Ecco la terza puntata del racconto che fra i lettori del blog sembra stia riscontrando un grande successo. Complimenti al lettore che me lo ha inviato.
- Pronto?
- ....
- Hallooooo?
- Mmm....humhhumhum....
- Tre, due, uno e appendo!
- No, aspetta! Ciao, sono io...
- Tu? Uuuuuuu? Da dove sbuchi, da un
tombino?
- Ascolta, L(biiiip), sono stato in
giro, per lavoro. E ti sono stato alla larga. Per quello che sai.
Miles Davis, in sottofondo,
nell'appartamento di L., ormai un acquario dei sensi, dava sfogo a
una poesia di note che graffiava i polmoni e faceva dire al cuore che
andava bene cosi', tutto quello che nella vita ti era fottutamente
capitato, andava bene, persino quello che era andato storto. Tutto. Bene. Grrrrrr. Grazie. Grazie, vita. Il
dolore. Il piacere. I rimpianti. I conti che non tornano. Che non
sarebbero comunque tornati. Mai. Possibile che questo trasparente
equilibrio imbevuto di fatalismo e JackDaniels dovesse sfumare,
proprio adesso? Ooooo?
- Come va? Come va v-e-c-c-h-i-o
f-e-s-s-o?
- Io... Io sto da bestia. Io...
- Si', io, io,io.... Lo conosci un
altro pronome? L'hai mai conosciuto?
- Sono entrati!
Miles aveva perso il fiato.
Improvvisamente aveva donato i polmoni, a chissà chi. A chi?
Silenzio. No: oltre il silenzio. Era, invece, un rumore di sottofondo
pazzesco che il silenzio te lo faceva rimpiangere. Un silenzio
bianchegrigio. I quadri, nell'appartamento di L., avevano perso i
colori, le pareti avevano perso profilo. L. aveva perso la certezza
che gli fosse andata bene, quella sera. Ora ne era certo:
ricominciava tutto, da capo. M-a-k-r-i-s-t-o-s-a-n-t-o, è mai
possibile? Lui che aveva trascorso la vita a guardare in faccia le
cose, lui che aveva sempre detto la verità, in faccia a tutti,
persinoaifessi,
persinoaifessiglielavevadettalaveritàchesonofessiepunto. E allora
ti prego Dio dei solitari vieni in soccorso di questo piccolo birillo
che se ne sta solo di fronte a una saettata di vento che spazza via
persino i piloni dei cavalcavia. Miles Davis si era definitivamente
congedato. Aveva fiutato puzza di guai, spessa quanto la pelle di un
ippopotamo. In fondo all'abisso dondolava un cappio bianco
scintillante. Miles: la tua musica. La tromba era ancora li',
nell'angolo fra la libreria verticale rotante e f-i-r-m-a-t-a e il
tavolino con le riviste di fotografia. Fotografia, NON sport! Smorta
come una morta. Smorta come il portafortuna di uno sfigato. Buona a
nulla. Ormai. Un organo che ti strappi per quanto vitale e poi te lo stai a guardare mentre ti rimprovera: avresti potuto non farlo! Ma se l'hai fatto, se l'hai fatto....
- Sono entrati!
- Quando?
- Tut...tut...tut....
Il telefono aveva tirato le cuoia. La
batteria aveva fatto testamento da anni. Il campo se l'era data a
gambe. Solo era rimasto. E solo avrebbe dovuto affrontare l'abisso
spalancato davanti alla sua esistenza (ai suoi piedi) da quel buono a
nulla di un suo amico di vecchia data. Vecchia ma non cancellabile.
Purtroppo. (3/continua)
si attendono con ansia gli sviluppi a venire
RispondiEliminaLorena