Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

sabato 11 novembre 2017

Elogio degli (uomini) imbranati.


IL SENSO DEL TACCUINO

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Su Facebook un uomo mi invita a un bagno armonico collettivo con campane tibetane. Mi insospettisco e chiedo info a un'amica. Mi spiega che è un evento aperto anche alle donne, ma che non si va dentro una Jacuzzi. Il ruolo dell'acqua è svolto dalle campane tibetane. Si fa meditazione. Che allegria. Per me, o è Jacuzzi oppure è zero.

Sono finito in un negozio bio, di quelli che una volta si chiamavano Reformhaus. Mi serviva dell'incenso e lì lo vendono. Un signore di una certa età stava raccontando alla commessa (di una certa età anche lei), che la sua prostata, eh la prostata, non è più quella di una volta. Glielo stava dicendo come se volesse tranquillizzarla, fornirle la certificazione di raggiunta innocuità. Ne sono uscito con l'incenso, convinto che non sono nato per frequentare negozi bio. Dovrebbero scrivere sulla porta: simpatici astenersi dal mandare candidature di lavoro.

I tedeschi, quando vogliono, sanno essere divertenti. Chiamano “softies”, con un vocabolo inglese, gli uomini che fanno la spesa nei negozi bio con la borsa in canapa, per non usare sacchetti di carta o di plastica. Francamente mi sta più simpatico chi se la fuma, la canapa. I “softies” sono uomini che non torcerebbero un capello a uno dell'Isis: non fanno del male a nessuno. A parte massacrarti se ti vedono buttare una lattina di alluminio in un cestino. L'alluminio si ricicla: tu che lo sprechi, muori. Siamo tutti un po' estremisti.

Se esiste una categoria che può dirsi al riparo dalle rivelazioni che stanno piovendo a dirotto in queste settimane relativamente a molestie e atti di violenza nei confronti delle donne, è quella dei “softies”. Per un maschio, sono i nemici più temibili. Sono pronti a giurare che ce l'abbiamo dentro, la violenza, e siccome preferiamo una Jacuzzi a un bagno armonico con le campane tibetane ne facciamo uso. Si sbagliano. Esiste un'altra categoria di uomini capaci di fare loro concorrenza: gli uomini imbranati.

Posso scrivere un elogio degli uomini imbranati? Sarà una dichiarazione di simpatia per quelli che non sanno dove guardare e finiscono sempre con il guardare nel posto sbagliato, vale a dire le tette. Per quelli che non vedono l'ora di bere un caffè (con una donna) e ordinano sempre un cappuccino perché gli lascia più tempo per pensare a cosa fare dopo. A cosa dovranno dire. Questo è un elogio degli uomini paralizzati dalle aspettative prodotte dal loro essere uomini. Questi uomini esistono.

Non so se leggete il Taccuino di mattina o di sera. Di tempo per guardarvi attorno ne avete, è il week-end. Guardatevi in giro al bar, per fare un esempio. Non a mezzanotte. Alle dieci del mattino, quando al posto del mojito, del prosecco, del vermentino, del grecoditufo, del martini secco, del campari (si beve ancora, il campari?), dello champagnino, di quellochevuoi, ecco: al posto di tutto questo, uno ordina un tazza grande senza latte e un cornetto. Diosanto: un cornetto. Li avete visti, questi maschi? Questi uomini? Hanno di fronte o accanto la collega di ufficio o una perfetta sconosciuta e non sanno cosa fare con gli occhi, dove metterli, se potessero li prenderebbero in mano e li infilerebbero nella tasca sinistra della giacca. Li avete mai sentiti parlare? Avete mai ascoltato le parole che escono loro dalla bocca? Avete mai prestato attenzione alla narrazione intavolata (nel senso letterale di: messa sul tavolo, fra le briciole del cornetto e, non è da escludere, qualche macchia debordata dal tazza grande)? Se quelle parole fossero l'inizio di un libro, lo leggereste? Nemmeno con un Kalashnikov puntato alla tempia lo leggereste. Meglio morire.

Quegli uomini che alle dieci di mattina del lunedì dicono a una donna: “Ieri sono andato in montagna con un mio compagno di scuola”. Come! Vai ancora a scuola? Frequenti i corsi per adulti? “Nooo, è un vecchio amico di vent'anni fa”. Ah, però: sei uno fedele alle amicizie, tu. “Guarda, è che sua moglie la domenica si vede con le altre mogli e quindi ci siamo beccati su Facebook”. A questo punto, se sei una donna, come sei una donna, cosa fai? Ti butti nelle braccia del barista. Della barista. Ne avresti il diritto. Sia chiaro: tu da questo uomo non vuoi nulla, non ti aspetti nulla. Significa, tuttavia, che ti devi prestare al tormento? Hai diritto a un racconto del mondo con un minimo di trama. Diciamo: di suspense. Lascia stare. Trovarla, la suspense.

