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Un racconto che descrive le prime raffinerie di petrolio a cielo aperto nella provincia di Deir ez-Zor, in Siria, i traffici di greggio e armi fra nemici un po' meno nemici quando si tratta di fare affari (i ribelli, l'esercito siriano, altri ancora, traffici che oggi continuano, affidati anche a nuovi attori), la constatazione che la guerra si nutre di complicità sotterranee, per arrivare infine a questi giorni, a queste ore, con una proposta di comprensione di quello che definisco "lo spazio deumanizzato" conquistato e amministrato dallo "Stato islamico" in Siria.
Qui di seguito il (consueto) estratto:
Di notte, i tiri di mortaio e le
raffiche dei fucili risuonavano a intervalli quasi regolari. Di
giorno, i fucili tacevano. A volte cadeva qualche mortaio, alla
cieca. Nel cielo volavano (pochi) caccia dell'aviazione siriana, i
civili erano terrorizzati. I civili. Messi in mezzo a chi faceva
affari. Attorno a loro, si stavano ammazzando tutti quanti soltanto
perché uno dava all'altro la possibilità di continuare a farlo. Se
un anello di questa tragica catena si fosse spezzato, la guerra si
sarebbe esaurita. Da sola. Troppo tardi.
"spazio deumanizzato", perché?
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