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Domani nel Senso del taccuino su Faccia da reporter: "Guerra e filosofia". Qui di seguito il consueto estratto.
Non c'è istituzione giuridica più ipocrita del Tribunale penale dell'Aja. Voluto per fare giustizia relativamente ai crimini compiuti in alcune guerre. E per ignorare tutte le altre guerre. E tutti gli altri crimini compiuti nella guerra. Espressi dalla guerra. All'Aja va in scena, a ogni sentenza pronunciata, l'egocentrismo profumato di Azzaro e spinto all'eccesso di chi cammina sulla moquette. All'Aja esplode l'orgasmo pseduogiustizialista di chi non ha il coraggio (o non è libero) di dire che la guerra è un crimine contro l'umanità. Che tutte le guerre lo sono. Anche quelle che facciamo noi. Facendo finta di non farle.
Cambierei opinione il giorno in cui vedessi, sul banco della Procura e rappresentati da essa, i superstiti di una famiglia decimata da un drone armato che ha scambiato una festa di matrimonio per una riunione di fottutissimi terroristi (ci andrei io a farli fuori questi, se fossero davvero in riunione).
Cambierei opinione il giorno in cui Carla-la-sanguinaria-del-Ponte fosse infine costretta sotto i riflettori televisivi a rispondere alla domanda per una volta coraggiosa e per una volta giornalistica: “Che cos'è la guerra, signora?”.
Se da lunedì (non verranno a prendermi nel week-end, voglio sperare...) non scriverò più sul Blog, portatemi una baguette con dentro la lima. Proverò a evadere.
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