Esistono anche uomini (imbranati) che pensano che le dieci del mattino siano le dieci di sera: cominciano a gettarti occhiate, uguali a freccette scagliate sul bersaglio al Club degli Sfigati, che regolarmente frequentano. Non le capisci, quelle occhiate, perché non significano nulla: non le capiscono nemmeno loro.

Hai presente quelli che hanno i figli ormai grandi e allora portano in giro il cane (solitamente di razza), facendo finta che sia l'ultimo nato? “Che cariiiinooooo!” Questione di attaccare bottone. Sì, va bene, ma dove lo attacchiamo questo bottone? Dopo averti illustrato la biografia del cucciolo, timidamente cominciano a parlarti dell'Inter. Dell'Inter? Mi hai scambiato per un'altra, un altro?

Gli uomini che fanno l'avvocato. Oppure il chirurgo. Li vedi? Il direttore di banca. Il procuratore. Che fanno i politici. I giornalisti. Il giudice. Il poliziotto. Il cittadino indignato. Li vedi? Li inquadri? Li capisci? Ti guardano al semaforo, tu di qua, loro di là, un attimo, un attimo soltanto, prima di attraversare con gli occhi bassi (loro con gli occhi bassi), e sperano che ti rivedranno domani. Te lo fanno capire costringendosi a non guardarti. È un cilicio che si infliggono. Vanno a letto dicendo una preghiera, anche se non ne dicono mai: fai che la riveda. Si innamorano mentre inspirano. Ce ne sono. Inspirano e si innamorano. Quando espirano sono morti. Non morti davvero: cotti. Che è praticamente come.

Gli uomini che non sanno cosa dire. Sperano che la macchina nuova gli dia un aiutino, quello dei quiz: “Me lo dà un aiutino, signor presentatore?”. Te lo scordi! Gli uomini che vedi al ristorante, seduti al tavolo davanti a una donna, e raccontano una marea di fesserie, oppure cose sensatissime, riassunti interminabili di viaggi interminabili (“peccato tornare a casa”) lo sanno, lo sentono, si ascoltano mentre parlano, vorrebbero dire altro, ben altro. Cosa vuoi fare? Ammazzarli? Si ammazzerebbero da soli.

Gli uomini che stanno attaccati al telefonino, nella speranza di trovare un post divertente da condividere. La fotografia di una cena consumata in diretta da un collega di ufficio, l'attore famoso che Facebook garantisce trattarsi di sosia (“Guarda, gli assomiglio!”), cosa-ancora-diosanto? Cosa? Quegli uomini che raccontano gli amori passati, vissuti fino in fondo (credergli...) e finiti male. Oppure ti parlano della loro ex moglie. Di come non li abbia mai capiti. Ti descrivono gli interventi subiti o i controlli ai quali si sottopongono con regolarità (“meglio essere prudenti”): la gastroscopia, la colonoscopia, l'elettrocardiogramma sotto sforzo. Confessano di avere il braccio del tennista, così capisci che giocano a tennis. Immensodio: il Tennisarm! E ancora: la pancia del giocatore di golf. Come si dirà in tedesco? Il Golferbauch? Le cervicali. Le lombari. Le malattie incurabili tuttavia curate (“Da allora rinuncio alla carne, quando posso”. Quando puoi? Questa sera, allora, non potevi...). Le gambe spezzate sciando a... Dove? Parla! Metti-dio-santo-una-parola-dopo-l'-altra! Il ginocchio. Il menisco medesimo. La cuffia della spalla. La, scusa? Il vero asso nella manica è l'illustrazione delle letture preferite, i grandi classici letti e riletti. Tolstoj. Ah, Tolstoj. Quella prosa... O era Ibrahimovic? No, scusa, ho letto Ibrahimovic, mi stavo sbagliando, l'altro è un giocatore. La vita che ricomincia a 50 anni. Tutto qui. Vai. E lascia andare.

Una infinita e inarrestabile tenerezza ispirano questi uomini. Si alzano per andare a pagare la cena. Ti aprono la portiera dell'automobile. Mettono il CD di Vasco Rossi (tutto preparato, da una settimana se non più) e quasi gli viene da piangere guidando, nella notte e nella pioggia, con le spazzole che fanno un rumore di carezza sul vetro, mentre la musica li porta a quando avevano 20 anni e adesso sono lì che pensano e ripensano se sia il caso di prenderti la mano. Di allungarne una, una delle loro, si capisce. Di darti un bacio. Metti pure: guidando. Gli uomini imbranati esistono. Non allungano le mani perché non sanno come si fa. Gli devi saltare addosso, altrimenti non succede nulla. 

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