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Tu sai di me
cose che nemmeno Dio sa.
Ho bestemmiato di notte.
Ho fumato a letto.
Ho pensato a te.
Leggo i libri all'incontrario:
dall'ultima lettera.
Dalla tua
prima lettera.
Non sapremo mai
dove siamo: all'inizio,
oppure già alla fine.
Noi due.
Tu conosci di me
cose che fanno
di Dio
uno superfluo.
Tu sai come io sono.
Per una volta.
Anche per un'altra.
Anche per un'altra.
Che giorno è, oggi?
Dimmelo.
Raccontami
una bugia,
una ancora,
se vuoi
che scriva
la tua vita.
Ho rubato inchiostro nero.
(Scalza. Senza paura).
(Scalza. Senza paura).
Mi sono fatta crescere le unghie.
La mia pelle è morbida.
Sono pronta.
Non potrei ripensarci.
(Continua la serie di poesie inviatemi da Gaza. Autrice è una giovane donna che desidera restare anonima, che evidentemente non si rivolge a me in ciò che scrive, ma si rivolge a me per essere pubblicata. Il Blog la pubblica e apre, forse, una finestra su una realtà che siamo abituati a osservare appesantiti dai luoghi comuni. La traduzione è di Faccia da reporter, al quale manca il tempo per la costanza e traghettamenti più accurati).
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