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Ieri mattina, tornando da un viaggio, ho trovato un pieghevole nella cassetta delle lettere. Un pezzo di carta strappato a un albero. Un pezzo di carta che dice "Ticinesi siamo con voi". Quattro pagine photoshoppate di gente che invade il Ticino (le scritte sono in italiano), disperati che corrono o che cercano di varcare una distesa di filo spinato, di quello che in gergo si definisce Nato Barber Wire: filo spinato che ti taglia a pezzi se ci finisci sopra. Una terrificante bugia. Una odiosa manipolazione della realtà.
Il pieghevole è firmato dall'"Azione per una Svizzera neutrale e indipendente". Io sono ticinese, anche se vivo in albergo, in giro per il mondo. Con me, signore e signori, non state. Non con me, seppure siete finiti, senza invito, nella mia buca delle lettere.
Va bene qualsiasi discussione, qualsiasi. Non va bene l'ignoranza. E non va bene l'odio. La storia è una cosa lunga, che va avanti e ci supera.
Io sto con i rifugiati in fuga dalla guerra. Io sono uno di loro. Fino in fondo. Mi sento uno di loro. Senza casa. Senza una terra davvero ferma sotto i piedi. So che cosa significa, che cosa significa essere in giro. Che cosa significa volersi fare una doccia quando invece una doccia non c'è.
La storia giudica gli atti degli esseri umani: la nostra generosità oppure (e parimenti) la nostra indifferenza.
Io sto con gli esseri umani in cammino. E a chi mi dice che sta con me, con me quale ticinese, gli dico: chi sei e chi ti vuole?
Io sto con chi fugge dalla guerra. Perché un giorno potrebbe toccare a noi. E perché io sono uno di loro. Loro sono come noi.
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