SPAZIO ALLE STORIE CHE NON SONO STATE RACCONTATE ALTROVE. ALLE PERSONE INCONTRATE E RIMASTE SUL TACCUINO. OPPURE A QUEI PENSIERI CHE MI PASSANO PER LA TESTA VELOCI COME UNA PALLOTTOLA: SE NON LI FERMASSI, LI PERDEREI.
sabato 10 settembre 2011
Scatti da Tripoli e dintorni
(c) 2011 weast
Alcuni scatti scelti da Tripoli e dintroni durante i giorni della battaglia per la capitale e successivamente a QUESTO indirizzo.
Ho guardato le Sue foto. Mi sarebbe piaciuto che qualcuna di loro fosse accompagnata da un testo. Non perché le parole diventino rumore, ma perché scritto e immagini dialogassero e si arricchissero a vicenda. Ma forse sbaglio. Forse solo il silenzio conviene. A presto.
Ecco un invito difficile. Certo, alcuni dei Suoi scatti risuonano in modo più particolare in me, ma... Non vorrei scrivere banalità: allora sì le parole sarebbero chiasso inutile. Tenterò.
L'immobilità dell'ascolto di chi visita il guerrigliero ferito ricoverato in un ospedale di Tripoli. Il senso di una comunione spirituale (religiosa, si') che va ben al di là delle parole che, chi la fede la professa per lavoro, ci propina ogni giorno. Ogni giorno. Questi momenti, sono sicuro, vanno oltre ogni steccato costruito a separare le fedi.
Un pensiero che suscita un eco fortissimo in me, che cerco di vivere la mia fede non come un’esclusione, ma come un vincolo. Grazie infinite per averlo scritto.
Ho cercato di accompagnare alcune delle Sue foto con un testo, ma non sono riuscita a postarli su Flickr (mi perdoni, per questo sono un disastro). Elenco qui sotto la riferenza dello scatto con il mio testo. Ha la possiblità (e sopra tutto il tempo) per postarli insieme ?
22libia Il vento della guerra è passato. Ha sconvolto, percosso, frantumato. Davanti a l’occhio del fotografo ha poi ricomposto un cuadro surrealista. Possibile che il vento della guerra sia artista ?
18libia, 19 libia, 17libia (il testo ha senso con il terzetto) Siamo noi, ragazzi di Tripoli, che ora orchestriamo l’ordine, coregrafiamo la circolazione della città. Ricordati, giornalista: Con il nostro fucile ti fermiamo, ti possiamo uccidere. Con un sorriso, ti lasciamo il passaggio e la vita.
10libia Resta solo quello: un casco infilato su d’un palo. Soldato caduto ? Soldato fuggito ? Rimane solo quello, di una vita, di un destino. Ricorda tutte le tombe di tutte le battaglie dove si lascia solo quello: un casco.
8libia Il ferito: lui attrae per prima la mia attenzione. Un volto: masquera di esaurimento Due occhi: concentrati di sofferenza Poi, i compagni, con le ditta che segnano il “V” della vittoria. Un leitmotiv ripreso al infinito al cui aggraparsi per tenere duro, per dire all’amico “devi farcela”.
Come prevedevo, non è stato un esercizio facile, tradurre in parole le mie impressioni. Sono lungi di essere soddisfatta del risultato. Comunque è stato interessante e Le sono grata di avermi indotta a farlo. A presto
Credo, che a rendere le tue foto speciali sia il fatto che hanno la capacità di catapultarmi nel contesto. In alcune mi sento proprio la polvere addosso, o sento il vento, i rumori di passi che scappano, il bagliore di un attimo. In altre gli odori di bruciato e bruciature, l'odore del sole sulla pelle. Ma in tutte la sensazione di aver scattato in punta di piedi, di non aver rubato nulla di essere giuste: non invadenti. Personalmente mi lasciano un senso di speranza. La mia preferita, se è possibile averne una (oltre ad essere la prossima) è quella con delle scarpe in primo piano, sullo sfondo delle nuvole, una sembra essere in rilievo è a forma di cuore: come a voler dimostrare, che ogni vita ha un senso. Grazie per ciò che ci regali. Xenia
Caro Gianluca,
RispondiEliminaHo guardato le Sue foto. Mi sarebbe piaciuto che qualcuna di loro fosse accompagnata da un testo. Non perché le parole diventino rumore, ma perché scritto e immagini dialogassero e si arricchissero a vicenda.
