Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

venerdì 30 marzo 2012

Donne contro. Anima e corpo.

(c) weast productions / gg
Nell'immagine, al centro, Maryam Namazie, attivista e ideatrice della campagna Nude Photo Revolutionaries Calendar.

Domani nel Senso del taccuino sulla Regione: Donne contro. Anima e corpo. Perché il corpo - anche nudo - può fare la rivoluzione. QUESTO il link al calendario delle rivoluzionarie.

9 commenti:

  1. Caro Gianluca,

    Ho trovato molto bello Il senso del taccuino di stamattina. Leggo sempre questa tua rubrica con interesse. Oggi c’era qualcosa in più, che così a caldo non riesco a definire. Questo racconto, il suo stile, mi è arrivato più del solito. E già “il solito” è sempre un bel leggere.

    Il calendario è straordinario. Le foto, gli sguardi, le espressioni. Gli slogan. L’impaginazione. Me lo sono guardato alcune volte e ogni volta scopro qualche altra cosa (persino che mio fratello compie gli anni il giorno internazionale contro la lapidazione). È sempre sorprendente.
    Il coraggio delle donne, di queste donne, di mettersi in gioco anima e corpo per qualcosa in cui credono. Per un cambiamento. Non ne parlano: agiscono, scuotono. Ammirevole.

    A proposito di donne coraggiose, è dato sapere se c’è qualche novità in merito all’intervento di Hadil alle Nazioni Unite?

    Cari saluti
    Stefania

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  2. Caro Gianluca, se non sapessi, o quantomeno lo presumo, quanto sia reale la tua ricerca di una verità oggettiva, di una realtà sul posto - esserci per poterla raccontare -, ti direi che sei uno scrittore "mancato". L'inizio del tuo racconto di oggi mi ha letteralmente catturata. Mi è sembrato l'inizio di un romanzo che promette bene, che non smetteresti di leggere. Chissà potrebbe essere una sfida diversa. Per una volta t'inventi situazioni e personaggi, dando loro una vita diversa. Aliaa e Maryam unite simbolicamente da un corpo messo a nudo per rivendicare una causa comune. Per difendere i diritti violati di molte. Grandiose. Se pensiamo alle nudità quotidiane che ci passano in maniera esplicita o subliminale sotto gli occhi per soddisfare ben altri bisogni, mi viene un po' di tristezza. Colpevolizzate da una parte e incitate dall'altra. Ma se penso profondamente ad un corpo nudo, vorrei poterlo pensare privato, intimo, inviolabile. Fa certamente parte di un mio modo di essere forse anche un po' pudica. Ma attraverso il corpo privo di indumenti, esprimiamo le necessità e le emozioni più importanti. L'essere svestite davanti al mondo, non credo sia sinonimo di una presunta libertà. Non vuole essere un giudizio il mio, forse è solo una famigliare timidezza fisica. Buon fine settimana.

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  3. Cara Leila, ti ringrazio. I personaggi (le due donne) sono reali e viventi. Quindi, ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti o esistiti o tuttora in vita sono intenzionali. A presto.

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  4. Quanto potere il nudo femminile: protesta, poesia, provocazione, arte, volgarità,...e forse sí in questo caso anche libertà.

    Di tutto il racconto mi colpisce, il sapere che con una tua scelta, sentita e coraggiosa, la tua vita cambia nella frazione di un secondo, ti " marchia" per sempre...

