Delia era lanciata a cento allora sul
ghiaccio della propria anima. I battiti del cuore erano lame che
lasciavano sfregi profondi sulla superficie fredda e impassibile.
L'incontro con A. era stato un disastro. Dieci anni di silenzio radio
avevano inquinato le frequenze di una comunicazione auspicata ma
impossibile. Aveva bussato allo studio e si era trovata davanti un
ometto ingrassato e impaurito. A. aveva gli occhi gonfi come
palloncini offerti il sabato a famiglie disperate in cerca di
distrazione nei centri commerciali. Muto. Impaurito. Incapace di
guardarla negli occhi. Figurarsi nella bocca. Ciao. E addio. Addio
davvero. Il dente l'avrebbe sistemato qualcun altro, la guardia
medica, la clinica del pronto soccorso dentistico. O se lo sarebbe
strappato con le proprie dita, che sentiva capaci di tutto.
Delia era lanciata a cento allora sulla
superficie levigata del suo cuore. Il ritmo dei polmoni (aria dentro,
aria fuori) trasmetteva al suo sistema nervoso energiche frustate da
dopo sauna fillandese. Il bar. Il baaaar. Sapeva che sarebbe dovuta
tornare da L., per accertarsi che fosse ancora in vita il poveretto.
Prima (prima) si sarebbe fatta un goccetto. Gin tonic, niente di che.
Quanto basta per darsi la carica. E affrontare L., che la scarica,
quella elettrica, se l'era presa un giorno prima. Meritata. Dal primo
volt all'ultimo.
Delia che apre la porta del bar. Delia
che il ritmo del suo cuore scende e si trasforma in un delizioso
richiamo per chi lo sa ascoltare. Delia che mette un piede dopo
l'altro. Delia che fa un passo dopo l'altro. Delia che si sente
addosso lo sguardo di tutti, o se non proprio almeno di quelli che meritano.
I suoi occhi, lenti come la parabolica di un radar a bassa frequenza,
trasformano il locale in terreno di caccia. Si faccia avanti il piu'
coraggioso. E sia mooolto prudente. O avventato. Il gesto rapido
della mano destra di Delia, proiettata dalla tasca dell'impermeabile leggero
verso la fronte, colpisce un ciuffo ribelle ma delizioooooso dei suoi
capelli che cedendo alla imperiosa dinamica motoria rivelano la scritta immaginaria ma
inequivocabile: io non perdono.
Caro Gianluca,
RispondiEliminaavrebbe la cortesia di riferire al lettore/scritore misterioso che un membro del fan club (o una gallina del pollaio: mettiamo per un’istante la diplomazia da parte) si è chiesta tante, tantissime volte perché in mezzo ai lettori del Suo Blog (e sono certa che sono numerosi) praticamente mai nessuno si è azzardato a lasciarci un commento, un parere, una riflessione. Per quali insondabili ragioni ? E come si dice : “les absents ont toujours tort” !
Balie e badanti... Mmmmh… speriamo di non cadere in qualche cliché. Comunque sia, in assenza di controparti maschili, le signore che hanno contribuito al Suo Blog l’hanno fatto ognuna con la propria sensibilità, dimostrando non solo empatia per le vite che ci racconta (o la vita con tutti i suoi contrasti), ma preoccupandosi anche di chi, dietro lo schermo, tiene in mano un taccuino o la telecamera sulle spalle. Semplicemente un’angolazione un pò più amplia...
In quanto all’ironia, ammetto questa volta che sono IO a preferire non rischiare l’argomento ;) !
A presto ... spero ancora accettata come membro del fan club !
Donatella
Ammetto che quando ho iniziato a frequentare questo blog mi ha colpito il fatto che la maggior parte dei commenti che ho letto fossero di donne. Che condividono l’interesse per quello che scrivi, per il mondo che racconti. Perché avvicini determinate realtà lontane e lo fai in modo schietto e intelligente. Perché analizzi criticamente realtà a noi più vicine.
