Due citazioni per ricordare che la discussione che vuole l'informazione praticata oggi sempre più schiava del sensazionalismo, degli scandali cavalcati gratuitamente, della leggerezza e del disimpegno a scapito della profondità e della serietà non è un prodotto dei tempi nei quali viviamo. Oltre 50 anni fa, due grandi fotografi esprimevano pareri attualissimi. Anticipavano i tempi? O sottolineavano, con straordinaria lucidità, l'ambiguo atteggiamento di editori, poteri forti, di chi prende le decisioni su cosa pubblicare e come? Oppure, ancora, da giornalisti che lavoravano con le immagini, constatavano il senso ultimo di un conflitto: quello fra la missione di un mestiere e di chi più che farlo lo vive e la vita che, affamata anche di superficialità, va avanti, sempre, nonostante le guerre, le rivoluzioni, le vittime della storia, grande o piccola che sia. Per leggere le scansioni qui di seguito fate click sulla foto diventa più' grande. I passaggi in questione sono quelli segnati in matita o biro dal sottoscritto. Mi piace vivere dentro i libri che leggo lasciandoci delle tracce. Credo che così facendo anch'essi si sentano vivi.
Werner Bischof, fotografo svizzero, membro della agenzia Magnum scriveva nel 1952:
Nel 1956 il fotografo Erich Lessing, fra i primi ad entrare a Budapest dopo l'inizio della rivoluzione in ottobre, scrive:
Nel 1956 Erich Lessing, altro fotografo, è fra i primi a giungere a Budapest e a documentare la rivoluzione. Quella del fotografo è un'altra interessante "rivolta interiore":
Tratto da MAGNUM. Fifty Years at the Front Line of History, di Russel Miller,Grove Press New York, 1997.
Non riesco a vedere le citazioni. E’ ancora il mio computer che fa delle sue, oppure c’è qualche cosa d’altro che non va ?
RispondiEliminaDonatella
Se n'erano andate, nel corso della notte. Chissà dove.
RispondiEliminaOra le ho inserite cosi', tutta pagina. Fare click sull'immagine per vederla piu' in grande e - mi auguro - poterla leggere.
RispondiElimina"cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile."
RispondiElimina"La felicità e la Pace del cuore nascono dalla coscienza di fare ciò che riteniamo giusto e doveroso, e non fare ciò che gli altri dicono e fanno."
RispondiEliminaQuest'ultima frase (quella delle 20:55) me la tatuerei sulla pelle, ma poi, ostentata, rischierebbe di perdere significato perché la leggerebbero - non capendola - anche "gli altri" di cui la frase parla. Meglio, allora, tenersela dentro, manifestarla con il nostro "fare ciò che riteniamo giusto e doveroso": per quanto possa essere fuori tendenza, fuori moda, fuori programma, fuori orario sarà sempre, anche, fuori dalla portata di chi nuota con la corrente ostentando (e fingendo) di interpretare il contrario. Grazie Xenia, arrivi al momento giusto.
RispondiEliminaCaro Gianluca,
RispondiEliminaL’informazione essendo potere, non c’è da sorprendersi se chi lo detiene cerca ad ogni costo di controlarla, strumentalizarla, manipolarla o dirigerla. Chiunque si erige come una contradizione o un contrapeso all’informazione imposta si ritrova davanti un muro da abbattere. E questa posizione mi sembra indissociabile di chi è gionalista (almeno di chi lo fa come una missione).
Non sò se il ruolo di un giornalista sia quello di fermare le guerre, aiutare rivoluzioni, ecc. ma documentare quello che accade, indubiammente sì, anche se, a prima vista, un documento che non cambia nulla sembra non essere valido (per riprendere la riflessione di Lessing). Sono al contrario convinta che alla fin fine fa cambiare le cose, altrimenti la raison d’être del giornalismo sarebbe vana. Mi rendo conto che poi fare di modo che questa documentazione vadi conosciuta e diffusa sia una lotta, non solo per ragioni di potere ma anche per certe logiche nelle quali si affondano i media dal momento in cui diventano oggetti economici (sottolineato da Bishop “I’m at the mercy of the big newspapers. It won’t do. I’ve been prostituting myself”, quest’ultima frase essendo terribilmente forte). La mia risposta impulsiva al Suo articolo “Riflessioni di un gionalista” mi era statta dettata dalla rivolta risentita al pensiero che le Sue cronache possano essere scartate per ragioni meschine di audienza, attrattivita, timing o peggio sensazionalismo, a scapito di un’informazione autentica.
La frase di Xenia, così vera, è una bussola per evitare gli scogli del voyeurisme (non trovo una parola equivalente in italiano) e della (auto)censura. E una spina dorsale che regge, perché chi lavora colla coscienza non è mai fuori moda, fuori tendenza, fuori orario. Per altro, Lei non ha bisogno di tatuarsela sulla pelle: ce l’ha nel sangue. E questo non è un complimento gratuito, perché vedo la maniera con la quale svolge il Suo mestiere da tempo.
Spero che gli incoraggiamenti che Lei riceve e riceverà Le diano la forza di rovesciare gli ostacoli incontrati e rinvigoriscano la Sua convinzione di proseguire con lo stesso impegno.
Donatella
Grazie Gianluca,...periodo non semplice per me, anche tu arrivi al momento giusto!!!
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