    Ho particolarmente apprezzato la descrizione accurata della calma prima della tempesta...
    Grazie
    Xenia

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  5. Calendar girls, è un film che ti consiglio, il contesto è diverso ma la causa più o meno la stessa, sensibilizzare le persone...
    Xenia

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  6. Caro Gianluca,

    Questa pagina del Suo taccuino mi ha lasciata con interrogativi e perplessità. Non per ciò che Lei scrive che condivido pienamente, neppure per il grido della ragazza egiziana Aliaa al Mahdi. Pero il “calendario rivoluzionario dei nudi al feminile” mi ha sconcertata. E così sono andata sul blog di Maryam Namazie. Interessante, sopratutto le reazioni. Mi ha aiutata a approfondire le motivazioni dietro alla sua campagna. Nonostante questo, il mio interrogativo di partenza rimane: mi chiedo se il calendario sia la via giusta per difendere la causa della donna e denunciare le condizioni che le sono fatte, se non è in fin dei conti una trappola che fa il gioco di chi riduce il discorso sulla donna alla sola dimensione della sua corporeità, come pretesto per meglio dominarla. Cioè soffocando il suo corpo sotto metri di stoffa per cancellarla o denudandolo per desumanizarla in un oggetto. Quando l’essere feminile è ben di più, tanto di più.
    Il mio interrogativo resta aperto, non ha necessariamente una risposta. Uno scopo il calendario l’ha raggiunto: quello di turbarci e porgersi domande al di là delle proprie influenze storiche, culturali e sociali, e mi sembra importante. Per questo Lo ringrazio di avercelo proposto.

    Buon proseguimento e a presto.

    Donatella

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  7. Cara Donatella: l'Oriente musulmano copre la donna perché la teme e per dominarla. L'Occidente cristiano la scopre perché la teme e per dominarla. Il calendario delle rivoluzionarie senza veli non mostra corpi, mostra donne. Quindi ritengo che in questo assecondi l'intento di chi ha promosso la campagna: il velo nasconde un corpo ma non quello che un corpo è (nel senso dell'essere di un individuo), mentre l'ostentazione occidentale mostra (esalta) un corpo ma non quello che un corpo è. Entrambi gli atteggiamenti agiscono su un senso che sorprendentemente non è la vista, ma l'udito: l'atteggiamento diciamo orientale vuole ammutolire il linguaggio del corpo, quello occidentale vuole creare un frastuono. Entrambi gli atteggiamenti vogliono cioè produrre la donna muta, non comunicante. Quella che non parla, non chiede, non risponde, non dice la sua, non traduce in parole (e atteggiamenti) la sua visione del mondo. Spesso capita addirittura che siano le donne (e di nuovo in maniera curiosa) a chiedere che sia così, a chiedere di coprirsi o di scoprirsi. E', indirettamente, conseguenza di una cultura maschile, anche se potrebbe sembrare l'opposto. Le fotografie del calendario mostrano donne nude, ma ci siamo davvero accorti che sono nude, o meglio: ci importa davvero, ci disturba davvero? Credo che questi scatti riescano a generare una reazione naturale in chi li osserva. Generano, cioè, uno sguardo naturale. Che non è quello viziato da precetti religiosi e culturali paralizzanti (odio, donne nude: peccato mortale!) e nemmeno quello che, viziato da precetti consumistici e postmodernisti, vuole la donna iperbole del suo corpo perché non la sa guardare, perché se la guardasse davvero dovrebbe accettarla come soggetto. Ma questo è (ancora) peccato, un peccato in un'ottica occidentale, consumista e postmodernista. E allora tanto vale guardare nel vuoto: il vuoto di un corpo nudo che non è. I nudi rivoluzionari invece, credo, sono.

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  8. Caro Gianluca,

    Le sono grata per le Sue risposte tanto quanto apprezzo questo scambio di riflessioni che permette al mio pensiero di progredire.
    La donna come soggetto autonomo, non temuto ma accolto nella sua autentica totalità: il camino è ancora lungo, ma inevitabile, poiché la società, qualsiasi società, non può construirsi veramente senza che lei venga (ri)conosciuta come tale.
    Se permette, volevo cogliere l’occasione per ringraziarLo per la sensibilità e l’attenzione che dimostra verso le donne, in particolare verso quelle che non hanno voce in capitolo.

    A presto.

    Donatella

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