RispondiEliminaUna mia amica è “capitata” (perché gliene avevo accennato io) su “Faccia da reporter” e mi ha scritto essere rimasta stupita dalla confidenza che traspare dai commenti. Ho constatato anch’io quanto sia facile entrare in confidenza sul tuo blog. Penso che questo sia in parte dovuto al fatto che lo schermo del pc rappresenta in un certo modo un filtro. A me personalmente è sempre riuscito più facile comunicare per iscritto che verbalmente. Ne esce un messaggio più fluido, meno impacciato. Inoltre le tue risposte sono sempre pazienti, garbate. Non fai pesare l’ignoranza (uso questa parola senza connotazione negativa, la intendo qui per “mancanza di conoscenze”). Questo per la confidenza.
Quanto alle balie, è vero, mi è capitato di riscontrare una certa preoccupazione nei tuoi confronti in alcuni commenti. Ne ricordo uno in particolare, dove una lettrice scriveva percepire della malinconia in determinati tuoi post. È vero che buona parte delle percezioni sono interpretazione pura. Quante volte rimango stupita dai commenti ai post, perché me li presentano in una prospettiva diversa da quella in cui li ho letti io. L’ultimo esempio in ordine cronologico: Personalmente avevo trovato, ad una prima lettura (e onestamente anche ad una seconda) le “Protagoniste” un po’ supponenti, senza nessun riguardo per il poveraccio che si sbracciava in mezzo alla strada. Certo, ritengo che lui fosse mosso più dall’idea di una mancia che da un’ondata di altruismo, ma il suo intervento ha sicuramente facilitato l’immissione dell’auto delle ragazze nel traffico e poteva meritarsi un ringraziamento. Va bene essere donne ed esserne fiere (anch’io appena posso difendo la categoria) e trovo la sicurezza in sé stesse/i una qualità, ma non quando rasenta l’arroganza. Nell’illustrare questa fotografia sei rimasto obiettivo, hai raccontato puramente i fatti senza esprimere nessun giudizio. Un conto è apprezzare le tue qualità giornalistiche (non ho competenza in merito e forse l’espressione non è delle più appropriate, ma so cosa mi piace e cosa no) che ritengo (sempre senza nessuna competenza) riflettano in parte anche le qualità umane, un altro è fare di te un idolo. Non si può restare indifferenti a quello scrivi, ma è giusto che tu abbia ricordato che ti immergi in storie dolorose per tua scelta. Però è difficile non pensare per analogia quando riporti del decesso di tuoi colleghi. È bello sapere che c’è qualcuno che si preoccupa per noi. Questo fintanto che la preoccupazione non diventa ossessiva, soffocante. (continua)
... (seconda e ultima parte)
RispondiEliminaTornando alla malinconia percepita dalla lettrice cui accennavo prima, la sua interpretazione per conto mio a quel punto ci stava. Perché, senza essere andata a ripescarli, mi sembra di ricordare che in quei post ti eri un po’ lasciato andare. E pure questo ci può stare. Non sono d’accordo quando dici che questo blog non sei tu. Sicuro, non c’è tutto di te, ma - almeno parzialmente - ti rappresenta. Certo, racconti le vite degli altri, ma a volte, quando tu lo decidi e nella percentuale che stabilisci tu, nei tuoi racconti c’è anche una parte di te, quella che tu lasci trasparire. Ci sono le tue foto. La tua faccia da reporter. Tu dirigi l’orchestra, decidi quali pezzi rappresentare e stabilisci le note. Quando hai voluto umorismo, sono apparse le barzellette. Ora lanci un appello, in modo garbato: non ho bisogno di badanti. Siate ironiche, creative, forti. Sono qualità positive, ben vengano. È un bell’augurio quello che indirizzi alle donne che ti leggono. E chissà che in futuro non si abbiano a leggere commenti più numerosi ai tuoi post anche da parte maschile. È sempre interessante confrontare i vari punti di vista.
