici enormi e i loro figli crean problemi e replicano nei loro comportamenti le situazioni che hanno portato la guerra nel loro Paese d'origine; se il loro Paese non è più in guerra e loro qui sono in assistenza (quindi attualmente non sono utili alla società secondo me) io li rimpatrierei domani e farei coriandoli del loro passaporto svizzero, sono politicamente scorretta e la pietà non la riservo a chiunque, ma chi scappa da situazioni invivibili va aiutato e accolto! poi si vedrà che chi non merita venga espulso. Senz'altro chi accogliamo deve rispetto a noi e al nostro Paese, ma diamogliene la possibilità! Noi pensiamo che a noi non succederà mai?? che non dovremo mai scappare?? Forse da una guerra no, ma se domani ci scappa il disastro nucleare?? Abbiamo tutti i soldi e la possibilità di con calma fare le valigie, prendere un volo Swiss e farci ospitare da parenti estremamente felici di accudirci? O di comprare casa altrove? naturalmente in un Paese con gli stessi standard di vita nostri, e che ci regalerà la cittadinanza nel momento in cui toccheremo terra da loro?? Proviamo un attimo a metterci nei panni degli altri: di un bambino di 9 anni, con le bombe che mi scoppiano ancora nelle orecchie, ed ora sono su uno sputo di gomma in mezzo al mare, e il mare odora di sale e di terrore, e finalmente sono a terra, sono salvo?? saremo davvero in un Paese in pace? o siam finiti nel posto sbagliato? Ora posso dormire, mangiare, giocare. No! devo camminare, implorare, sperare, e vedere i miei genitori che non hanno più la forza che continuano ad andare avanti per me. Domani andrà meglio. Spero, ma se mi fermo a fare la pipì magari perdo mamma e papà, continuo a camminare, se penso alla pipí che scappa penso meno al male ai piedi, al freddo. oh, che bel calduccio sulla gamba, oh no! mi è scappata la pipì, son bagnato, ora avrò ancor più freddo. Domani andrà meglio, ma quando arriva Domani?
    Ecco, il Domani siamo noi, e se lavoriamo bene rispettando e facendoci rispettare il Dopodomani sarà migliore per tutti.
    Una cosa che forse i nostri governi e noi avremmo dovuto fare anni fa, magari avrebbe in parte evitato il disastro attuale: sollecitare l'Onu a intervenire non solo assistendo i profughi, ma aiutando ad evitare che i civili diventassero profughi. La carta Onu dev'esser rivista e data la possibilità di intervenire diplomaticamente nelle primissime fasi di un conflitto, ché tanto anche se sembra interno non lo è mai, in questo mondo globale. Ciao, marina

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sarò più breve. Purtroppo é una storia che si ripete da milleni, triste storia anche alimentata per acchiappare il potere. L'attuale situazione non é per niente differente, cioè ha uno scopo ben preciso invadere l'opulenta Europa con mezzi non cruenti ma detgerminanti. Quando saranno abbastanza sovertirano in nostro quadri giuridico, istituzionale con i mezzi nostri, la democrazia. Il poi verrà da sè. Che fare? giusto dice l'anonimo qui sopra, appena i loro paese avranno raggiunto una stabilita, bandito la guerra, ricostruito una dirigenza a mo' della ,loro cultura, non la nostra democrazia, la loro "democrazia". E noi occidentali, Russi, Cinesi, Indiani dovremmo smetterla con rifornirli di armi allora il deflusso sarà sicura, e la nostra "fifa" sparirà come é venuta.uesta paura é chiaro segno di insicurezza, non sappiamo più chi siamo, ci interessa il soldo, le vacanze, la cariera, insomma tutta una finta.
      Saluti, Arna

      Elimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.