Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

sabato 26 gennaio 2013

The way it works.

(c) 2013 weast productions (la fotografia è stata scattata in Somalia)

L'agenzia stampa AP, che (come un po' tutti i poli dell'informazione) ha la sua visione del mondo, i suoi interessi, i suoi padroni e le sue zavorre ha prodotto un dispaccio dal Mali che vale la pena condividere e leggere. Partiamo, chiaramente, dal presupposto che sia tutto vero. E tengo a precisare che sto citando e rinviando al lavoro di altri e che non si tratta di una testimonianza che posso rivendicare mettendo i miei occhi sul fuoco, l'unico strumento di lavoro di cui mi fido (gli occhi). Detto questo, ecco una nuova (nuova?) "brutta sorpresa", nuova perché viene da una parte del mondo nella quale l'Occidente ha deciso di portare peace and democracy. I bambini e la guerra. Ci sono anche loro. Ma non potevano starsene a casa, giocare con un bastone di legno e una rotella di latta o di filo di ferro, come siamo abituati a vederli e a fotografarli? Proprio un fucile dovevano imbracciare? E adesso, che fare? Un drone occidentale (francese, magari, o preso in prestito) sarà capace di fare la cernita? Adulti armati di qua, bambini armati di là? Sui primi si spara, sui secondi fermi tutti. Un caccia Eurofighter o d'altra fattura, fiondato nel cielo a quanto all'ora, li vedrà, li registrerà come bambini? O invece... Vedi la guerra... Che garbuglio. Sarebbe quasi da dire: fermiamo tutto a questo punto, stiamo tutti dalla parte dei buoni, non si fa, non si rischia. Si fermeranno? Io, non credo. E allora? Da che parte stiamo davvero? Si può stare, quando si fa una guerra, davvero da una parte? Pensare che sia, comunque, quella buona? Esistono, ancora, in una guerra, delle parti? E, nella consapevolezza di questo sospetto, come è possibile dire, a posteriori, non lo sapevamo? Cercare, a posteriori, torti e ragioni il cui discrimine abbiamo, di nuovo a priori eppure quando già ne avevamo sentorevolontariamente e consapevolmente (il secondo avverbio è il più importante) annacquato? Aspetta, ho di meglio: ignorato? Fatto finta di ignorare? Le domande sono queste. Il resto è, semplicemente, the way it works. Inteso: il mondo. Il dispaccio AP lo trovi QUI.
Che sia anche (o senza anche) per questo che la chiamano, ora (ma Faccia da reporter lo aveva fatto da subito, tiriamocela...) una "war without images"? Perché lo è, perché la vogliono così? Clicca QUI. Per un aggiornamento vai QUI.

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