Stefania, una delle galline del pollaio (suvvia, ironizziamo)
Finalmente un po' di artigli. Grazie!
RispondiElimina...allo scrittore-lettore anonimo e misterioso, dó un caloroso benvenuto nel pollaio!!! Infondo è anche grazie a noi galline se la sua storia viene letta e ne trova un riscontro più o meno positivo...
RispondiEliminaPersonalmente, Gianluca mi riporti alla mia infanzia è un po' come ascoltare le storie che raccontano i nonni, non certo per età ma per affezione...nel senso, che a volte il mondo che descrivi, le storie che decidi di raccontare a chi è tranquillamente a casa possono sembrare irreali, non veritiere oppure troppo lontane da questa vita...ma se a raccontarle è il tuo vicino di casa, allora ecco che hanno un altro effetto...mi pare quindi normale preoccuparsi dell'uomo che c'è dietro alla telecamera o alla penna...sempre con tutto il rispetto dovuto...
Tornando allo scrittore, mi son sempre chiesta, che cosa trattenga una persona dal non voler metterci la faccia,....paura del giudizio altrui?!?!?
Anonimato...mah!!!!
Xenia fedele gallina cheerleader!!!!
Innanzitutto, premetto senza alcuna vena polemica, vorrei rispondere al commento di Stefania al mio post su " Protagoniste ". Credo abbia travisato il mio vero intento. Non era quello di fare la cronaca dell' evento in se, e così, per pura simpatia schierarmi dalla parte delle donne in questione. Bensì, ho azzardato una lettura tra le righe, uscita veloce e spontanea. Donne spavalde e sicure del fatto proprio, in paesi, dove ancora ci sono delle resistenze nei confronti del loro ruolo attivo e partecipe in vari ambiti della società. L'ho interpretato come un buon augurio, di speranza e cambiamento. Anche il gallo del pollaio, lo ha suggerito nelle ultime righe del post, non è rimasto obiettivo, la sua opinione l'ha espressa, come giusto che sia. Mi sento di chiamarlo "gallo", visto che il blog è stato paragonato ad un pollaio, ed è giusto che tutti abbiano il proprio appellativo, per par condicio. Anche gli pseudo-lettori ce l'hanno: ho optato per " pollastri" si addice di più che "galletti".
RispondiEliminaQuesta polemica, come si capisce, non mi è piaciuta affatto. Sia nei contenuti che nelle modalità di esprimerla. Si tratta di un Blog di un giornalista. I blog come i social network in genere hanno cambiato il modo di fare giornalismo. I lettori interagiscono con il giornalista, non sono più dei semplici lettori. Rappresentano un luogo di comunicazione, scambio, confronto, scontro. Tra l'altro, a quanto mi è stato riferito, pare che se ne sia ampiamente discusso, durante il festival del giornalismo a Perugia. Che cosa ne sia scaturito, non lo so , ma ciò dimostra che il fenomeno esiste. Questo Blog è semplicemente questo : giornalismo condiviso, al passo con i tempi. Se qualche commento o intervento sia stato fuori luogo e non condiviso, ci può stare eccome, fa parte del gioco. Ma bisogna metterci la faccia, replicare in modo mirato e diretto. La constatazione che siano tutte donne a scrivere sul blog, mi pare altrettanto ridicola e discriminatoria. Cadere in dei cliché: donne = fan-club = ridicolizzare. Andiamo oltre per favore , non se ne può più. Corsi e ricorsi, noi donne non siamo mai totalmente libere di...Anche quando, e su questo concordo con gallo e pollastri, la nostra sindrome da crocerossine prende il sopravvento e risultare fuori luogo e fastidiosa.
Non rileggo quanto ho scritto, perché ho deciso di non tornare indietro.
forse i toni sono un pò offensivi ma così tutto è venuto e così lo lascio. Puoi decidere di non pubblicarlo e non mi offendo. Nel caso contrario provvedi tu a correggere gli errori.
A lettrici migliori : più sicure, più creative e più forti
La gallina coccodè