Raccontare
mercoledì 8 giugno 2011
La speranza di Gadisie
Corre, leggera e inarrestabile. Ti dà l'impressione che non si fermerebbe mai. Ti viene da dirglielo, okay, fermati, hai corso abbastanza. Quando è ferma i suoi occhi guardano chissà dove, ma lo capisci, sono altrove, nel passato o nel futuro. Entrambi, da quanto ho capito, non promettono nulla di buono. Ho conosciuto Gadisie Meghersa recentemente, una giovane richiedente l'asilo etiope che è arrivata in Svizzera circa tre mesi fa. A tempo di record le è stata presentata la decisione dell'Ufficio federale della migrazione e quella - dopo ricorso - del Tribunale amministrativo federale: per Gadisie niente entrata in materia, niente asilo. Torna a casa. Ciao. Ora attende che vengano a prenderla e che le notifichino il via, che in realtà è già sulla carta. Gadisie pero' un passaporto non ce l'ha (dice di averlo dovuto consegnare al passatore che dalla Francia l'ha fatta entrare in Svizzera). Quindi nessuno può costringerla a tornare nel suo paese, perché il suo paese non è tenuto ad accettare il fatto che sia etiope. Il futuro di Gadisie, se nulla cambierà, è quello di una clandestina. Siccome corre per passione (e per quella che, visto il talento, potrebbe essere la sua professione) è difficile che passi inosservata. Un bel problema per una clandestina. Mi chiedo che cosa farà Gadisie, se smetterà di correre, che cosa sceglierà di fare. Perché nel suo paese dice di non volere, di non potere tornare, perché finirebbe in prigione o le capiterebbe qualcosa di non augurabile. Gadisie è una Oromo, e per praticità rinvio a questa scheda, invitando chi è interessato ad approfondire anche altrove l'argomento della persecuzione a cui è esposta questa popolazione dell'Etiopia. In Ticino Gadisie ha avuto e ancora ha la possibilità di uscire dal centro nel quale vive e di allenarsi ogni giorno, correndo. Dopo averla conosciuta e avere ascoltato la sua storia ho deciso di raccontarla, con un filmato, di cui non so ancora la durata, gli sviluppi, le implicazioni. Non voglio raccontare i suoi mille passi quotidiani a corsa, anche se nel traile rla vedrete correre: la corsa è la sua vita. Voglio raccontare la sua storia, quella che lei, piano piano, avrà voglia di raccontarmi. Se ce ne sarà il tempo. Ho pubblicato qui un breve trailer girato durante un allenamento sotto la pioggia e qui alcune fotografie di Gadisie. Credo non sia un caso isolato, ma la sua storia è importante. Va raccontata, tenuta presente, soprattutto in un momento nel quale gli umori della popolazione ticinese (in particolare a Chiasso) sono condizionati dagli atti di aggressione / violenza commessi da alcuni richiedenti l'asilo. Gadisie non ha nulla di violento. Corre. Si allena. Vorrebbe continuare a fare l'atleta, a vincere le corse a cui partecipa. E' fragile e tosta.
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Buongiorno Gianluca,
RispondiEliminaTi contatto tramite commento perché non ho trovato nessun altro modo per farlo.
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Che cosa si può fare per cambiare le sorti di questa ragazza???
RispondiEliminaIntendo concretamente, ok: divulgare il tuo articolo, far conoscere la sua storia a chi pensa che lo sport, sia universale e capace di abbattere le barriere.
La maggior parte della gente, paga un abbonamento, o una tassa sociale per allenarsi...
Pagare con la vita mi sembra decisamente assurdo...
Sto ancora riflettendo, girero' il filmato sulla sua storia ma credo che quando sarà terminato sarà troppo tardi. Maggiori info nel corso della settimana che arriva.
RispondiEliminaSto facendo una prova per vedere dove sono finita con la mia procedura ... Magari saró dei vostri. Leila
RispondiEliminaSo che per i richiedenti d asilo le regole sono molto "strette". Per lavoro abbiamo avuto a che fare con rifugiati eritrei per i quali addirittura l'associazione Sos ha implementato delle misure (se non vado errata il progetto intitolato In-Lav) per permettere loro di partecipare a corsi di lingua italiana come primo inserimento. Proprio in questi mesi qui a Biasca stiamo ospitando rifugiati senza alcun problema. Addirittura i bambini stranieri interagiscono nelle scuole elementari con i bambini indigeni e lo scambio è positivo. C'è in particolare un ragazzino che gira incuriosito per le strade in prossimità delle scuole. Saltella con aria festosa (quando cammina un leggero zoppichio). Proprio ieri l'ho incrociato ci siamo guartati e salutati ... Ha una lucentezza negli occhi indescrivibile.
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