Raccontare


SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.

giovedì 10 gennaio 2013

Che bello. E che sballo.



Che bello lavorare fino alle tre di notte. E scrivere l'ultima frase della giornata alle quattro e due minuti del mattino. Che bello sapere che sarà un libro. Che bello dormire fino alle sette e capire che il telefonino che ti ha svegliato ha paura del tuo sguardo e se la fila. Che bello guardare il letto, vuoto, ma sentire ancora il calore della donna che qualche giorno fa era lì e domani, se ti gira, se le gira, rieccola. Che sballo alzarsi già dentro la doccia con il caffè pronto. Gustarsi una sigaretta solo (sooooolo!) e senza quelli che ti dicono che un giorno finirà coll'ammazzarti. State attenti voi a non prendervi troppo ossigeno: ammazza anche quello.
Che bello mettersi una t-shirt nera sulla pelle e poi sopra un'altra grigio antracite, che bello infilarsi due calzini spaiati (uno blu, l'altro nero) prendendoli dal mucchio, un paio di scarpe da ginnastica, che bello mettersi un giaccone militare, perché non sai mai se scoppia una guerra; girarsi attorno al collo una sciarpa che tiene caldo e che ti hanno regalato da lontano senza rompere. Che bello uscire di casa con gli occhiali scuri quando fa appena giorno, con i vicini finalmente certi che sei un tossico. E finalmente in pace, con se stessi e con il mondo.
E che sballo - che sballo – stare fermo al semaforo con il motore acceso e vedere nello specchietto il fumo dei cilindri che si scaldano, salire pigro, disegnare misteri nell'aria ghiacciata, interpretarli per sapere come andrà la giornata. Che bello parcheggiare in sosta vietata, da cafone. Andare al bar, ordinare un caffè e prendersela comoda. Che bello non avere nessuna squadra per cui tifare. Che sballo non leggere i libri che ti consigliano quelli che frequentano soltanto la quarta di copertina ma se la tirano, criiiisto se se la tirano. E che sballo – che sballo – partire in quarta senza multa, dopo il caffè, con la cameriera che magari ancora ti sta guardando e pensa, nel mega-flash della sua giornata, che esistono ancora – oh, ancora! - uomini coraggiosi.
Che bello comprare una birra alla stazione di servizio e bersela con calma, da qualche parte, quando è notte. Che bello se per strada qualcuno ti guarda. Che bello pensare che magari un racconto sta nascendo dentro la sua testa.
Che sballo pensare che le stelle che vediamo sono già spente e che le notizie che ci danno sono vecchie, perché sono vecchi quelli che ce le danno.
Che bello trovare, in fondo a una tasca, un accendino, quando avevi praticamente concluso che non c'era.
Che bello guardare la fiamma che fa.
Che sballo sapere che dipende da te, quanto resta viva. Dalle tue dita, dalla tua voglia di giocarci, dalla tua luna.
Ehhh, ma che sballo questa notte, anche questa, con tutto il cielo acceso: non finirà mai nemmeno se le metti fretta.

Tu. Tu, invece, ascoltami: tieni duro. Tieni duro e basta. Non te lo sto chiedendo. Te lo sto cantando, sottovoce. 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.