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Date in pasto ai cani
la mia vita.
Date loro
le mie dita.
Si prendano gli occhi:
si sazino.
Prendano i miei amori.
Due, forse tre.
Segreti e mai consumati.
Rimangano loro fra i denti
i filamenti -
più forti della verità -
e indigesti.
E finalmente.
Staranno
così
alla larga. Al largo
del mare, dal quale vengono
ogni notte.
Con la fame di farmi.
Di farmi a pezzi.
Ve lo chiedo per pietà.
E per allegria.
(Continua la serie di poesie inviatemi da Gaza. Autrice è una giovane donna che desidera restare anonima, che evidentemente non si rivolge a me in ciò che scrive, ma si rivolge a me per essere pubblicata. Il Blog la pubblica. La traduzione è di Faccia da reporter, al quale manca il tempo per la costanza e traghettamenti più accurati).
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