Ma forse sbaglio. Forse solo il silenzio conviene.
A presto.
Donatella
Mi farebbe piacere se fosse lei, insieme a altri lettori, a lasciare un commento o piu' commento alle fotografie, qui o su Flickr. Grazie, a presto.
RispondiEliminaEcco un invito difficile. Certo, alcuni dei Suoi scatti risuonano in modo più particolare in me, ma... Non vorrei scrivere banalità: allora sì le parole sarebbero chiasso inutile.
RispondiEliminaTenterò.
Donatella
L'immobilità dell'ascolto di chi visita il guerrigliero ferito ricoverato in un ospedale di Tripoli. Il senso di una comunione spirituale (religiosa, si') che va ben al di là delle parole che, chi la fede la professa per lavoro, ci propina ogni giorno. Ogni giorno. Questi momenti, sono sicuro, vanno oltre ogni steccato costruito a separare le fedi.
RispondiEliminaUn pensiero che suscita un eco fortissimo in me, che cerco di vivere la mia fede non come un’esclusione, ma come un vincolo.
RispondiEliminaGrazie infinite per averlo scritto.
Donatella
Caro Gianluca,
RispondiEliminaHo cercato di accompagnare alcune delle Sue foto con un testo, ma non sono riuscita a postarli su Flickr (mi perdoni, per questo sono un disastro).
Elenco qui sotto la riferenza dello scatto con il mio testo. Ha la possiblità (e sopra tutto il tempo) per postarli insieme ?
22libia
Il vento della guerra è passato. Ha sconvolto, percosso, frantumato. Davanti a l’occhio del fotografo ha poi ricomposto un cuadro surrealista. Possibile che il vento della guerra sia artista ?
18libia, 19 libia, 17libia (il testo ha senso con il terzetto)
Siamo noi, ragazzi di Tripoli, che ora orchestriamo l’ordine, coregrafiamo la circolazione della città.
Ricordati, giornalista:
Con il nostro fucile ti fermiamo, ti possiamo uccidere.
Con un sorriso, ti lasciamo il passaggio e la vita.
10libia
Resta solo quello: un casco infilato su d’un palo. Soldato caduto ? Soldato fuggito ?
Rimane solo quello, di una vita, di un destino.
Ricorda tutte le tombe di tutte le battaglie dove si lascia solo quello: un casco.
8libia
Il ferito: lui attrae per prima la mia attenzione.
Un volto: masquera di esaurimento
Due occhi: concentrati di sofferenza
Poi, i compagni, con le ditta che segnano il “V” della vittoria.
Un leitmotiv ripreso al infinito al cui aggraparsi per tenere duro, per dire all’amico “devi farcela”.
Come prevedevo, non è stato un esercizio facile, tradurre in parole le mie impressioni. Sono lungi di essere soddisfatta del risultato. Comunque è stato interessante e Le sono grata di avermi indotta a farlo.
A presto
Donatella
Credo, che a rendere le tue foto speciali sia il fatto che hanno la capacità di catapultarmi nel contesto.
RispondiEliminaIn alcune mi sento proprio la polvere addosso, o sento il vento, i rumori di passi che scappano, il bagliore di un attimo.
In altre gli odori di bruciato e bruciature, l'odore del sole sulla pelle.
Ma in tutte la sensazione di aver scattato in punta di piedi, di non aver rubato nulla di essere giuste: non invadenti.
Personalmente mi lasciano un senso di speranza.
La mia preferita, se è possibile averne una (oltre ad essere la prossima) è quella con delle scarpe in primo piano, sullo sfondo delle nuvole, una sembra essere in rilievo è a forma di cuore: come a voler dimostrare, che ogni vita ha un senso.
Grazie per ciò che ci regali.
Xenia